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11 maggio, 2017

Fine della storia


 immagine del monastero di Aquileia

Concludiamo così la giornata del 13 dicembre 1797 a Grado di Napoleone Bonaparte.
Una giornata intensa, densa di avvenimenti che magari al grand'uomo saranno apparsi insignificanti ma alla nostra comunità danno lustro ancora ai giorni nostri.
Giusto per confermare la propensione  turistico commerciale dei nostri antenati che si piegavano con facilità al muovere degli eventi e non hanno mai fatto distinzione tra un occupante e l' altro.
Purchè al paghi.


La  storia de Mariute e so figio la termina qua ma in Paese…in Paese:

In Paese le ciacole le se concentreva sul pare misterioso del fantulin e l' improviso benessere de la famegia:  gera duto un so pare qua, so pare là..

Intanto al mamolo cresseva e ‘desso un per de volte la setemana al ‘ndeva in canonega a ‘Quilea perchè al doveva preparasse per la Prima Comunion.

Un zorno che la nostra Mariutte de Monaster la gera ‘ndagia in Ciesa per portà a casa so’ figio, Don Saverio, un prete cò l’ ocio furbo e lengua svelta, che prepareva i zuvini a le funssion,  i dise a la nostra Mariute:

senta signora Maria…suo figlio è molto bravo, diligente e sveglio a parla anche molto bene, peccato…peccato però che abbia quella erre moscia alla francese e poi..non capisco, perchè quando si prega suo figlio spesso invece di mettere le mani giunte, lui ne metta una di traverso dentro il giubbotto all’ altezza del petto,  non capisco proprio non capisco.

E Maria Bartolomea dita Mariute de Monaster i rispondeva:

Padre cosa vuole che le dica è sicuro un difetto congenito di famiglia!

E via ela a casa a Monastero insieme al figio… figio sovo se intende!

Nota dell’ Autore:
Nessun documento comprova la presenza di una Mariute accanto a Napoleone ed in ogni caso  ogni  documentazione compresa quella che testimoniava la presenza di Napoleone a Grado nel 1797 è andata distrutta non dai perfidi Inglesi ma dalle fiamme liberatorie per tanti di loro del nuovo Palazzo Municipale del 1963.
L’ Autore informa anche che tutto questo non è storia certa.

Saluti graisani da
Giovanni “Stiata” Marchesan

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