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03 agosto, 2015

Evoluzione di un Amore


Nel tempo libero mi piace "farmi la diga"  verso sera e così mi è capitato di osservare da lontano l' evolversi della vita amorosa di  due ragazzi che quasi ogni giorno di bel tempo vengono a scambiarsi litri di saliva e chili di lingua sulle "piere del reparo".

Li ho visti la prima volta   più o meno un mese fa, lui timidissimo, la baciava lasciando almeno un metro di distanza fra i corpi, piegato in avanti come in un costante inchino. 
Quei baci dove niente si muove, un soldato che compie il suo dovere.

La settimana dopo, stessa "piera",  lui ha iniziato a sciogliersi, un po’ di gioco con la testa, qualche battuta, una mano fra i capelli di lei che, fra un sms e l’altro, si dimostrava sempre più impaziente.

Così, dopo un’altra settimana, è stata lei a prendere l’iniziativa. 
Durante uno di quei statici baci infiniti lei scatta sulla mano di lui, la toglie dalla testa e se la piazza su un seno. 
-Avete presente quei documentari dove spiegano le tecniche di camuffamento di alcuni pesci illustrando le varie colorazioni che riescono a raggiungere?-
Ecco, il giovanotto brufoloso ha incominciato a fare sfoggio di tutte le tonalità del rosso.
Dentro di me è scoppiata una ola di orgoglio, lo stavo guardando diventare grande, oramai è fatta, ho pensato.

Invece dopo questo exploit sono tornati indietro. 
Lui ha ristabilito le distanze, tolto le mani dai capelli, impietrito le "culatte" sulle "piere" ben lontane da qualunque prolungamento di lei, che ha ripreso a smessaggiare selvaggiamente, anche durante i baci.

Poi l' epilogo, arrivano assieme, lei si toglie lo zaino, si siede e lo aspetta. 
Però qualcosa non quadra, indossa una sciarpa, ma come fa caldo e lei indossa una di quelle sciarpe stile kefiah color azzurro pastello. 
Anche lui lo nota, inizia a giocarci, a prenderla in giro, lei nel risistemarla fa cadere un lembo e il collo si scopre. 
Più che un collo nasconde una palude di succhiotti viola come sanguisughe fresche.

Lui non scherza più, lei si alza e gli dice qualcosa che non capisco, si mette lo zaino in spalla e se ne va. 
Sono venti minuti che sta fermo su quelle piere, con lo sguardo fisso per terra.

Vorrei avvicinarmi per consolarlo, dirgli che ne troverà un’altra, anche se non lo merita dato che sono settimane che lei lo voleva e lui invece se la baciava malissimo, senza mai farle capire che la desiderava. 

Vorrei raccontargli le mie esperienze, trattarlo come un figlio.

Invece me ne resto qua, a guardarlo farfugliare sempre la stessa parola. 

 T-R-O-I-A.

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