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13 dicembre, 2014

Solitudine e mostri

L' immagine è opera del maestro Dino Facchinetti

Stiamo arrivando alla fine dell' anno.
Un tempo non lontano era considerato il periodo magico, quando l' inverno e le giornate di maltempo obbligavano a stare a casa stretti attorno al fuoco e per passare il tempo le fiabe, le storie, riportavano l' immaginario collettivo verso un mondo magico di paura, di ammonizione.
Eppure più che ricorrere a sortilegi e alla magia la nostra gente per proteggersi da questo mondo spiritico e favolistico si affidava alla religione, alla fede.

Nei momenti bui, scafati e burberi pescatori di mare o di palude, mamme con squadroni di figli invocavano la Madonna il Signore i Santi.
Un' eloquente testimonianza sono gli ex voto affissi al Santuario della Madonna di Barbana.

Ma cosa erano in fondo le immagini di questi esseri mostruosi, erano gli abitanti del mondo creato dalla nostra immaginazione, dai sogni, dagli incubi.
Era un mondo sotterraneo che si nutriva di cose irreali nella concretezza materiale ma non privo di realtà, stimolata dalle nostre paure inconscie.
Ovvio che ciascun individuo ne subiva l' impatto in modo diverso ma collettivamente erano affrontati con la fede nel superiore, in quel Dio che raccoglieva e proteggeva tutti.

Oggi i nostri mostri  sono altri e  sollecitano giornalmente la nostra immaginazione con i mezzi di informazione di massa, purtroppo sono molto più reali e anche se ti rivolgi al Dio in cui credi non è che spariscano perchè ti ritrovi solo.

Non esiste più cemento sociale e la cifra connotante la nostra epoca è la solitudine. 
Quindi strane fantasie, rancori, violenza. 
La verità è che dentro non siamo più solidi: è saltato il nostro antico contesto antropologico che si basava sulla cattolicità, sulle tradizioni popolari, sulla famiglia, sul villaggio.

Sapevatelo!




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1 commento:

rm ha detto...

"La verità è che dentro non siamo più solidi"
Straordinaria sintesi la tua: abbiamo disvelato il mondo ma siamo meno solidi di quando lo credevamo abitato da fantasmi!
Ciao Ennio, a leggerti ancora.