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04 gennaio, 2010

Alici o "Sardoni"


E' capitato a Trieste, ma può succedere dappertutto qui in regione, una multa salata elevata ad un pescivendolo per aver indicato sul cartellino del prezzo i sardoni come "sardoni".

Nel pieno rispetto della legge che obbliga il commerciante ad indicare il nome del pesce e la sua provenienza e stato contestato al pescivendolo l'indicazione locale del nome"sardoni" e non alici come indicato in lingua.

E' giusto che ci siano controlli a tutela di noi consumatori ma in questo caso si sfiora il ridicolo, probabilmente a Trieste come a Grado pochi conoscono che il nome dei "sardoni" sia alici e quindi si fa una tutela all'incontrario.

Proviamo ad immaginare: seppiole per zotuli; ghiozzi per gui; merlano per molo; acquadelle per anguele, pagelli per ribon; mitili per pedoci; arselle per peverasse;

In una Regione dove si parlano 4 dialetti diversi uno dall'altro e 3 lingue, con indicazioni di edifici pubblici trilingui, cartelli stradali strani e bilingui, come si fa a non essere tolleranti se si usa il termine popolare di una specie ittica, è l'unico che la gente conosce bene e quindi semmai è quel termine che va difeso.

È da qualche tempo che si sentono battute scherzose sul pesce il cui nome, nelle pescherie, sarebbe stato «purificato», o «italianizzato», come si brontola.
In poche parole, non appaiono più le scritte locali, ma denominazioni diverse, per lo più dal significato oscuro per le persone di una certa età.

L’esposizione di queste nuove denominazioni è stata imposta d’autorità, diceva un vecchio pescatore, confuso dal dover usare espressioni di cui deve rincorrere il significato.

Alla faccia di coloro che vorrebbero rivalutare i dialetti e dar loro maggiore diffusione e dignità.
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4 commenti:

thor ha detto...

La multa era di 1167 euro.
Googlando alici in safor, nella prima pagina non si trova niente , con sardoni in savor la pagina e' piena.
quante leggi insulse..

thor

Imperfezioni Digitali ha detto...

Orade orade, ociade, ociade, sardele, sardoni, sardunìci, capesante, capelonghe, caperòzzoli. Ale àle, done, che el sol magna le ore, àle àle....

la lingua è più forte e viva (spero...) di quattro m... di leggi. non puoi imporre lessico e grammatica ex lege (solo quei m... de gnocchi xé capaci de tanto...)

Anonimo ha detto...

"E' giusto che ci siano controlli a tutela di noi consumatori ma in questo caso si sfiora il ridicolo"

Riprendo una tua frase per evidenziare che, in questo caso, sbagli il bersaglio cui indirizzare la critica!
Io sono perfettamente d'accordo con te che il cittadino è più garantito se parli la "sua" lingua; se usi la denominazione "sardoni" probabilmente garantisci maggiormente il raggiungimento degli obbiettivi prefissati dalla norma stessa.
Però la legge dice un'altra cosa e chi deve farla applicare ha due possibilità: - fare il proprio mestiere o non farlo. Non è concesso, nel nostro ordinamento, agli organi di controllo discutere le leggi, disapplicarle o fare giurisprudenza.
Preso atto di questo, le critiche devono essere indirizzate al legislatore ed in particolar modo al legislatore regionale che sembra interessarsi più alle "cazzate" (vedi cartelli stradali) che alle cose che hanno un impatto concreto nella vita di tutti i giorni.
In ogni caso la norma non impedisce al pescivendolo di indicare "anche" la denominazione locale ;-).
Ciao.
Paolo

Ennio Pasta ha detto...

Sono d'accordo con te e infatti nel paragrafo precedente da quello da te citato io scrivo... "Nel pieno rispetto della legge..." il post non è una critica all'operato delle forze dell'ordine ma al sistema che pubblicizza interventi sulla caratterizzazione territoriale a parole e nei fatti, quando legifera, diventa centrista cieco e ridicolo senza rispetto delle realtà locali.
Ciao