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29 dicembre, 2012

Numero Uno - Il Basket

Possiamo dire di essere UNO.


Il Basket a Grado è ripartito con un nuovo progetto e un nuovo nome A.D. 
Pallacanestro Grado. (la foto è di Nico Gaddi)

Il Basket Grado è’ rimasta l’unica squadra imbattuta nei principali campionati senior regionali, considerando anche la serie C e il girone di Udine e Pordenone di serie D. 
Nel girone goriziano-triestino di serie D intitolato alla memoria di Lucio Foschian, Grado continua dunque a macinare punti e record.

Maurizio Cacciavillani, da cui traggo questo ritratto della nostra storica A.P.G., ne 
è il mentore e  custode di ricordi e grandi passioni. bravi a tutti e grande onore per 
Grado.

QUANDO …
Le luci del palasport si spengono … Uffa, sempre l’ultimo a uscire dallo spogliatoio.
Quasi quasi lo lascio a piedi. No, meglio di no, in fondo è stanco. Però …Rimanere da soli al buio, con i fiochi bagliori delle luci di sicurezza, tutto intorno silenzio, fa una certa impressione. Guardo le lunghe file di sedili bluette, e alcuni cassettini della mia memoria iniziano a schiudersi. Alcuni ricordi riaffiorano, come dei flash, legati proprio a quei sedili solitari … Penso a …Quando non c’erano, quando, ci si sedeva sul freddo legno delle tribune in tubo innocenti del Largo Isonzo per assistere alle partite, ai tempi in cui la APGrado si batteva nella serie D allenata da Zulini …Quando, tutti in piedi, dagli spalti, gridammo insieme, ripetendolo più volte battendo le mani ritmicamente “Grazie Ciuci!” e " Blu, blu gialloblu... apgrado alè", per aver raggiunto il traguardo dei playoff che davan l'accesso alla C nazionale.Quando venivamo a vedere i Milotti, Degrassi, Zuberti, Soranzo, Devetag, Kristiancic, i Bean  e molti altri: ci si sedeva, in gruppo, sempre nello stesso posto, ed era un evento atteso, un appuntamento imperdibile, di quelli che non avresti mancato per nessun motivo al mondo.Quando, anni prima per andare a fare allenamento, ci si caricava la borsa in spalla e si andava a piedi o in bici, partendo da casa (all’epoca io abitavo in Via Caprin, circa all’altezza del Bar Azzurro) un’ora prima, dandosi appuntamento a un incrocio con gli altri compagni di squadra, per fare l’ultimo tratto di strada insieme.Oppure quando, la domenica mattina, per andare in trasferta a Gorizia, a Monfalcone o a Ronchi, si prendeva il pulmino in piazza Carpaccio, davanti al bar dei Medeot, perché non ci si poteva permettere genitori zelanti che ci accompagnavano in macchina.Quando, da ragazzi, con Lucone Gaddi, Paolino Zurlo, Sandro Toso, Fabris, Barzi, Aloisio, Gianfranco Dovier e Gabri Medeot, Luca Zuberti o Gian Regolin si andava da Chiusso, mitico custode del ”campo comunale”, e lui, vedendoci arrivare (sapeva che volevamo un pallone per andare a tirare nel campo in piastrella della Schiusa) stemperava pian piano la sua aria da pseudo - Cerbero, prima facendosi pregare un po’, poi, apriva la mitica porticina in ferro color marrone, estraendo dalla sacca il prezioso “Voit” … Così noi passavamo ore a giocare, fino alla inevitabile ricomparsa di Chiusso che se ne voleva andare, e che a volte facevamo anche arrabbiare perché non ne volevamo sapere di restituirgli la palla.Oppure quando d'estate ci si dava appuntamento in “Casa Balilla”, anche se non ci si allenava, li si giocava e basta, quello era ed è ancora il vero playground dell'isola, lì c’erano tutti, ma proprio tutti, di tutte le età e scuole cestistiche,  e si passava il tempo aspettando che qualcuno chiamasse il cambio, a chiacchierare, ridere e scherzare o ad osservare i “veci”  i Gian Barba, i La Raja, i Meneghel, i Ciuci Devetag i Jackie Carletti, Angelo Medeot o le “star foreste” di turno, da Campestrini ai fratelli Ardessi, da Baiguera a Lauro Bon, sperando di strappare loro uno segreto, un movimento, un'astuzia o solamente qualche battuta…Quando poi si andava a comperare il ghiacciolo o una bibita dalla “Maria”, (dove oggi c'è il Dolce Stil Novo) e qualche volta ci si fermava lì a giocare a calcio-balilla, respirando il fumo degli attempati avventori che, tra una bestemmia e l’altra, sorbivano le loro “ombre” giornaliere…..Quando ….mi dico ...“Andiamo” ritorno alla realtà, esco e, mentre la porta si chiude alle mie spalle, sorrido, pensando a quei muti sedili bluette e a tutti quei frammenti di passato, rimasti a galleggiare lì, nel buio silenzioso del palasacca moreri…
I “quando” potrebbero susseguirsi all’infinito, ma mi piacerebbe che fosse qualche amico ad aggiungerne altri, senza nostalgia, com’è nello spirito di questo pezzo, solo per il puro piacere di raccontare, frugando tra i propri ricordi.

Fantastico!



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