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10 gennaio, 2010

Sghiribissi (Scarabocchi)


Avevo promesso a Teti (Stefano Dovier) di dargli un parere sulla sua pubblicazione di poesie "Sghiribissi" e doveva essere un fatto privato, ma visto che qualche copia è rimasta invenduta, rivolgersi alla Sogit oppure al negozio Flash da Augusto per l'acquisto, e lo scopo dell'iniziativa è doppiamente benefico (aiutare la famiglia a cui i fondi sono destinati e dare una spinta al termometro culturale di ciascuno di noi) lo pubblico sul blog cercando di utilizzare tutti gli strumenti disponibili per far conoscere quest'opera che getta un raggio di luce, dopo tanto tempo, sul grigiore dell'orizzonte culturale della nostra Isola.
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Gli argomenti che Teti elabora nei suoi testi poetici sono tratti dalla vita quotidiana, dai comportamenti e dai linguaggi.
L'azione poetica è volta a disarticolare gli slogan e le definizioni delle fogge per iscriverle in uno spartito di note trascritte dal cuore del contesto ambientale.
Queste poesie possono anche provocare un rigetto se il lettore si aspetta un'intellegibilità razionale.
Teti compone testi che passano attraverso i nuovi idiomi mediatici.
Dopo i primi versi declaratori, ogni poesia volge verso una visione inedita, talvolta anche spaesante, ma sempre efficace sul piano della sorpresa e della denuncia.
Poesie queste che contribuiscono a irrobustire il mito moderno degli oggetti della vita quotidiana, ma nello stesso tempo a condurre tale mito verso una sua possibile "redenzione",
L'atteggiamento è demistificatorio, ma anche testimoniale di un'epoca malata, tutto sommato in decadenza, in cui le lingue si degradano.
Quindi il "Tetismo", inteso come il tentativo di Teti di cercare nuove frontiere poetiche, è un fenomeno che riguarda sia l'economia sia il costume.
La domanda che bisogna porsi è se la sua ricerca porta a risultati poetici di rilievo.
La risposta, dal mio punto di vista, è sì.
Mi rendo conto però che, trattandosi di un lavoro sperimentale, spesso il significato si perde nei meandri della visionarietà o del dettaglio tecnico, per cui il lettore può perdere il filo della passione che dovrebbe avvilupparlo dentro la poesia.
I passaggi misterici e le riflessioni etiche (non moralistiche) comunque non appesantiscono l'epos di questo nuovo territorio di scavo, anche perché, come detto, la continua via d'uscita è l'ironia o il gioco."

Ho scritto il mio pensiero su "Sghiribissi" di Teti usando un'italiano involuto e volutamente oscuro in modo che sia la poesia stessa, sempre chiara e semplice, protagonista reale del libro.
Bravo Teti, per il tuo talento e per la tua bontà è l'unico commento possibile.
Ciao Ennio.
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3 commenti:

Alien ha detto...

Anche nelle poesie di Teti c'e' un qualcosa che và oltre il semplice linguaggio del racconto ...bisogna saper leggere "dentro" e cercare di capire il messaggio in esso contenuto.
Ancora un bravo a Teti,
Aldo

Anonimo ha detto...

Hihihihihihihihihihi,
massa buni.

Magico Enio e grassie

Teti

Anonimo ha detto...

Teti, dopo velo leto ...sensa ipocrisia te digo bravo