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23 gennaio, 2010

La Tressa Granda e Piccola


Sul fondo del mare, grossomodo fra Punta Sdobba e Punta Tagliamento, davanti al limite occidentale della Laguna di Grado, esiste una vera e propria barriera di rocce calcaree ricca di vita. La Tressa Piccola a Est, La Tressa Granda a Ovest.

Interessante il progetto proposto da tre partner scientifici: Ogs, Arpa e Area Marina di Miramare.

Gli obiettivi sono, ottenere una classificazione delle trezze del Golfo di Trieste per genesi e caratterizzazione geologica, e un monitoraggio della fauna ittica di tali ambienti unici e preziosi per l’ecosistema, e studiarne le evoluzioni naturali.

Un diffuso e inatteso paradiso sommerso, una serie di affioramenti rocciosi che costituiscono la base delle "tresse (tignue) e che spuntano dal fondo del mare non si sa bene perché.

Si trovano a una distanza compresa fra 1 e 10 miglia dalla linea di costa, a una profondità variabile fra gli 8 e il 22 metri e la loro origine è ancora avvolta dal mistero.

Nell’insieme costituiscono una specie di grande acquario, che sorprende quanti pensano all’Alto Adriatico come un mare dai fondali fangosi, una pozza poco profonda dalle scarse attrattive.

L’esistenza delle trezze è nota sin dai tempi più antichi, croce e delizia dei pescatori che da un lato hanno sempre trovato aree dove fare un ricco bottino, dall’altro hanno perso quintali di reti impigliate in questa barriera sommersa.

Le trezze sono rocce in carbonio-organico, vale a dire costruite dagli organismi marini cresciuti su strati duri precedenti formati dal consolidamento di sabbie.

Sono micro-ambienti eccezionali, capaci di favorire la presenza e la varietà della popolazione ittica, promuovendo in questo modo la biodiversità del Golfo.

Creando ricchezza per l'ambiente marino e gioia per quanti, pescatori dilettanti, si divertono a passare una giornata di mare arricchita da una discreta pescata.

Aspettiamo la presentazione del lavoro prevista per primavera che ha coinvolto diversi operatori di Grado, un biologo marino Emiliano Gordini, il Prof. Ruggero Marocco per i sedimenti e il subacqueo Stefano Caressa per la parte tecnica.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quela roba zala par una man col deo medio alsao, che sia un messaggio per i pescauri????????

Ennio Pasta ha detto...

Tu ha centrao al problema dell'oltro lato della barricata, se le tresse cò le sove tignue le ze gratificanti per i pescauri sportivi, per gli studiosi e in generale per al genere umano che no al vive de pesca, ripopolando e dando alloggio siguro alle specie ittiche; le ze oltremodo rompibale per un pescaor professionista che rischiando i lassa le rede su quisti diti medi sparsi per al Golfo.
Al grido Vaffa..... aleggia spesso per al molo coi consa.