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29 settembre, 2011

Segnalazione



Interessante post di una triade di studiosi gradensis:
Paolo Egidi
Marco Giovanetti
Cristiano Meneghel


dell' Istituto di Storia Sociale e Religiosa di Gorizia

su Bora.la.

Attuale quanto mai vista la situazione della nostra Isola in questi momenti così topici.

Interessante anche il commento a margine del post:
Fu posto, per li poco Savii tutti del Consilio comunal, di afibiar a la comunità di Grado cemento e opere in Sacca dei Moreri per 150.000 metri cubi su 56.200 metri quadrati, alberghi alti 22 metri, 7 piani fuori terra e a uso residenziale di 5 piani, per un totale di 15 metri di altezza.
La comunità no richiederìa, ma a qualchidun riverà tanti ducati.
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28 settembre, 2011

Da Isola del Sole a Isola di Cemento


Sabato 1 ottobre 2011 alle ore 10 presso la sala riunioni dell' Hotel Fonzari in Grado la Lista Civica Liber@ organizza una conferenza sui problemi legati ai nuovi previsti progetti urbanistici in Valle Goppion o progetto Zamparini e in Sacca.

Il wwf ha denunciato il fatto a più riprese sottolineando la pericolosità di una tale espansione che porterà il nostro territorio al massimo della sopportabilità:

“In un primo momento i numerosi cantieri in realizzazione getteranno la città nel caos, con i mezzi pesanti sulle strade, il rumore, la polvere, creando evidenti disagi per i turisti. Una volta realizzate, poi, tutte queste cubature (le quali comportano l’insediamento di nuovi 7mila abitanti teorici) raddoppieranno la popolazione della città balneare (nel 2009 Grado contava infatti 8.614 abitanti).
Le conseguenze sono evidenti a tutti: durante l’estate i nuovi turisti andranno ad affollare le già affollate spiagge, i servizi e le due sole strade di accesso alla città, mentre nel resto dell’anno ci sarà un milione di nuovi metri cubi pressoché abbandonato”.


Per tale ragione, per essere informati correttamente, per poter capire sul serio i problemi sul tappeto che sconvolgeranno i possibili futuri dei nostri figli bisogna essere presenti in maniera massiccia.


Il nostro futuro è previsto in una scatola di cemento con le pareti colorate di mare.
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27 settembre, 2011

Grado Giallo-Non esserci è un delitto


Dal 30 settembre al 2 ottobre si svolgerà a Grado il festival letterario dedicato al genere giallo-noir al suo quarto anno di vita.

Un Festival, “Grado Giallo” dedicato al genere giallo-noir che prevede tre giorni di letture, incontri con gli autori, spettacoli teatrali e musicali, ospiti d’eccezione, conferenze ed eventi enogastronomici.
È una rassegna variegata con temi di forte attualità ideata dal Comune di Grado con l’Università di Trieste e con l’intervento della Regione, della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, della Coop Consumatori Nordest e di alcuni sponsor tecnici”.

Dice della manifestazione il professor Elvio Guagnini dell’Università di Trieste.
“La manifestazione è una sorta di viaggio in quell’arcipelago di scritture che è rappresentato dai generi del mistero."

Una produzione di libri che serve senz’altro per l’evasione ma anche per osservare la realtà contemporanea nei suoi aspetti più crudi e violenti, mettendo sotto la lente anche le problematiche sociali”.
Il Festival vuole, dunque, essere non solamente spettacolo e passerella di scrittori ma anche far riflettere, anche sul “giallo” di ieri e oggi partendo dal primo giallo Mondadori del 1931.
Parteciperanno scrittori, editori, medici e criminologi e giornalisti: Donato Carrisi con il suo recentissimo libro “Il tribunale delle anime” (Longanesi), Franco Forte (“Roma in Fiamme”, “I bastioni del coraggio”), Leonardo Gori (“Il lungo inganno”, “Le Ossa di Dio”), Francesco Recami, Massimo Marcotullio.
Presenti anche Margherita Hack che incontrerà i ragazzi della scuola media nell’ambito de “I gialli della scienza”, l’inviato della Rai in Russia Sergio Canciani, Elisabetta Bucciarelli, Grazia Verasani, Carlo Flamigni, Valerio Varesi, e Veit Heinichen che in questa occasione presenterà il suo ultimo romanzo appena uscito in Germania dove non manca l’ambientazione a Grado e a Trieste.
Non mancheranno nemmeno le “Cene con delitto”, gli appuntamenti per i piccoli delle elementari, lo spettacolo teatrale interpretato dai ragazzi e anche, come novità, “Grado noir”, una visita guidata ai luoghi misteriosi di Grado.
Nella serata conclusiva del Festival, accanto alla nuova proposta di Teatro a leggio de La Contrada che porterà in scena “Killer” di Aldo Nicolaj, ci sarà la premiazione dei vincitori del Concorso Grado Giallo per un testo teatrale.
Ulteriore novità della quarta edizione di “Grado Giallo”, una sezione dedicata al cinema, con due serate riservate alla proiezione di pellicole che si vedono di rado sul piccolo e grande schermo: dal docu-fiction di Stefano Giulidori dedicato a Scerbanenco (Scerbanenco by Numbers) a “Momento due” di Giorgio Pressburger, da “Il giorno della civetta” di Damiano Damiani con Franco Nero e Claudia Cardinale a “Un maledetto imbroglio” di Pietro Germi con Claudia Cardinale.
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26 settembre, 2011

Grado-Una Festa della Gente



Una festa all’insegna della solidarietà grazie a
“la complicità del volontariato e dell’amicizia, della solidarietà in una unica festa tutta gradese”
Questo lo slogan e l’anima della festa che ha raccolto la comunità e molti ospiti in Campo Patriarca Elia , all’ombra del campanile.

Il sindaco Edoardo Maricchio il presidente della Git Marino De Grassi e l’arciprete monsignor Armando Zorzin hanno ufficialmente sottolineato, davanti ad folto pubblico, la valenza del ritrovarsi per una prima sorta di consuntivo stagionale ( richiamata anche a Gravo in festa organizzato precedentemente dalla Git) un momento per richiamare alla memoria alcuni passaggi stagionali con l’Isola protagonista e per dire Grazie.

Il primo grazie le autorità lo hanno consegnato alle organizzazioni Graisani de Palù, Donatori di sangue ai Marinai in congedo, i Portatori della Madonna di Barbana alla Cooperativa pescatori,la protezione civile e alla Banda civica, con la consegna di una pergamena ricordo di un grazie legato alla solidarietà. La festa ha vissuto la prima parte con la sfilata dalla Banda Civica di Grado, lungo le vie del centro alla volta di campo Patriarca.

Dopo la messa celebrata nella basilica di Sant’Eufemia la parte ufficiale dell’evento con gli attesi interventi delle autorità e la premiazione dei benemeriti con la consegna del “Premio Spilla d’Oro di Grado” nell’ordine a Antonio Santopolo, attuale presidente della Cooperativa Pescatori di Grado,” dopo aver offerto la propria imbarcazione "Papa Giovanni XXIII", quale ammiraglia del nostro amato Perdòn de Barbana, ha donato al Comune il natante affinché potesse continuare la nobile ed antica tradizione del Perdòn ed essere di utilità alla Comunità di Grado per meglio far conoscere la laguna.”
Bruno Scaramuzza autore dei libri "I Graisani", compilato dopo diversi anni di accurate ricerche archivistiche al fine di offrire alle famiglie la conoscenza delle loro radici genealogiche. Ha anche il merito di aver redatto numerosi stati di famiglia storici in maniera gratuita affinché si potessero concludere diverse successioni ereditarie.”
All’ associazione “Piterpan” Fossalon che : “In soli due anni di vita, l'associazione ha sviluppato varia e intensa attività educativa, culturale, sportiva e musicale rivolta ai giovani di tutte le età collaborando e partecipando altresì a iniziative promosse da altre associazioni o enti.
E' stata presieduta fino a poco tempo fa da Fabiola Flaborea alla quale va il principale merito per aver dedicato il suo prezioso tempo a creare un valido centro di aggregazione che rispecchia le esigenze dei ragazzi, coinvolgendo intere famiglie con il suo entusiasmo e diventando un bel ricordo al quale poter sempre attingere.” Commovente la consegna con Gian Nicola Corbatto, marito della compianta Fabiola che ritira il premio tra gli applausi interminabili.
A GradoVOGA associazione che mantiene viva la storia, la cultura e le tradizioni gradesi: “ Insegnare la voga con le batele ai più giovani è opera meritoria poiché fa capire la fatica e la vita che la gente di Grado doveva fare lavorando, e abitando, in laguna. L’Associazione porta alto il nome di Grado partecipando a competizioni remiere tradizionali in diverse località dell’Alto Adriatico.”
Ed infine una consegna a sorpresa straordinaria : la spilla d’oro consegnata all’arciprete di Grado Monsignor Armando Zorzin, visibilmente sorpreso e altrettanto emozionato durante la lettura della motivazione :
“Monsignor Armando Zorzin, arciprete della Parrocchia di Santa Eufemia, canonico onorario di San Marco Venezia, Decano del decanato di Aquielia, sacerdote insegnante , uomo di cultura e di grandi dote umane e morali, sempre impegnato a favore dei più deboli.

La città di Grado è riconoscente al Monsignor Zorzin per la preziosa opera al servizio della comunità come pastore di anime, maestro e guida autorevole nei cambiamenti sociali di questi anni, nel suo ministero sacerdotale ha sempre cercato di calare le parole del Vangelo nella vita quotidiana delle famiglie e della più grande famiglia gradese, sempre vicino alle persone nei momenti di gioia ma soprattutto nel portare conforto nei momenti tristi e dolorosi. Difensore del patrimonio artistico e delle radici gradesi, amministratore attento ai beni della parrocchia ha portato a realizzazione la ristrutturazione di importanti edifici quali la scuola dell’infanzia Luigi Rizzo e la nuova Casa del Parroco, è grande comunicatore e innovatore, instancabile educatore ed organizzatore di incontri e manifestazioni rivolti ai giovani e ai genitori. Attivo nella promozione turistica monsignor Zorzin accoglie con sensibilità eventi musicali e culturali nella splendida basilica patriarcale. In un mondo che cambia con grande velocità non accompagnato da una adeguata riflessione etica, il presule è instancabile nel divulgare i valori che costituiscono l’autentico bene della persona umana.”

La grande festa, dedicata in particolar modo ai gradesi, si è avvalsa di diverse attrazioni musicali grazie alla esibizione degli amici del festival isolano : Andrea Felluga, Andrea Barzellato,Flavio Troian, Michele Lugnan, Fabio Fabris, Arti Romanello, Ideale Gregori, Stefano Meneghel, Maddy Marchesan, Claudio Marchesan, Elena Marchesan, Violetta Gratton, Omero Gregori, Gianluca Pastoricchio, Gabriele Bottin e il giovane Mattia Marchesan che recentemente ha conquistato la possibilità di arrivare sino al Festival di Castrocaro,premiato dal sindaco con una targa.

L’allestimento della manifestazione ha registrato l’intervento di forze e sponsor, al fianco delle maestranze comunali ci sono, infatti, i donatori di sangue dell’ADVS, i Portatori della Madonna di Barbana, i marinai in congedo dell’ANMI, la Banda civica, la Cooperativa pescatori, i Graisani de Palù e Protezione Civile.
A sostegno ci sono inoltre Coop , i Ristoranti del Castrum, Eurobevande e GIT.

Leonardo Tognon
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25 settembre, 2011

LIBERO COMUNE IN SERENISSIMA REPUBBLICA  


Proseguendo nell' escursus storico di Grado arriviamo alla fase successiva dei Patriarchi, alla fase Comunale e all'evoluzione di quelle forme di autogoverno locale che iniziate nel medioevo continuano con aggiustamenti vari sino ai giorni nostri.

Il prestigio del titolo patriarcale e la monumentalità delle basiliche e dei resti paleocristiani hanno sempre privilegiato lo studio della storia religiosa di Grado rispetto a quella politica e amministrativa.
E giustamente, perché dall'origine del patriarcato gradese agli inizi del VII secolo fino al XII, che segna il periodo più acuto della sua decadenza, la figura del patriarca riassumeva in sé oltre all'autorità spirituale anche il legame con il potere temporale, rappresentato prima dall'Esarca bizantino, ravennate, poi dal Doge di Venezia.
Eppure è estremamente interessante analizzare le cause dell'instaurarsi sull'isola di un libero Comune, come tanti certamente, piccoli e grandi, sorsero nel Basso Medioevo in Italia caratterizzati da forme di autogoverno, ma contraddistinto da una notevole autonomia locale nell'ambito del territorio soggetto alla Repubblica veneta.
Venezia non solo proteggeva politicamente e militarmente i propri domini, ma consentiva alle isole di antica municipalità una maggiore libertà legata alle consuetudini locali, realizzando una forma di federalismo molto decentrato, al punto non solo di riconoscere particolari privilegi alle isole fedeli, ma anche di tollerare usanze familiari e sociali talvolta in conflitto con le leggi della Repubblica.
Le ragioni di questo particolare trattamento riservato a Grado e ad altre isole e città della laguna e del litorale veneto come Caorle e Chioggia sono fondamentalmente storiche e geografiche.
La stessa conformazione di un'isola induce, con il suo "isolamento" appunto, a forme di autonomia e di leggi locali che si tramandano oralmente e che costituiscono il patrimonio culturale specifico di quella collettività.
A ciò si aggiunga per Grado il ruolo importante di intermediazione e di garanzia che ricopriva il suo patriarca non solo quando risiedeva a Grado, ma soprattutto quando dimorava stabilmente a Venezia e frequentava assiduamente il Palazzo Ducale: non si spiega diversamente l'interesse dimostrato dalla Serenissima per la nostra landa ormai deserta e priva di significati strategici e politici.
Numerose testimonianze epistolografiche conservate nell'Archivio di Stato di quella città attestano che la disponibilità di Venezia verso la fedele comunità gradese non venne mai meno fino al termine della sua dominazione.
Le principali fasi della storia del libero Comune gradese sono ampiamente documentate a partire dal XII secolo, allorché la sua massima autorità trasferiva definitivamente la sua residenza a S. Silvestro presso Rialto e il governo municipale dell'isola continuava ad essere amministrato da un gastaldo secondo il diritto consuetudinario; la sua piena affermazione è avvenuta nel secolo successivo, quando la reggenza fu affidata ad un podestà veneziano: il primo Conte di Grado è stato infatti Gabriele Barbarigo nel 1266.
Egli rappresentava la massima magistratura locale e riassumeva in sé una pluralità di funzioni, fatto abbastanza eccezionale rispetto a tanti altri liberi Comuni del Nord: non solo era podestà, ma giudice, amministratore ed esattore.
La durata del suo incarico risultava dapprima di 16, poi di 12 mesi, secondo il principio romano dell'annualità delle cariche pubbliche.
(da consigliare anche ai giorni nostri)
Presiedeva il Tribunale, intratteneva stretti rapporti con la Serenissima, indiceva e presiedeva le riunioni del nobile Consiglio, che deteneva il potere decisionale sulle più importanti proposte che riguardavano l'intera comunità, perché:
“L’isola dipendeva bensì da Venezia nelle cose d'interesse generale, ma conservava propria autonomia" (Caprin).

e la storia continua.....
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24 settembre, 2011

Al Boreto de Masanete




A proposito di "Boreto a la Graisana", recentemente portato con successo alla ribalta nazionale da due bravi cuochi graisani, vi metto all' attenzione la storia di Piero Fiasca e il suo Boreto de Masanete




Fà al boreto ze un'arte.. e l'arte ze de i artisti e artisti no se deventa, se nasse .. e me modestamente son nato artista.. magari scalognao co 'na gamba dura.. ma artista de'l boreto.
Cussì quelle poche volte in stagion che se trateva de fa al boreto a la gradese quela gera la mia granda giornada:
Al chef lo mandevo al bagno e me finalmente, gero al paron de la cusina!
Chef de Cousine!
Mi raccomando- mi diceva al chef- pesce fresco e di qualità!
Che sia pese fresco de siguro, ma de qualità che significa…rombo, scarpene, bransin orada? e comò no:
Gno nona la feva al boreto de gui, de sievuli e anche co le anguele, ma gera sempre un boreto grandioso!
Mamolo mio- la me diseva- Al pesse deve esse fresco e basta!
No ze la qualità del pesse che fa un boreto, ma al modo giusto de pensalo, de lavoralo, de tendelo..de respiralo perfin.
Pesse fresco sempre, ma pe'l boreto al pesse più spine che 'l ha e più gustoso al ze!
Al boreto de masanete che feva gno nona Filipa, gera una roba de perdese, un sogno in boca!
Ma un al pol di - Ma che ze de magnà de le masanete, scorsi e basta!
Alt zente, alt!
Ciucia quii scorsi e tocia la polenta su quel sugo, denso tachignoso e sintì al savor de sti gransi sul palato per me gera al paradiso in tera quel boreto, grassie a nona Filipa!
Cussì quel zorno, mandao a spasso al chef, he pensao sensa visà nissun de fa al boreto de masanete per duto l'Hotel, 140 ospiti:
"Boreto della Nonna" he fato scrive sul menù, nissun, nissun saveva che vevo fato al boreto de masanete.
Sorpresa a tavola: Boreto della Nonna"
A le nove de la sera, me gero za in magazin per tira fora le proviande del giorno dopo, quando sento:
Piero, Piero dove sei? fatti vedere!
Sigheva al chef, e co quel ze finia la mia cariera de aspirante chef.
In cusina gera al paron, al Metre d'Hotel man drio la schena che i me vardeva malamente, gera anche al chef, co la pignata in man che al me fa:
Pietro, di te non ci si può fidare mai! Ecco il tuo boreto della Nonna, quegli orribili granchietti di palude, neanche un cliente, nessuno, l'ha voluto assaggiare! Tieni portatelo a casa!
Al me dise, consegnandome la pignata piena de boreto de masanete:
Al paron col muso longo al me fa:
Lei da questo momento è licenziato e ringrazi Dio che non le faccio pagare il danno d' immagine che lei ha provocato all' albergo, non si faccia vedere mai più!
Cussi, cussi ze finia la gno carriera de aspirante chef de cousine.
Tempo dopo, he letto su de un libro che:
Bisogna conoscere la storia millenaria, la cultura, le tradizioni, la parlata di questa Isola, per poter apprezzare il vivere la cucina primitiva della sua gente!
Allora he capio che co tanta ignoransia storica in giro no podeva esse apressao al boreto de masanete de gno nona Filipa, ni da i tidischi ni da i milanisi:

Che volle cussì va al mondo…nianche Internet no ne salva!

Piero Fiasca - Al Boreto de masanete- Tratto da "I veci de L'Isola" di Giovanni Marchesan "Stiata"
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22 settembre, 2011

Le Femene - Le Capelonghere



Eccole in foto, siamo cresciuti con il loro lavoro, "le femene de le capelonghe" da la Mugia, sui Dossi de l'Oro, dal Tragio de Anfora.

Le Bianchine, le Pititele, le Ciode le Balanse le Pelote le Farinele le Trotole, le Bele, le Zuliani, le Dotore e tante altre.

Con le batele cò i tricicli, a pie con ogni tempo, infermabili.

Sono il simbolo di Grado della capacità di sacrificio e dedizione alla famiglia.

Mi rivedo bambino con mia madre la sera alla pesa.

Mi manca quella Grado fatta di gente forte e sorridente, solidale.
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21 settembre, 2011

La Ferocia dei Von Treffen-Tramonto del Patriarcato



Nel proseguire con la storia delle incursioni da parte dei Patriarchi Aquileiesi, sostenuti da truppe longobarde prima e tedesche poi, un ruolo fondamentale ce l' hanno i Von Treffen.

Il primo, Wolfang Von Treffen detto Popone attaccò e saccheggiò Grado due volte una nel 1024 la seconda nel 1042:

così racconta il primo attacco G. Gregori:

"Tra tutte l'ostilità e saccheggi ch'ebbe a soffrire quest'infelice nostra patria non fu certamente la più barbara ed inumana quanto questa del sacrilego profanator ed irreligioso prelato Aquileiese Popone che profanò chiese, atterrò altari, violar fece le sacre vergini, uccise i sacerdoti, disseppellì l'ossa persino dei morti, rubò e spogliò ogni chiesa e abitazione…”. 
Dello stesso tono il racconto del Caprin:
"Sfondarono le porte dei monasteri posti sulle isolette, violarono le monache, rubarono gli arredi e gli apparati, le immagini bizantine, inchiodarono sul tronco di un albero, onde apparisse l'enormezza dello sfregio, una mitra arcivescovile e partirono avendo spogliato santuari e case... ".

Ovviamente Popone è considerato nel mondo friulano un' eroe, visto che ebbe in concessione dall' Imperatore Tedesco Enrico II un vastissimo territorio che andava dal Livenza all' Isonzo realizzando lo Stato Patriarcale da cui nacque nell' anno 1019 la Piccola Patria Friulana, fu altresì prodigo con le sue città simbolo Cividale (dove risiedeva) ed Aquileia dove ricostruì la Basilica e dette avvio alla costruzione del campanile, ma la ferocia dimostrata verso Grado non lo certo diventare uno dei nostri eroi.

La stessa decadenza del patriarcato gradese è da attribuirsi agli effetti delle invasioni di Popone.

Scrive G.Gregori:
"Dopo questo barbaro saccheggio [il secondo quello del 1042] non potè questa nostra infelice città risorgere, e quantunque l'innata pietà e religione di questa nostra cristianissima Repubblica abbia in parte ristorato i danni di questa divota popolazione..., e da questo tempo principia la decadenza di questa città, e della patriarcale sede... ".
Aggiunge il Caprin:
"Noi dobbiamo attentamente considerare questo momento storico... se vogliamo scoprire il preannunzio della soppressione della cattedra gradese e il principio latente della decadenza di Grado"; e più oltre: “Furono i mitrati tedeschi di Aquileia a gettare troppo presto con la loro prepotenza il Patriarcato isolano in braccio a quello di Venezia".
Nel secondo attacco Popone riuscì a impossessarsi delle reliquie e del tesoro custoditi nella Basilica gradese, provocando il grave sdegno degli abitanti dell'isola.

Il Secondo Von Treffen con cui Grado ebbe a che fare fu Ulrico II Von Treffen detto Voldarico nel 1162, che saccheggiò Grado e vi rimase sinchè fu liberata dall'arrivo della flotta veneziana, i cui soldati arrestarono il patriarca invasore e lo portarono a Venezia perché espiasse la sua colpa, che alla fine pagò con il tributo simbolico e umiliante del Zuoba Grasso.

In seguito non si hanno notizie di invasioni degli Aquileiesi: le rivalità politiche e religiose tra le due città ebbero fine, e con esse le invasioni e i saccheggi, ma il patriarcato gradese era destinato irreversibilmente al tramonto sempre più spinto sotto il nuovo astro sorgente - Venezia.
 

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20 settembre, 2011

Governo, ma quando mai!



Il paese con la maggiore previsione di crescita della zona euro e uno dei pochi che non hanno effettuato politiche di austerità, è il Belgio (2%), che da più di 500 giorni è senza un governo. (via wollawolla)

Qualcosa vorrà dire!
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19 settembre, 2011

Sorpresa!

Acquisizione dell'idea.





Elaborazione faticosa e diffusione mediatica.




Sorpresa!!!


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18 settembre, 2011

Il Patriarcato - Le Origini


La nostra regione è stata sempre terra di frontiera e zona di passaggio dal Nordest dell'Europa di popoli nomadi o seminomadi alla ricerca di conquiste e di benessere; questa particolare posizione geografica l'ha esposta a più riprese alle scorrerie e alle razzie degli stranieri invasori.
In particolare in epoca tardoantica, con la crisi dell'impero romano, è iniziata una lunga serie di incursioni e di devastazioni di popoli cosiddetti "barbari".

Aquileia, ricca città dell'impero e baluardo difensivo presso i confini nordorientali dell'Italia, ha subito molti attacchi, prima di capitolare nel 452 sotto l'urto degli Unni, guidati da Attila. Attorno alla figura del re unno sono sorte nella memoria collettiva molte leggende storiche: si racconta che al suo passaggio non crescesse più l'erba, che avesse la testa di cane e si esprimesse emanando terrificanti latrati.

Si narra ancora che "alcuni abitanti in vesti nere ( stando a quello che dice il Caprin ci doveva essere anche qualcuno dei mei avi - i Lugnani ) erano riusciti a fuggire poco prima nel buio della notte sull'isola lagunare di Grado", dopo aver fatto scavare un pozzo in cui nascondere tutte le loro ricchezze, gli ori e gli oggetti preziosi, che nessuno è riuscito mai a scoprire (è il cosiddetto "tesoro di Attila, Flagelluni Dei").

Nel 568 arrivarono nel Friuli, provenendo dalla Pannonia, i Longobardi, che costituirono un vastissimo regno in Italia ed Aquileia passò sotto la loro giurisdizione politica, fino all'arrivo dei Franchi, subendo ancora, nel corso del X secolo, gli assalti degli Ungari, devastatori e predatori.

Accanto però a queste invasioni patite dal nostro immediato entroterra, la nostra storia regionale annovera una lunga serie di attacchi da parte dei patriarchi di Aquileia, contro la città di Grado, in seguito alle vicende che avevano portato allo sdoppiamento delle sedi e dei titoli patriarcali.

Questa “nemesi” storica, che porta la fiorente città romana prima ad essere invasa e poi, a sua volta, ad aggredire, ha contrassegnato buona parte della storia medievale di Grado.

(qualche ragione di astio storico con Aquileia ce l'avremo, o no?)

I più antichi assalti dei vescovi aquilelesi contro la sede patriarcale isolana, per conquistarla e riprendersi il tesoro trasportato da Paolino sul lido altoadriatico nel 568, risalgono agli anni 628-630, quando il vescovo aquileiese Fortunato da Pola entrò con i suoi soldati in città, facendo razzia di quanto trovava.

Altri simili attacchi furono perpetrati nel 712 da Sereno, nel 726 da Callisto, nel 762 da Sigualdo, nell'875 e nell'880 da Valperto.

Ma non furono solo gli Aquileiesi ad effettuare queste incursioni: già nel VI secolo l'esarca di Ravenna Smaragdo aveva saccheggiato Grado, facendo prigioniero il patriarca scismatico Severo, di origine appunto ravennate
« Il patrizio Smaragdo venuto da Ravenna a Grado, lo tolse in persona dalla basilica e colla violenza lo condusse a Ravenna con tre altri vescovi istriani, cioè Giovanni di Parenzo, Severo (di Trieste) e Vindemio di Cissa, e con Antonio, già vecchio e difensore della chiesa. E minacciando loro l'esilio, e facendo loro violenza, li costrinse a comunicare con Giovanni vescovo di Ravenna che condannava i tre capitoli » da Istoria Longodardorum di Paolo Diacono
allo stesso modo nell'VIII il Duca longobardo Lupo la invase con la sua cavalleria per il noto argine che congiungeva l'isola con il continente e ritornò alla sua terra con un ricco bottino.

Nel IX secolo i Saraceni intrapresero un assalto alla città, strenuamente difesa dai suoi abitanti e alla fine salvata dall'intervento della flotta di Venezia.

Come si può notare Grado è preda ambita da lunghissimo tempo, ma il peggio deve ancora venire.

Continua......

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17 settembre, 2011

Grado le origini


IL PROBLEMA DELLE ORIGINI

Due sono i grandi dubbi ancora aperti per quanto riguarda la storia di Grado: l'origine della città e l'inizio del suo patriarcato.

Diverse sono le modalità di approccio ai due problemi, in quanto, per il primo mancano fonti scritte e quindi ogni ipotesi si deve necessariamente basare sui resti materiali; per il secondo, invece, esistono testimonianze dirette sia scritte sia archeologiche.

Se vari documenti risalenti alla romanità rinvenuti a Grado potrebbero far supporre che si tratti di materiali di reimpiego provenienti dalla vicina Aquileia o dai suoi dintorni, i resti di mura di epoca romana trovati nel primo strato della Basilica dell'attuale Piazza B. Marin e la presenza di un edificio romano negli scavi del Palazzo Vescovile non dovrebbero suscitare incertezze sulla loro autenticità.

Molto si è scritto sul ruolo del “gradus” litoraneo in funzione del grande emporio aquileiese al quale le merci arrivavano non sulle ingombranti navi da carico ma su piccole o medie imbarcazioni fluviali:
si può supporre che sul lido altoadriatico esistessero, per lo meno dall'inizio dell'era volgare, strutture di attracco con personale addetto allo scarico e al carico delle merci e strutture difensive con una guarnigione, scaricatori di porto e soldati furono presumibilmente le prime categorie di persone che si insediarono sul dosso sabbioso;
ad essi si possono aggiungere gli equipaggi in transito con i responsabili della navigazione e della commercializzazione, che sicuramente seguivano il tragitto delle merci.

Questo ruolo non poteva essere svolto all'inizio esclusivamente dallo scalo di Grado, vista la complessità del sistema anteportuale romano con il volume di traffici che transitavano per la banchina aquileiese e l'articolato sistema fluviale che conduceva alla seconda città dell'Impero.

Grado presumibilmente assunse già nel I-II secolo d.C. una funzione di primaria importanza rispetto agli altri porti collocati lungo la costa adriatica, per diventare porto per antonomasia della “Venetia” a partire dal III-IV secolo.

Il primo stabile nucleo abitativo fortificato vero e proprio è probabilmente contemporaneo alle sistematiche invasioni barbariche, che esasperarono la capacità di resistenza degli Aquileiesi a partire dall'inizio del V secolo.

Continua.......

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15 settembre, 2011

Lo scrivere


Qui a fianco la mia scrittura, o grafia o calligrafia che dir si voglia.

Unica al mondo, solo mia, come le vostre sono solo vostre.

Ma chissà se una caratteristica così particolare della nostra unicità potrà ancora essere patrimonio delle nuove generazioni.

Negli Stati Uniti già da anni i bambini usano lo stampatello e nessuno ha mai avuto niente da obiettare e in Germania è di questi giorni la decisione della città di Amburgo di abolire quest'anno l'insegnamento del corsivo nelle elementari.
Si è scatenato un autentico putiferio.

Da una parte i difensori dello scrivere fluido, in cui le lettere collegate tra loro aiuterebbero gli scolari ad affinare le loro capacità motorie, dall'altra i detrattori che ritengono ormai questo tipo di scrittura obsoleto, e tante volte trasformato nell'età adulta in un incomprensibile geroglifico.

Ce n'è per aprire un bel dibattito.
Chissà quanti scrivono ancora a mano e che rapporto hanno con la loro scrittura.

E a voi piace o non vi piace?
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14 settembre, 2011

La Vecia Bela



Nell' immaginario gradese un tempo c'era spazio anche per fate e faduni, per strighe e strighissi.

Una di queste storie che non si sa fino a quanto sia vera o falsa è la nomea di Strega che accompagnava la Vecia Bela (famiglia Sanson)

Sull'isola dei Belli (ora all' interno della Valle Noghera) chiamata così con ironia per la proverbiale bruttezza di alcuni suoi abitanti, c'era un tempo la vecchia Bela, una donna considerata una strega, che si diceva faceva alzare i venti, rendeva infruttuosa la pesca di chi non era gentile con lei e, per analoghi motivi, sembra abbia fatto precipitare una volta un ricognitore austriaco con un solo gesto della mano.

Elemento demonico, l'acqua è propizia agli spiriti malefici; sui dossi gradesi si temeva il Balarin, folletto maligno, o l'Ebreo Errante, e la notte dell'Epifania si udivano, negli ululi del vento e nel cigolare delle porte, le Varvuole, le furie che venivano dal mare.

Ci si può immaginare il viso della vecchia Bela, verosimilmente sgradevole per gli anni e le offese ricevute dal crudele pregiudizio, e c'è da augurarsi che chi la ingiuriava come portatrice di scalogna sia veramente tornato spesso a casa a mani vuote.

La cattiveria verso chi è segnato dal marchio di portasfortuna è un razzismo peggiore del rifiuto

Viaggiare, come raccontare - come vivere - è tralasciare.
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13 settembre, 2011

L'amico costruttore


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12 settembre, 2011

Wundershon! - Gradoblau

Per il fine stagione è tempo di bilanci, di somma di impressioni sugli ospiti:
Ecco il punto di vista di Grado dell'ospite di lingua tedesca, scritto da Giovanni Marchesan (stiata)

"WUNDERSHON! •... ADRIABLAU! •• "


Danubbio blù?.Nein!
Adriablau! •• Mare meravegiào ••
Wundershon! •• Wunderbào! •• -

Questa Isola di Grado -
Wundershon!
Questa sabbia, questo mare -
Wundershon!
Vecchia Kirken admirare
Alten Stadt ich visitare ••
Wundershon •• Adriablau ... Wunderbào!
Ja •• Ja •• ja! ••
Tutto bello, tutto bono ... Wunderbào ...
Ja •• Ja •• Ja! ...
. Tanto sole,brava gente trovo a Grao
Ja •• Ja •• ,Ja!" ...
Con la scusa tutti amici ..
Adriablau Ich no capir,
Varum gradese VoI baciare meine Frao
•• Wundershon •• Adraiblau •• Wunderbào!
Pescatori fon lagunen ••
Wundershon!
Ich mangiare Kapelonghen
- Wundershon!
Promenade, Shone viale
Grand-Hotel und Villa al mare ••
Wundershon •• Adriablau .... Wundersào!
Ja •• Ja • ..Ja! ....
Tutta notte ich cantare "per la strà'~
JA •• Ja •• Ja! ...
Hostaria no mancare per di qua!
Ja •• Ja •• Ja! ...
Vino bianco •• vino rosso •. gut rosè.
Ich trinken wein ....
Ma c' è gradese
Beve vino più di me! •.
Wundershon •• .Adriablau ... Cabernet!

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11 settembre, 2011

Biagio Marin-L' Uomo



Conversazione con Biagio Marin a 84 anni (1975)

La Grado di oggi Biagio Marin non la riconosce più.

«Credo che sia diventata soltanto una fabbrica di turismo», commenta.
«"Grado, vile città di camerieri !" si potrebbe definirla così, con ironia, perché non c'è vita culturale.
L'unica aspirazione di tutti quanti è quella di essere o di diventare dei piccoli borghesi.
Ho ormai pochi amici», aggiunge. «Ed è triste vedere che qua nessuno bada ai miei versi. Forse, mentre credevo che scrivendo in gradese mi sarei avvicinato alla mia gente, non mi ero accorto che la mia poesia non era popolare.
Il Duomo, la Basilica di Santa Maria, il Battistero, costruiti tutti nel VI° secolo dal patriarca Elia, la casa dove è nato, proprio là, vicino a Santa Maria delle Grazie, sono gli unici luoghi che gli ricordano la sua Grado.
Quella che Biagio Marin continua a sognare. Il paese di tanti anni fa, quando suo padre navigava su un "trabaccolo" fra l'Istria e la Dalmazia trasportando vino.
«Mio nonno possedeva un'osteria e io là dentro feci la mia prima scuola, fra tutti quegli avventori che si chiamavano "compare" che mi sembravano tutti un po' miei parenti », ricorda Biagio Marin.
«Avevo poi una nonna formidabile.
Pensi, era una pescatrice di laguna. Si chiamava Antonia, nona Tonia, ed è stata una donna che mi ha insegnato molte cose perché era saggia anche se non aveva studiato. Mi ricordo che quando avevo quindici anni e cominciavo già a polemizzare con i preti mi disse: "Figliolo, non essere cattivo con loro.
Guarda, son poveri uomini che si sono assunti impegni più grandi di loro. In realtà portano una grave croce. Noi dobbiamo aver pietà di loro e non odiarli e non essere severi."»
È tra le pareti della sua casa tutto il mondo di Biagio Marin. Nel piccolo studio rettangolare, con la scrivania vicino alla finestra che dà sul mare, gli scaffali colmi di libri e dei grossi volumi rilegati che raccolgono il suo diario, che scrive dal 1940, ininterrottamente, tutte le mattine alle cinque.
«Non lo ha letto ancora nessuno», spiega.
«Tutte queste pagine potranno essere pubblicate soltanto dopo la mia morte.»
Su una parete c'è la foto di Falco, il figlio morto durante la seconda guerra mondiale.
A lui è dedicata la biblioteca pubblica che si trova proprio vicino alla casa. «Il sindaco avrebbe voluto che portasse il mio nome», racconta. «Ma io ho ottenuto che fosse intitolata a mio figlio anche se non è stato facile. Pensi che allora venne da me l'assessore all'Istruzione di Grado, un maestro elementare e mi disse: "A nome di alcuni amici cattolici le vengo a chiedere di porre il veto a che venga dato il nome di suo figlio alla biblioteca".
E lo sa perché mi chiedeva questo? Deve sapere che io non ho mai fatto battezzare i miei figli perché ho sempre voluto che fossero loro a deciderlo, una volta diventati grandi. E così Falco era morto senza aver ricevuto questo sacramento. Una cosa che non andava giù ai cattolici gradesi.
Naturalmente mi ribellai e allora, l'assessore all'Istruzione si arrabbiò e mi gridò:
"Ma chi crede di essere? Lei per me non è niente!".»
È un'altra delle amarezze che Biagio Marin non dimentica e che lo hanno fatto rinchiudere sempre di più nel la sua casa, a scrivere, leggere, curare la grande collezione di conchiglie marine che sono centinaia, sparse un po' dovunque e che raccoglie da anni.
Esce raramente e insieme con sua moglie, Giuseppa, percorre i novecento metri di un solitario lungomare proprio dietro la sua casa. Sono brevi viaggi per osservare da vicino quella spiaggia che i gradesi chiamano «Costa Azzurra» .
«A ottantaquattro anni. mi considero quasi sulla soglia del paradiso», confessa Biagio Marin.
«La vita va via, la vita scorre ed io ho l'amarezza di essere un poeta lasciato un po' in disparte perché scrivo in dialetto.
Ma non importa. L'amarezza resta e io continuo a scrivere. Lo sa quando nascono le mie poesie? La sera, fra la veglia e il sonno. Le scrivo in cinque minuti, attacco la prima parola e vado fino in fondo.

Visto da questo lato, più personale, più umano, al me scuminsia a diventà simpatico.
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10 settembre, 2011

Grado In festa



A completamento di una stagione dove gli Dei ci hanno benevolmente favorito con cinquanta giorni consecutivi di bel tempo, La GIT domenica promuove la Festa di chiusura stagionale con :





Grado in festa:
Manifestazione di omaggio agli ospiti dell’Isola e al mondo dei lavoratori
e degli operatori del Turismo, che si terrà nell’Arena del Parco delle Rose, in Grado,
domenica 11 settembre 2011

a partire dalle ore 16.30.


Programma
ore 16.30 Apertura dell’Arena e dei chioschi
ore 16.45 Sfilata della Banda di Orzano e concerto all’Arena
ore 17.40 Saluti delle autorità e assegnazione del titolo Personaggio della Spiaggia 2011
ore 18.00 Gli assaggi di Grado in festa, avvio della distribuzione
In ogni vassoio:
Antipasto rustico Pasta fredda o insalata di riso
Seppie con patate Calamari fritti
Dessert Acqua minerale
ore 18.15 Concerto dell’Orchestra Fil(m)armonica di Mossa


La Festa continua con….
ore 20.45 Balla con noi omaggio a Mina con I Lineamenti, Cinzia e Sergio
ore 21.30 NIA Dance Grado in festa by Giorgio Rivari
ore 22.30 Esibizione dell’Associazione dei Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi (A.M.I.R.A.),
Sezione Trieste e Gorizia. Seguirà la distribuzione di Pesche flambè
ore 23.00 Milonga esibizione dei ballerini di Time for tango
a seguire Musica e balli anni ’60 e...
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08 settembre, 2011

Apocalisse Now


Ecco come vede Lorenzo Boemo (Pastor) l'apocalisse a Grado.

Podarave bastà anche un' acqua mundi alta.
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07 settembre, 2011

Riflessione sulla battigia


Una passeggiata a bordo spiaggia mi offre l'occasione per riflettere sulle ragioni che mi spingono a scrivere quasi quotidianamente, su questo strano foglio virtuale che fa esclamare alla mia nipotina, ogni volta che schiaccio il tasto Enter per pubblicare, "guarda nonno la farfallina vola via":

Il mio intento è sempre stato condividere e archiviare la passione per il mio paese, per la Laguna, per la nostra diversità linguistica, per il timore che tutto un mondo scompaia con noi senza lasciare nulla indietro.

E' difficile trovare documenti sulla storia di Grado, sui suoi personaggi, specie quelli non molto importanti.

Ci sono tanti privati cittadini e/o associazioni che conservano molte "memorie" storiche del nostro paesello in maniera maniacalmente "privata", dove pare che la parola d'ordine sia : no te mostro, no te digo, no te 'npresto e no te dàgo...., a Grado non è ancora finita l'epoca delle sete famege, della separazione netta e spregiativa tra le famege siore e i poveri.

Queste non hanno più la fortuna di un tempo, tutto si è diluito, per fortuna di tutti, in un più generico benessere, ma hanno tutto quello che su di Grado era scritto, pubblicato e fotografato e lo tengono stretto.

Non fa niente, io comunque, per quel che posso, pubblico quel che trovo, che so e lo inserisco in questa bottiglia che naviga sul mare del Web.

Mi soddisfa molto di più questa incognita della spiaggia remota e il ritrovamento improbabile che il chiacchiericcio, come frasi scritte con il pennarello in un cesso pubblico, mediatico dei vari social network che scorre via rapido e altrettanto rapidamente viene seppellito.

Ho sempre dato per scontato che non ci sarà mai gratificazione dal lavoro fatto, ho sempre evitato di parlare se possibile di politica, a meno che non si metta di traverso, perchè amplierei a dismisura i miei obiettivi, che non sono autoreferenziali, se non ogni tanto scrivere e pubblicare qualche poesia in dialetto assieme a quelle di tanti gradesi bravi e poco conosciuti.

Detto questo, mi assolvo, scorlo e me bato le spale, e continuerò a tediare chi vuole leggere e a non preoccuparmi se nessuno lo fa.

Ps: un' altro dei motivi per cui continuo a pubblicare a più non posso post è per mostrare all'universo mondo le tante fotografie che scatto ed elaboro, ritenendo il blog uno strumento flessibile ed agile per raggiungere un discreto pubblico di amatori.
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06 settembre, 2011

Le Piatole


Vi sarà capitato di esclamare - ma tu son più fastidioso de una piatola!- di questi tempi e con le frequentazioni enormemente allargate dall' uso del Web, è facile incontrare questa specie antica di rompiscatole che attacca bottone, fa l'amicone, sa tutto lui, è autoreferenziale al massimo.

E si lamenta, le piatole si lamentano continuamente, sono eternamente scontente, ti assillano con i loro problemi e finisce che per quieto vivere dai loro ragione purchè la finiscano.

Una statistica americana ('sti americani fanno statistiche su tutto sono delle vere piattole) da loro ragione, alla fine del percorso di rottura di conagi e lamentazioni varie arriva la luce del successo personale e del denaro, SI ! fare la piattola paga, ma che palle!

Poi ci sono le piattole da social network, quelli che ti iscrivono a gruppi vari senza chiederti se ti va, ti sottopongono alla tortura di migliaia di mail indesiderate (uno spam incontrollabile) senza che tu possa dire bah!

Ti martellano di post con link su praticamente tutto lo scibile umano, aggiungono le foto dei loro parenti sino alla settima generazione, dicendoti guarda qua che bello!

La piattola cerca in ogni modo di influenzare la tua vita e questo vuol dire che non vive serena, che non ha un cazzo da fare e che non ha nessuno su cui concentrare le sue frustrazioni.

Proprio per alleviare le sue sofferenze proporrei la sua soppressione.

Ma, riflettendo, è quello che faccio anch'io, casse son una piatola!
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05 settembre, 2011

Le Microalghe


Lo scorso anno di questi tempi, il Golfo di Trieste si presentava con un'ammucchiata di microalghe che sviluppano l'acido okadaico creando problemi di contenimento agli umani che per ventura e occasione si nutrano dei mitili prodotti nelle nostre coltivazioni.

Quest' anno grazie a Dio il problema non si è presentato mai sinora (mi tocco tutto quel che è rimasto di buono, non si sa mai) consendoci di chiudere quasi la stagione della raccolta con discreta serenità.

Ma le microalghe non presentano solo aspetti negativi, fanno parte integrante dell' ecosistema marino e certe specie sono all'origine dell'evoluzione biologica di piante e animali.

I cianobatteri per primi, infatti, circa 4 miliardi di anni fa, attraverso la fotosintesi clorofilliana, hanno trasformato la luce solare in ossigeno e sostanze nutritive permettendo lo sviluppo della vita sul nostro pianeta.
Ancora oggi producono l'80% dell'ossigeno che respiriamo ed, essendo all'origine della catena alimentare, nutrono e sostengono l'esistenza di tutti gli esseri viventi.

Conosciute da sempre per le loro numerose proprietà nutriterapiche, I cianobatteri o microalghe verdi azzurre erano usate da popolazioni di tutti i continenti come importanti e fondamentali alimenti.
I guerrieri Aztechi consideravano la spirulina, che cresceva un tempo selvatica nel lago Texcoco, come il segreto della loro forza.
E proprio la Spirulina Platensis, che è una micro alga azzurra spontanea che cresce in laghi salati con acque alcaline e calde, è conosciuta sin dall'antichità dai popoli della regione tropicale, ed è considerata un eccellente integratore alimentare naturale.

Da molti essa è ritenuta “il cibo del 21° secolo”.

La Spirulina in medicina è ritenuta un buon alimento per avere proprietà immunomodulatrici, utili al trattamento delle allergie.

I questi contrasti di negativo positivo vive la nostra specie, che ovviamente fa di tutto per peggiorare la situazione inquinando e degradando l'ambiente a più non posso.
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04 settembre, 2011

L' Esperia

.


Mio Nonno Pietro Zuliani, con una storia personale molto ricca e capofamiglia di uno stuolo di figli (quindici), medaglia d'oro del fascio per l'apporto di braccia alla patria, nella sua lunga carriera in mare ebbe la ventura di lavorare parecchi anni a bordo di un'autentica innovazione per il trasporto turistico locale la motobarca "Esperia" che dal maggio 1952 venne impiegata in servizio escursionistico nella laguna di Grado con linea fissa Grado-Lignano.

Gli illuminati proprietari erano Matteo e Bruno Marocco di Grado.
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03 settembre, 2011

Punti di vista


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L' Attrazione

Questa nuova attrazione è allo studio per il nuovo Parco Termale.
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02 settembre, 2011

Autunno, fine stagione


Grado, interno spiaggia.

I turisti nordici, sulla battigia, con il loro improbabile abbigliamento (calzoncini corti, sandali e calzini, oppure pantaloni di tela lunghi ma arrotolati per mettere i piedi in acqua), guardano perplessi un mare che sentono più vicino al loro: perché è ancora caldo, sì, ma ingrigito, con una punta di broncio: meno Mediterraneo e più simile a quello che conoscono, insomma quasi familiare.

Le ragazze, stese sui lettini, rabbrividiscono un poco alla brezza, si raggomitolano nell’asciugamano, decise però a resistere fino all’ultimo, come soldati che non si arrendono nella terribile battaglia della tintarella.

Si spiano poi, raffrontandosi con le amiche, le more soddisfatte e tronfie, le bionde deluse che anche quest’anno non ce la faranno a superare il loro limite epidermico, perché ormai il tempo è passato e l’abbronzatura non sarà più scura di così.

I morosi adolescenti si baciano, avvinghiati sulle sdraio, ma con meno foga di quella che avevano solo poche settimane fa, perché sono giovani, la vita è lunga, l’estate breve, e il grande amore che è lì accanto sembra già qualcosa di passato, una foto sbiadita per l’album dei ricordi.

Sul viale, fra le vecchiette che prendono il gelato al nipotino e per sé ordinano uno spritz, si segna il rito di passaggio, il momento di svolta in cui la spiaggia viene abbandonata dalle torme di famigliole e di ragazzini patiti di abbronzatura.

Intanto, comincia l’esodo dalle capanne, che è cosa lunga ed intricata, un vero trasloco, perché in tre mesi la quantità di cianfrusaglie che si sono ammonticchiate è impressionante, non ha fine, pare che si riproducano per clonazione.

E così, piano piano, ogni sera, le nonne e le mamme e, in rafforzo, quando tocca, i bimbi ed i papà carichi di sporte rigurgitanti giocattoli, gommoni, materassini, ceste di costumi da lavare prima di essere risposti, stoviglie di plastica e paccottiglia varia, che migra dalla spiaggia alla soffitta di casa, dove passerà l’inverno.

E tutti passano sul viale, mentre gli alberghi guardano tutto quel via vai, perchè lo vedono da sempre, e lo vedranno ancora, e non se ne lasciano sfiorare, perché Grado è abituata alle onde che passano e poi tornano e poi vanno via, e siano di marea o di gente non fa differenza: lei aspetta, le guarda e resta là.

E' l'autunno, che bellezza, tempo di riposo.
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01 settembre, 2011

Lunario di Settembre



Laguna


...Tu dovaravi veghe la laguna
in una sera setembrina
sensa vento.....

la vita se ferma
per fà posto ai sò coluri.



Nulla di più struggente della Laguna settembrina.
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