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31 luglio, 2021

Undosso di mare circondato dalla sabbia per eleo

 c’era una volta, un dosso di sabbia…..crcondato dal mare
d’inverno battuto dalla bora, ma all’ estate baciato da tanto sole.       soprattuttointorno a questo lido, tante conchiglie, che il mare ed il tempo avevano mischiato, integrato con la sabbia.
In questo dosso bello alto, i nostri avi edificarono il loro borgo:   Grado.
non c’è costruzione antica, non ‘è vecchia costruzione qua nell’ Isola he su questi muri non abbia un impasto con le nostre conchiglie…. con le nostre “Scusse”…. Perchè così si chiamano aGrado le conchiglie— “Scusse”….
piltri,Onge del Signor, Peverasse, Caravoi.
nei muri delle nostre chiese millenarietra un mattone e l’ altro, le molte sono impregnate da “Scusse”.
e nei resti della chiesa “de Corte” c’è perfino un guscio conchiglia”umana de mar”lumaca di mareintatta nel tempo sta là, bianca, quasi un simbolo.
oi siamo n dosso di sabbia  conchiglie.  “Undosso de Sabion e Scusse”….
clave de s. Pier naridole, onde de la madonna. bisogna conoscere le “Scusse”.
da giovanni “stiata”Marchesan.  


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30 luglio, 2021

Acqua e Lagune

Il 4 novembre del 1966 è il giorno dell'Aqua granda, un'acqua così alta non si ricordava a memoria d'uomo. Venezia è quasi completamente sommersa dall'acqua del mare Adriatico in tempesta. Abbiamo scelto, per raccontare questo giorno, le pagine di Venezia fino a quando?, un testo ormai introvabile scritto da Giulio Obici, redattore allora di Paese Sera, nel 1967 e gentilmente concesso assieme alle fotografie.
Alle 18, il calcolo delle ore trascorse sottacqua poteva dare un'intuizione dei danni e dei disagi già sofferti, e quello delle probabilità era paurosamente aperto: l'alta marea aveva invaso Venezia alle 22 del 3 novembre, elevandosi con un'impennata prepotente, e alle 5 del mattino successivo avrebbe dovuto, secondo le regole astronomiche, ritirarsi in buon ordine, magari per ritornare più tardi, cioè sei ore dopo. Alle 5, invece, la marea non ebbe che una tenue flessione, scoprendo appena qualche zolla d'asciutto: la laguna non era riuscita ad espellerla. Un primo allarme era scattato.I Veneziani del centro storico, sequestrati dalla marea, ignorarono questo capitolo del 4 novembre fino all'alba del giorno dopo. E forse fu addirittura una fortuna: poteva anche accendersi la scintilla del panico, e allora la paura del mare sarebbe corsa più in fretta della corrente. Però a chi abita sul bacino di San Marco quelle onde che ingobbivano la laguna e finivano per infrangersi sotto le arcate del Palazzo Ducale, dovettero portare un lugubre presentimento. Un gondoliere ci disse più tardi: -Credevo che il mare fosse arrivato fin qua-. E un vecchio che abita un pianoterra della Giudecca dichiarò a un cronista: -Avevo la sensazione che il mare volesse riempirmi la casa -. La verità è che, se il vento non fosse caduto improvvisamente e la mareggiata avesse potuto continuare anche per poco nella sua opera di distruzione, il mare avrebbe dilagato e messo a dura prova il centro storico. Le fondamenta dei vecchi palazzi, delle vecchie case, per le quali è un pericolo anche lo sciacquio del moto ondoso provocato dai natanti, avrebbero resistito? Per fortuna il vento cadde in tempo perché la dimostrazione del 4 novembre non si spiegasse per intero.
Un rito funebre sulla città agonizzante


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29 luglio, 2021

la spiaggia

Con il primo sole la vecchia comunità si ricostituisce, vestita dei suoi abiti tradizionali: i costumi.
Le certezze sono certezze. Il pensionato piacione presidia il Lido fin dal primo giorno con le braghe tre blu d’ordinanza, facendo come al solito battute. Il pontificatore da ombrellone oggi è tutto preso ad illustragli l’importanza dei teatri nel Risorgimento italiano, non dimenticando però di deprecare il fatto che Verdi, Signoreiddio, era stato respinto al Conservatorio. 
La Vicina Che Non Saluta Mai non saluta come al solito, ma dopo quindici anni di vicinanza spiaggesca, oggi quando sono arrivata no, non ha salutato, ma sul viso ha dipinto una smorfia che poteva anche essere un accenno tirato di sorriso. Forse per il 2150 diverremo amiche. 
Il mare è presidiato da un gruppo di adolescenti brufolosi e maleducati che bestemmiano tutte le divinità a voce alta, tirando pallonate a casaccio con tale scarsa mira che se Cristo non li fulmina è sicuro che Eupalla prima o poi li affogherà. 
Il bimbo biondo che l’anno scorso aveva i braccioli e il salvagente quest’anno si è affrancato dalle angosce materne, e ha solo i braccioli. Galleggia sulle onde mentre il fratello più piccolo tenta di schiacciarle con i piedini. 
Le due badanti ucraine illuminano la spiaggia con il loro candore al mattino, e via via si arrossano senza battere ciglio. Invece del lattesolare ingollano vodka. Se non le proteggi


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28 luglio, 2021

Nonno Buba

Ieri Sandro Terremoto "Buba" mi ha fatto inorgoglire di essere nonno e di poter essere ancora utile pubblicando su Facebook la foto di uno stralcio di compito di una delle sue bambine dopo un mio piccolo intervento descrittivo della nostra Laguna alla scuola elementare.


Questo fa‚tto mi ha riportato alle condizioni di un tempo dove i nonni non avevano ne voglia ne tempo di raccontare storie ai nipoti, ma qualcuno più versato e fantasioso di altri c’era.


Di queste storie alla buona mai trascrtti‚e e solo tramandate a parola resta qualche traccia che con un po di fortuna riesco a trovare e registrare sul web in modo che siano a disposizione di chiunque voglia raccontarle, questa è la storia ( mi raccomando è una storia non la verità, senza certezze:


Paron Piero.


Un tempo i pescherecci non entravano in porto se non in casi di pericolo e venivano ormeggiati sulla diga esterna ognuno ad un posto assegnato che di solito era una grossa pietra frangiflutti. Paron Piero aveva una strana consuetudine, quando toccava terra, legata la sua barca, la salutava prima di lasciarla,

Paron Piero.


Un tempo i pescherecci non entravano in porto se non in casi di pericolo e venivano ormeggiati sulla diga esterna ognuno ad un posto assegnato che di solito era una grossa pietra frangiflutti. Paron Piero aveva una strana consuetudine, quando toccava terra, legata la sua barca, la salutava prima di lasciarla,


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27 luglio, 2021

Lo Scirocco
















Lo scirocco uno lo sente prima di alzarsi,
a letto con gli occhi chiusi: le cose si fanno più pesanti, specialmente il corpo, e ogni cosa costa fatica doppia, specialmente pensare.
Così, mentre non si pensa a niente e ci si muove pianissimo – anche il tempo funziona molto lentamente, quando è scirocco, i giorni possono durare settimane intere
Settembre, il blu del mare si stinge dall’ azzurro al grigio, perché tu‚o a settembre è più dolce e sfumato, ma in Paese l’ aria è frizzantina, parole lente e a mezzavoce circolano, c’è voglia di muoversi. I "corcali" si stanno risvegliando dal lungo sonno estivo.
I "corcali" si stanno riprendendo la spiaggia. È come se lo sentissero che la stagione sta finendo. Piano piano, planano, prima da soli, poi in gruppo, e passeggiano sempre più sicuri fra gli asciugamani in spiaggia che diventano radi.



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26 luglio, 2021

ilFossalon


 Grado è costellata più da  Commissari che Sindaci e molti di essi sono andati spesso e volentieri contro il volere popolare, a tal punto da poter parlare di corsi e ricorsi storici.


Uno dei casi più eclatanti è la storia della nascita del Fossalon di Grado.
Nel 1927, Grado come al solito sotto tutela commissariale per le solite baruffe tra "politici" locali, il Commissario ad acta decise, per fare cassa, di vendere 2000 ettari di Laguna, l'estremo lembo levante della Laguna all'Opera Nazionale Combattenti che, all'italiana, faceva da prestanome all'Ersa per ottenere i contributi che lo Stato concedeva agli ex combattenti, per realizzare una grande bonifica da cui sarebbe nato il Fossalon.
La Laguna di Levante o "Palù de sora" comprendeva il Promero, La Lama, L'Averto,i l Golometo e Punta Sdoba.
Si scatenò una rivoluzione, guidata da il capo carismatico della piccola comunità de casoneri che popolavano quel tratto di Laguna:
Giovanni Fumolo conosciuto come "Barba Nane Strolo" o "Podestae de Golometo" che guidava una settantina di persone.
Nonostante le proteste veementi non ci fu nulla da fare e nel 1928 fu perfezionato l'atto di vendita all'Opera Combattenti. (ricorda qualcosa di odierno)
Nasce così, su una baruffa, il Fossalon di Grado, bonificato a son di badili e carriole da uomini provenienti dal vicino Veneto sempre alluvionato e affamato, quegli uomini, che i graisani denominarono "piavoti" o "mantelline" gente dura e laboriosa arrivata a Grado con vecchie biciclette, bonificarono a mano il territorio strappandolo alla Laguna, scavando canali di sgrondo, costruendo argini perimetrali di difesa e meritandosi con un enorme sacrificio il diritto alla terra.
Quasi che il ricordo di quelle proteste sia traccia indelebile, il rapporto tra la gente di Fossalon e quella di Grado non è mai stato facile, sembra si sia due corpi estranei in uno stesso Comune.
A Fossalon hanno sviluppato una cultura propria, autonoma, perpetuando modi di fare e di dire propri.  
Compreso? tutti sono sempre intervenuti a toglierci qualche cosa- oh in nome di alti ideali, interessi superiori naturalmente - ma comunque a togliere alla comunità non ad aggiungere.


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la Seca

 La Colma, La Seca, La Fele


Me me é sempre domandao perché fa la colma e seca, perché 'mar in duto 'l mondo al va sempre su e zò.


Un vecio 'l m'ha spiegao che xe 'l sol che move l'acqua e lo stesso fà la luna e se ciama atrassion.


E Vardando 'l calandario xe le lune ben segnae, l'acqua gambia oni sie ore e se sa che ponto fa.


Ma la luna la xe estrosa e no l'ha orari fissi, la se leva e la tramonta sia de note che de dì.


Goba a levante, luna calante, goba a ponente, luna cressente.


Xe gambiaminti sigondo i misi cò cresse l'acqua o la va zò.


Xe la fele cò la mesa luna, dopo la va in dosana e cressente, pé rivà fin che fa 'ponto forte' sia co'l tondo o scuro lunar.


Fele de acqua la colma e seca, di giovanni "marchesan" Stiata.


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25 luglio, 2021

la Battigia


La battigia, specialmente nei mesi invernali dopo i sciroccali, ci dà, grazie alla robusta costruzione calcarea delle conchiglie, un’immagine parziale ma interessante della complessità della biologia marina ed avvicinarsi a questo tema, normalmente riservato agli specialisti, oltre a sensibilizzarsi vieppiù alla natura ed al suo rispetto, aggiunge bellezza alla vita. Passeggiare sulle spiagge, tu e la natura, con la musica leggera o potente della risacca, il salso sul volto, l’odore della Poseidonia sulla sabbia, i riflessi mutevoli all’alba, vivere l’alternarsi delle maree poi è un’esperienza unica ed un momento avulso dal ritmo rumoroso ed affannato della vita odierna. Si ritorna fanciulli, alla di loro curiosità incontenibile mentre scoprono i tesori sulla spiaggia e corrono dai genitori magari presi con il telefonino gridando di felicità. Oltre al piccolo commercio di conchiglie lungo il porto per i turisti che esercitavamo da piccoli, sono partito in questa ricerca spinto da interesse di famiglia, dove anni fa miei parenti componevano quadri di conchiglie e questo era il mio obiettivo iniziale e, dopo qualche settimana, identificato una trentina di conchiglie, le più comuni e popolari nell’isola, con i loro divertenti nomi dialettali, pensavo di aver finito il lavoro. Invece passeggia e passeggia a volte ne capitava qualcuna leggermente differente, come per le gibbule che per me erano sempre state di sola una specie e poi invece diventate, per adesso, di sette specie differenti. Da cui la consultazione di libri e siti dedicati, vedi capitolo bibliografia, e l’impostazione del lavoro con un approccio più sistematico. Nel mondo ci sono circa 60,000 differenti specie, nel Mediterraneo, parte del bacino Lusitanico, 1,500 e nell’alto Adriatico 200; sono giunto a 99 specie. Di queste, 46 gasteropodi, 4 scafopodi e 49 bivalvi.


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23 luglio, 2021

attila ed ezio

 Il 20 giugno 451 Flavio Ezio sconfiggeva Attila ai Campi Catalunici, in Gallia.

Ezio, vabbe’ parliamone. E non è mica facile, perché Ezio, l’ultimo dei romani, è uno di quei personaggi che solo per descriverli ci vuole un trattato, perché riassumono,in sé tutte le contraddizioni e i problemi di un’epoca, e pure, forse, tutti pregi.

Ezio, un mezzosangue che salvò l’imperoBrancaleone era un dilettante. Rispetto agli organizzatori della Prima crociata, di galatea beaglio:Insomma erano anni così: complicati, in cui Ezio cercava di salvare il salvabile in un impero che si stava sfaldando più per gli intrighi e i casini di corte che per le continue invasioni e gli sconfinamenti delle tribù.

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22 luglio, 2021

alga unicellulare e microchip

 Uno studio americano rivela che un'alga unicellulare potrebbe darci una mano a produrre microchip di dimensioni davvero infinitesimali.


Forse in futuro i computer verranno dal mare. O meglio, saranno fabbricati con l'aiuto di alcuni organismi marini. È infatti allo studio un sistema per produrre microchip di ridottissime dimensioni con la "manodopera" delle diatomee, organismi unicellulari marini che di silice - fondamentale nella fabbricazione dei microprocessori - a quanto pare se ne intendono.


Arrivano i bio-computer? Già da qualche tempo biologia e informatica procedono mano nella mano.


Microchip o frutti di mare? Indispensabili all'uomo, in quanto è a loro che dobbiamo un terzo dell'ossigeno presente sul nostro pianeta, le diatomee sono alghe unicellulari avvolte da una sorta di guscio che costruiscono con silice prodotta sottoforma di microscopici filamenti. È proprio la ridotta dimensione di questi filamenti, molto più piccoli di quelli realizzabili con i normali processi industriali con cui vengono prodotti chip e processori, che ha spinto i ricercatori a ipotizzare l'impiego degli organismi nella realizzazione di circuiti elettronici di dimensioni infinitesimali.


Potremmo essere ricchi di queste ce ne sono un mucchio nel nostro mare anche se hanno qualche contro indicazione:

Insieme alla nitroglicerina, la diatonite (farina di diatomee), è il principale ingrediente della dinamite, ove funge da stabilizzante.


Risulta che in alcuni uffici della nostra cittadella siano in uso dei computer che hanno il microchip costruito con le peverasse...
Ciao !


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21 luglio, 2021

la marea

 Grado no. Grado non è sull’acqua. Grado è acqua. Non c’è differenza, non c’è distanza. Ci è immersa dentro, sempre, come un’alga, come una medusa. Grado non ha terra, il suo spazio è la Laguna, le sue case sono pontili fissati su pali. Laddove altri hanno fondamenta di edifici e roccia, lei ha sabbia e acqua, appunto. Non ha consistenza, galleggia.

È il confine che manca. L’ansia viene da lì. Dalla consapevolezza che ciò che all’acqua si è strappato con l’inganno l’acqua lo potrebbe rivolere indietro. 

La marea non è uno scoppio d’ira, non è uno sgarbo, è il lento insinuarsi dell’acqua in uno spazio suo. E il gradese la guarda con il groppo alla gola con cui il debitore vede lo strozzino presentarsi alla sua porta per reclamare un debito.

E se non si ritirasse più? Se decidesse di riprendersi quello che le appartiene, la città, lo spazio, di rivolere ciò che è suo? Se volesse restare, tenersi tutto? Che le si potrebbe dire mai? Hai torto? Non puoi?

Grado è  città in cui gli abitanti sono ospiti di una padrona di casa eterna e capricciosa. Una divinità generosa, ma anche piena di bizze. Che sale sei ore, ogni giorno, e sei ore cala, con il suo ritmo infinito. Ma è pur sempre una divinità, e come tutti gli dei è altera ed imperscrutabile.

E allora, quando sale la marea e la Dea si manifesta e riprende possesso della sua città, gli abitanti per un attimo trattengono il respiro, pregando che non sia l’ultima volta. Pregando che lei, magnanima, alla fine restituisca loro le case, i campielli, le calli, che sono roba sua e non loro. Che si ritiri, restituendo loro Grado e doni a tutti il privilegio di viverci un giorno in più.


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20 luglio, 2021

holigan nonno

 Mamma mamma

amo un hooligano

e' biondo e' forte

e viene da lontano

c'ha tatuata sulla schiena 

una splendida sirena

c'ha tatuate tibie e teschio

sull'avambraccio destro

c'ha tatuato sul coppino

un panorama di Dublino

c'ha tatuate sul pipi'

le parole di Let it Be

Puzza di sudore come cento militari

fa dei rutti di birra che sembra una Ferrari

mangia gli spaghetti conditi col Campari

c'ha delle scarpe bianche che sembran calamari

e' violento e britannico

quando lo abbraccio vomito

ma se penso a Montezemolo

e pur sempre il massimo.


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19 luglio, 2021

la sardina sottolio

 O tu, silenziosa amica che giaci nelle nostre dispense, a volte negletta, assieme alla tua compagna di sempre, la scatoletta di tonno, a te va il nostro plauso e il nostro elogio, e la nostra eterna riconoscenza.

Tu, tacita complice, che modesta ci sorridi dagli scaffali, ammantata d’alluminio: dimessa, nascosta, immersa nel tuo sudario d’olio, e ti infili nelle nostre borse della spesa quasi di sguincio, come un bene necessario e perciò spesso dato per scontato.

Tu che sempre sei amica dei pigri e dei single, e sgusci via dal vasetto per nobilitare i piatti più frettolosi: tu che con la tua sapidità improvvisa nobiliti le aglio e olio dell’ultimo minuto, ti fondi con la mozzarella sulle pizze, abbracci i formaggi più vari, elevi il panino con l’uovo a manicaretto.

Tu che sei democratica, perché ben disposta sia con chi di cucina ne sa che con chi non tocca pentola, e a tutti vieni in aiuto., la tacita complice è il nuovo Mondo di Galatea in un bel  rosa democratico.

Tu che gli chef snobbano, che non ti ammanti di preziose impiattature, che ami le cose semplici, che non sei schizzinosa e ti accoppi in un po’ a caso, con quello che c’è in frigo, che salvi le cene improvvisate e sfami gli ospiti capitati a casa senza un avviso, ma poi sei in grado di far la tua figura nel bel mondo, quando ti stendi su letti di preziosa burrata, o su pani casarecci ancora caldi.

Tu che sei un sunto di ciò che è la vita vera, perché come quella sei bella e buona, ma piena talvolte di spine impreviste e celate, e però ti sciogli, poi, all’improvviso, per un abbraccio, di olio o di burro. Tu che sei femmina, perché condisci e consoli, ma sai anche dare una sferzata di gusto quando è necessario, e sei quindi materna ed imprevedibile, tutto assieme.

Tu che noi amiamo, anche se spesso ci scordiamo di dirtelo, come si fa con le persone e le cose che sono il perno della vita.

E così taciamo. Anche perché con la bocca piena, parlare è complicato, ecco.


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18 luglio, 2021

Piano Lagunare

Il presente rapporto ambientale, parte integrante della Variante stralcio “SPIAGGE” del Piano Regolatore comunale, è finalizzato principalmente all’individuazione, alla descrizione ed alla valutazione degli effetti significativi che l'attuazione del Piano potrebbe avere sull'ambiente. Per fare ciò, anche tenendo conto degli indirizzi generali e dei contributi raccolti durante la fase di scoping sul rapporto preliminare, si è partiti dall’analisi dello stato attuale dell’ambiente e si è valutato lo scenario ambientale di riferimento. Il percorso di elaborazione del rapporto ambientale si è articolato in una serie di fasi rivolte alla verifica dell'adeguatezza e della coerenza della variante al contesto programmatico, pianificatorio e fisico di riferimento. Si è proceduto quindi alla valutazione dei possibili effetti sull’ambiente delle singole azioni di Piano, tenendo presente le criticità di sistema. La valutazione si è soffermata anche sugli aspetti propri della Valutazione di incidenza, i cui risultati sono stati riportati in un documento dedicato del presente documento e ad esso allegato. Sono stati valutati i possibili effetti della Variante stralcio “SPIAGGE” sulle varie componenti ambientali nell’ottica di rendere più efficaci le azioni di Piano. Il documento presenta le indicazioni da seguire in relazione al monitoraggio della VAS per il Piano. A corredo del rapporto ambientale vi è una sintesi non tecnica, comprendente gli aspetti maggiormente rilevanti emersi durante la valutazione e la sintesi dei risultati valutativi. Questo documento è suddiviso in 36 capitoli: i primi 25 riprendono il quadro ambientale e socioeconomico del territorio comunale di Grado; gli ultimi capitoli presentano la valutazione ambientale vera e propria, la coerenza con i piani settoriali e territoriali di livello superiore, il programma di monitoraggio del Piano.Il presente Rapporto Ambientale rappresenta un passo del processo di Valutazione Ambientale Strategica (di seguito V.A.S.) prevista dalla Direttiva 2001/42/CE e recepita a livello nazionale dal D.Lgs. 152/2006 e successive modifiche. La VAS ha tra i suoi obiettivi quello di “garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali durante il procedimento di adozione e di approvazione dei piani e programmi che possano avere impatti significativi sull'ambiente. Per Piani e Programmi che definiscono un quadro di riferimento per l’autorizzazione dei successivi progetti è prevista una prima fase di “verifica”, contenente le informazioni e i dati necessari all’accertamento di eventuali impatti significativi sull’ambiente conseguenti all’attuazione stessa del Piano, facendo riferimento ai criteri contenuti nell’allegato I. Lo scopo della presente relazione è dunque quello di mostrare in via preliminare i possibili impatti ambientali significativi conseguenti all’attuazione delle previsioni contenute nelle Varianti. Tale procedura di verifica (screening), assolve principalmente la funzione di filtro, per vagliare preliminarmente i contenuti. L’introduzione della VAS comporta un significativo cambiamento nella maniera di elaborare i piani e programmi, in quanto consente una riflessione sul futuro da parte della società e dei suoi governanti e nel contempo aumenta sensibilmente la prevenzione, evitando impatti ambientali, sociali ed economici negativi dovuti agli interventi previsti nel Piano o Programma. La valutazione ambientale strategica deve essere effettuata a monte, ed essere integrata il più possibile nel processo di elaborazione del Piano o Programma. a) Svolgimento di una verifica di assoggettabilità: questa fase ha lo scopo di verificare se il piano o programma possa avere impatti significativi sull’ambiente tali da richiedere lo svolgimento di una procedura valutativa. Si applica a piani e programmi non rientranti fra quelli per cui la VAS è obbligatoria. b) Elaborazione di un rapporto ambientale (R.A.): quest’atto è redatto a cura del proponente o dell’autorità procedente. Costituisce parte integrante del piano o programma e ne accompagna l’intero processo di elaborazione ed approvazione; nel R.A. devono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che l’attuazione del piano o programma proposto potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative (art. 13 D. Lgs. 4/2008). c) Svolgimento di consultazioni: l’informazione e la partecipazione alla VAS, relativa al piano o programma proposto, con annesso rapporto ambientale, sono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana e sul Bollettino Ufficiale della Regione o Provincia Autonoma interessata, affinché chiunque, pubblico o privato, possa esserne informato, prenderne visione e presentare osservazioni (art. 14 DLgs. 4/2008). d) Valutazione del piano o del programma, del rapporto ambientale e degli esiti delle consultazioni: l’autorità competente, svolta l’attività istruttoria ed acquisita e valutata tutta la documentazione presentata, le osservazioni, obiezioni e suggerimenti, esprime il proprio parere motivato in senso favorevole o meno all’attuazione del piano o programma, oppure può portare alla revisione del piano o programma proposto (art. 15 DLgs. 4/2008). e) Espressione di un parere motivato (decisione): Il parere motivato, insieme al piano o programma ed al rapporto ambientale e a tutta la documentazione acquisita nell’ambito della consultazione, costituisce laacqua distillata si ricorre al processo della distillazione, che consiste nel far bollire l'acqua, raccogliendo successivamente l'acqua condensata dal vapore acqueo per raffreddamento.[2][3] I sali contenuti nell'acqua non evaporano per cui dalla raccolta del condensato si ottiene acqua con un contenuto di sali estremamente basso. Scartando la frazione iniziale di acqua evaporata, si ottiene inoltre un'acqua con un basso contenuto di gas volatili.[3]

Lo strumento usato in laboratorio è detto "tubo di Liebig" ed è composto da un primo serbatoio ("caldaia"), in cui l'acqua viene fatta bollire, da un condensatore, e da un secondo serbatoio dove viene raccolta l'acqua distillata.



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17 luglio, 2021

il suo spazio è la laguna


 C’è qualcosa di ancestrale e terribile nell’acqua. Non ci pensiamo mai. Il grande terrore è di solito il fuoco, la fiamma che divora e uccide. L’acqua è la vita, il blu che distende ed abbraccia, la madre che disseta.

Invece l’acqua, come una matrigna crudele, è colei che ti avvinghia e ti toglie per sempre il respiro, l’onda che ti travolge e ti annega, ti abbraccia e ti trascina a fondo, la morte silenziosa e spietata.

Un gradese capisce a fondo la paura dell’acqua. Per i turisti è uno spettacolo la marea che sale. 

Ma per il gradese è qualcosa di assieme familiare e inquietante, un’ansia che si cerca di nascondere o di anestetizzare.

Grado non è una città sul mare. Le città di mare hanno confini precisi fra la terra e l’acqua. Ci vivono accanto, sono simbiotici con il mare, ma lui è lì e loro sono altro.

Grado no. Grado non è sull’acqua. Grado è acqua. Non c’è differenza, non c’è distanza. Ci è immersa dentro, sempre, come un’alga, come una medusa. Grado non ha terra, il suo spazio è la Laguna, le sue case sono pontili fissati su pali. Laddove altri hanno fondamenta di edifici e roccia, lei ha sabbia e acqua, appunto. Non ha consistenza, galleggia.

È il confine che manca. L’ansia viene da lì. Dalla consapevolezza che ciò che all’acqua si è strappato con l’inganno l’acqua lo potrebbe rivolere indietro. 

La marea non è uno scoppio d’ira, non è uno sgarbo, è il lento insinuarsi dell’acqua in uno spazio suo. E il gradese la guarda con il groppo alla gola con cui il debitore vede lo strozzino presentarsi alla sua porta per reclamare un debito.

E se non si ritirasse più? Se decidesse di riprendersi quello che le appartiene, la città, lo spazio, di rivolere ciò che è suo? Se volesse restare, tenersi tutto? Che le si potrebbe dire mai? Hai torto? Non puoi?

Grado è  città in cui gli abitanti sono ospiti di una padrona di casa eterna e capricciosa. Una divinità generosa, ma anche piena di bizze. Che sale sei ore, ogni giorno, e sei ore cala, con il suo ritmo infinito. Ma è pur sempre una divinità, e come tutti gli dei è altera ed imperscrutabile.

E allora, quando sale la marea e la Dea si manifesta e riprende possesso della sua città, gli abitanti per un attimo trattengono il respiro, pregando che non sia l’ultima volta. Pregando che lei, magnanima, alla fine restituisca loro le case, i campielli, le calli, che sono roba sua e non loro. Che si ritiri, restituendo loro Grado e doni a tutti il privilegio di viverci un giorno in più.


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16 luglio, 2021

i gradesi autoctomi e foresti

 Da studi demografici attendibili risulta che entro il 2050 i gradesi autoctoni scompariranno del tutto o comunque diventeranno numericamente inferiori ai "foresti".



Già ora il dialetto è in completa defaillance (termine derivato dagli occupanti francesi) e parlato interlacciato con termini in lingua o addirittura inglesi (a ricordo del rogo del Comun) e destinato a corrompersi sempre più visto che le mamme pretendono la parlata in


lingua dai loro pargoletti.


Qualcuno tenta ancora di difenderlo o perlomeno ricordarlo ma è sempre più complicato per le interferenze triestine e friulane nella parlata comune.


Fatto sta che, dopo la migrazione forzata di quasi 1000 nostri concittadini verso i comuni limitrofi causa i prezzi impraticabili degli immobili a Grado, l' età media si è alzata di colpo e quelli che possono dire "nato a Grado" ormai sono ben pochi.


Finirà che Grado antica e anche la storia della nostra infanzia saranno oggetto di studi di antropologia (a proposito ho collaborato con una ragazza veneziana che ha fatto una tesi di laurea sull'antropologia gradese) e di etnologia che faranno ricostruzioni ardite e fantasiose sulla vita sociale e culturale degli abitanti di questo lembo de " sabion" strappato al mare e abitato all'epoca da protoveneti romanizzati.


Diventeremo fantasmi, ricordi, memorie; a questo punto sarebbe bene, seguendo l'idea in corso a Venezia raccogliere il DNA dei pochi rimasti per eventualmente clonarli in futuro.











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15 luglio, 2021

l' emancipazione

 Continuando dal post di qualche giorno fa "Lo sviluppo turistico agli Albori"...


...ora l' Isola aveva tutti i servizi, i foresti incominciarono a costruire hotel, ville, giardini fioriti, il numero degli ospiti andò aumentando di anno in anno .....come i prezzi!
e finalmente gli indigeni del luogo, uscirono dal loro isolamento abbandonando la laguna, la pesca, il mare crudele.

Tutti scoprirono il turismo e......fu l'emancipazione per la nostra gente.
una nuova vita, l'emancipazione.

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13 luglio, 2021

le uova di garuse


 Sopra a tutto, intorno a questo lido, tante le conchiglie che il tempo ha mischiato,integrato con la sabbia, i nostri vecchio questo borgo edificarono il loro borgo;Grado.non c’è storia antica, non c’è vecchio muro che non sarà dato costruito con la sabbia dorata, filtrata dal sole e dalla salsedine……noN esiste altro impasto con le nostre conchiglie, con lr nostre scusse.

perché è così che si chiamano a gramole conchiglie….  le Scusse o ogni del signor, Peverasse, Caravoi….

tra un mattone e l’altro le chiese millenarie, le molte sono accompagnato da SCUSSE…




Nella preistoria, prima che nascessero forme codificate di religione, le conchiglie avevano grande importanza come amuleti, simboli propiziatori legati alla fecondità e alla vita. In questa simbologia che coinvolge l’acqua e la vita, complice il collegamento tra il ciclo riproduttivo di numerose specie di molluschi marini ed il plenilunio (a sua volta collegato alla data del parto), la conchiglia è vista in primo luogo come involucro protettivo dell’essere vivente e, nel Rinascimento, associata al concepimento per via dell’analogia conchiglia-perla.Uno dei valori simbolici più diffusi della conchiglia è proprio quello direttamente legato al sesso femminile, per la somiglianza ravvisata da molte popolazioni di tutto il mondo tra la base dentata della ciprea e i genitali femminili; esiste anche il collegamento al simbolismo pagano nel quale le cappesante  sarebbero un frutto con presunti effetti afrodisiaci, credenza che favorì la nascita del mito di Afrodite.


 Per questa ragione, probabilmente, presso molte popolazioni native (anticamente anche dell’area mediterranea), le donne portavano ornamenti con cipree per scongiurare l’infertilità ed i futuri mariti offrivano doni (spesso con forme falliche) adorni di queste conchiglie come pegno nuziale.In molte statue antropomorfe, le cipree sono poste in corrispondenza degli organi genitali.In Africa, presso l’etnia dei Kuba (popolazioni che fino a metà del 1900 vivevano nelle foreste equatoriali dello Zaire), il sovrano, denominato nyim, “re dei Bushongo e dio della terra” che possedeva poteri eccezionali di carattere sacro che metteva al servizio della comunità, inviava in regalo oggetti adorni di cipree alle donne gravide.La Cypraea tigris, che in giapponese è detta Koiasu-gai, conchiglia del parto facile, la quale viene ancora tenuta in mano dalle partorienti nell’arcipelago delle Ryukyu, nell’estremo sud del Giappone.Per il suo colore e la sua lucentezza, dai cinesi ai giapponesi alle nostre latitudini è associata alla luna e all’elemento femminile. La sua sfericità e la sua lucentezza ne hanno fatto il simbolo della perfezione.In Cina e in India per la durezza e lucentezza era simbolo d’immortalità. In Persia, la perla intatta era immagine della vergine e simboleggiava anche la modellazione primordiale della materia attraverso lo spirito.Dai cinesi e greci, fino agli ebrei, nel nostro medioevo, si riteneva che le conchiglie fossero fecondate dal fulmine e che le perle avessero il fulmine dentro di sé. Presso altri popoli era il tuono a fecondare le conchiglie.


 Secondo la simbologia cattolica, citata da  Giovanni Damasceno nel VII secolo d.C., “il fulmine divino è penetrato dentro la conchiglia più pura, Maria, e ne è nata una perla oltremodo preziosa, il Cristo”.L’associazione conchiglia-madre, perla-bambino è precedente e appartiene a tutte le culture.


 


Nell’antichità i simboli della perla e della conchiglia erano molto presenti. Degno di nota è anche il corallo, da sempre associato a significati esoterici. Con il suo colore intenso e positivo, il rosso,era considerato efficace contro il malocchio. E’ considerato un talismano potente, e ancora oggi si usa regalare ai bambini un cornetto di corallo in segno di protezione.   La perla nel nostro immaginario è sempre associata a qualcosa di raro, prezioso e nascosto perchè si trovano negli abissi del mare, e impossessarsene implica pericolo e notevoli sforzi. La sua purezza è malinconica e secondo la tradizione, regalare delle perle porta lacrime, sfortuna e disgrazia.La perla era uno degli elementi più importanti nell’abbigliamento delle donne romane di famiglia nobile.


La conchiglia ha uno stretto legame con il mare e di conseguenza con l’acqua in quanto elemento femminile, associata quindi alla fecondità. Il suo aspetto richiama l’apparato riproduttivo femminile, dunque si può accostare anche all’idea dell’erotismo e del piacere sessuale. La conchiglia rappresenta il tempo da dedicare alla riflessione sulla natura dei sentimenti corporei, morali, etici e spirituali: è il simbolo dell’introversione mentale e di temperamento spirituale. E’ anche l’emblema dell’illuminazione, della mente nobilitata, di chi sa come deve procedere.


L’alchimia invece, indica i valori iniziatici della conchiglia: Newton probabilmente indicava nel pellegrinaggio a Santiago, il primo viaggio degli aspiranti creatori della pietra. Molti pellegrini nel cammino usano ricamarsi una conchiglia nel mantello, in segno di protezione e riconoscimento.


Uno dei mondi più affascinanti e meno indagati della cultura tradizionale, è quello delle sostanze, degli oggetti e delle forme «anfibie», a cavallo tra due dei tre ambiti solitamente ben distinti e distinguibili: l’animale, il vegetale e il minerale. Nella sensibilità moderna la perla appartiene al mondo animale: tuttavia non ci stupiamo certo se nell’antichità e nel medioevo la vedremo ordinariamente associata a quello minerale e considerata, per la sua preziosità, una gemma.


La conchiglia Pecten Jacobaeus, perla e corallo fanno parte insieme con alcuni pesci del mondo simbolico desunto dalla vita marina. Un mondo misterioso, nel quale i tratti orridi (i mostri degli abissi ) e quelli meravigliosi si assommano. Come dice William Shakespeare nella Tempesta: «a sea-change into something rich and strange» (il mare trasforma in qualcosa di ricco e strano).La perla è importante nel nostro immaginario: qualunque cosa rara è «una perla», preziosa proprio per le piccole quantità contrapposte all’enorme preziosità. Dal concetto di prezioso segue il collegamento con il mito di Afrodite, la dea della bellezza: Afrodite nasce «dalla spuma delle acque» come una perla al centro di una conchiglia bivalve; e nel Vangelo di Matteo (13, 45-46), «il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra». D’altro canto, non va dimenticato che le perle si trovano nel fondo del mare e conquistarle costa fatica e pericolo.La loro purezza assume una sfumatura malinconica che rende la sua presenza inquietante: secondo le credenze popolari, regalare delle perle porta disgrazia; durante il romanticismo, questa credenza è stata accentuata e ne conserviamo una testimonianza nel celebre poemetto anonimo trecentesco inglese dove è narrata la visione della figlioletta morta, Margherita (Margarita è il nome latino della perla), da parte di un padre, fu chiamato Pearl dal suo editore ottocentesco, Richard Morris.


Di conchiglie, crostacei e molluschi forniti di corazza – ci sono anche le chiocciole, sia terrestri che marine – Plinio il Vecchio parla in una celebre pagina, il paragrafo 51 del Libro IX, un elenco ricco di delizie, scritto per i Romani, popolo golosissimo di frutti di mare. Lì si parla delle Veneriae, le «conchiglie di Venere» che «navigano, e offrendo la loro parte concava e opponendola al vento fanno vela attraverso la superficie marina», e dei «pettini», che «saltano e volano al di fuori delle acque»..


Nel  Physiologus (forse il primo bestiario dell’umanità, scritto in greco probabilmente nella seconda metà del II secolo d.C. ad Alessandria) è detto che, quando i pescatori vanno a pesca di perle, le trovano grazie all’agata attaccata a una cordicella. Tale pietra ha la proprietà di essere attratta dalla perla. Questa, da parte sua, si genera in questo modo: l’ostrica emerge dal mare nelle prime ore del mattino, e la sua conchiglia «apre la bocca, assorbe la rugiada celeste e il raggio del sole e della luna e delle stelle, e con la luce degli astri superiori produce la perla»


 


Nel mondo indiano la perla è figlia di Soma, la Luna, ed è protetta dai draghi nel fondo del mare; grazie a lei si possono preparare filtri d’immortalità.  La perla nata dalla rugiada è anche il simbolo dell’Immacolata Concezione.Essendo sferica è simbolo di perfezione, così come il rosario è il simbolo di una grande catena cosmica che lega tutto l’esistente. Non a caso nel cristianesimo e nel buddismo è la più perfetta delle preghiere.


Nel Medioevo si affermò il Cristo-perla, descritto da Friederich Ohlynel  saggio, Rugiada e perla  (ora raccolto in  Geometria e  memoria,   Bologna 1984). L’autore ricorda che «nella Chiesa primitiva – in Clemente Alessandrino, in Origene, e, splendidamente, in Efraim il Siro – c’è una vera e propria teologia della perla». In un testo gnostico fondamentale, gli Atti di Tommaso, esiste una pagina rivelatrice: il Canto della Perla, chiamato anche Canto dell’Anima; protagonista del testo è il Figlio del Re, disceso in Egitto, ovvero nel basso mondo, alla ricerca di una perla custodita da un tremendo serpente. Per questa discesa, il Figlio del Re è costretto a vestire una Immonda Veste (il Corpo, e forse i rimandi con i desideri e con gli impulsi, sono rivolti a riflettere sui corrispondenti lati negativi del simbolo), che abbandonerà solo dopo aver riconquistato l’anima (simboleggiata dalla perla), quando potrà risalire al Regno del Padre. È stato notato come questa teologia della perla abbia, nelle sue versioni gnostiche – in contatto con testi mandei e manichei – indubbie somiglianze con i miti della perla nel mondo indiano. Nell’Atharva-veda  è figlia di Soma, la Luna, ed è custodita dai draghi nel fondo degli abissi; trovandola si possono confezionare filtri d’immortalità (la perla sarà usata anche nella farmacopea medievale), e come detentrice del segreto dell’immortalità.


Nell’antichità e nel Medioevo la perla e la conchiglia sono presenti di continuo come vocaboli intensi, importanti, carichi di significato profondo.Insieme a loro, forse, dovremmo nominare il corallo: altra sostanza «marginale», animale-minerale, di grande rilievo nella simbologia e nella medicina tradizionale.Considerato – probabilmente a causa del suo colore, per un processo associativo di magia «simpatica» – efficace contro le emorragie e, ancora per il colore, fondamentale nella lotta al malocchio, un rametto di corallo compare sovente nelle effigi medievali e rinascimentali come appeso al collo del Bambino Gesù. E’ un amuleto potente, che si usava soprattutto per difendere i bambini: l’usanza di regalar loro un cornetto di corallo continua fino ai giorni nostri.


Fulcanelli segnala che:«le conchiglie di San Giacomo sono chiamate acquasantiere, queste grandi conchiglie, un tempo, servivano a contenere l’acqua benedetta, nome dato dagli Antichi all’acqua mercuriale; ancora oggi se ne trovano spesso in molte chiese rurali».Inoltre ci rivela che «le conchiglie servivano come distintivo ai pellegrini di San Giacomo. Agli inizi tutti i pellegrini sono a questo stadio. Devono compiere, con il bordone come guida e la merelle come distintivo, quel lungo e pericoloso viaggio di cui una metà è terrestre e l’altra metà marittima».Con il termine Pellegrino s’intende il neofita che si accinge a intraprendere la Grande Opera; come guida si serve del suo bordone, il lungo bastone simbolo della via lunga e che interpreta lo spirito, ciò che bisogna sempre tenere presente nella pratica, «nella notazione alchemica, qualsiasi barra o tratto, qualunque sia la sua direzione, è il segno grafico convenzionale dello spirito».Il viaggio terrestre e marittimo indica le due vie ermetiche. Quello terrestre è anche definito via secca, cioè priva d’illuminazione e intende la psiche prima della rivelazione che inizia a decifrare gli arcani dell’arte. La via marittima, detta pure via umida, si riferisce alla psiche dopo l’illuminazione che realmente inizia a compiere il Magistero.Il Maestro insegna che «utilizzando la via secca, rappresentata dal sentiero terrestre, seguito per primo dal nostro pellegrino, si giunge a esaltare a poco a poco, la virtù diffusa e latente, trasformando in attività ciò che era solo in potenza. L’operazione è compiuta quando appare alla superficie una stella brillante».Lo stesso si


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12 luglio, 2021

cosa fare di Attila

 -racconta Giovanni "Stiata" Marchesan nel suo Duemila anni di Sabione (Quasi una storia dell’Isola d’Oro), immaginando i pensieri del povero attila-.


" Cosa essere venuto a fare a cvi? Molto fango, poco mare... a cvi! C’è sabione, fil zanzare acva tu‚a co il sale. Indigeno del logo mangia solo fish in fogo Beve vein .. dopo criticare! Cosa essere venuto a fare cvi? A cvi , gente dormire presto Mattina subito suona campana Ua ..a me stufa! Poco vin.. niente birra No mangia carne, solo polenten E donna...dove essere donna da amare? Cosa essere venuto a fare a cvi?"


Dietro front e avani march, l’esercito Unno si avviò verso lidi  più buoni a grado non tornare troppo presto-


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11 luglio, 2021

La Calle Merlato


I sogni sono importanti aiutano a vivere, costano poco, anzi niente...

Allora facciamoli 'stì sogni, si possono avere "ad occhi chiusi o aperti, in piedi o stravaccati, in bianco e nero, in tecnicolor."

Ricordatevi nessun sogno è proibito...tutto è permesso in sogno! Tutto!.


Quando ero bambino sognavo di avere un paio di scarpe di cuoio, come quelle dei figli dei signori, quando le ho finalmente avute mi facevano un male cane e così son tornato a camminare scalzo, come d' abitudine, con le scarpe in mano, per mostrarle agli altri.

Questi sono sogni da povero. 


Ho letto da qualche parte che "Il sogno di oggi può essere la realtà di domani".

L' altra notte ho sognato che noltri graisani 'ndeveno duti d'acordo per "al ben del Paese"... si si! - Campa cavalo che l' erba cresse e l' acqua la cala! -

Come si può negare ai Comandauri dell' Azienda di sognare una stagione di caldo e che duri da Pasqua ai Santi e magari con meno personale da pagare per aggiustare così tutti i conti, e senza dover risolvere problemi di:

Nuove Terme, Arenile che scompare con sciroccali, fango incipiente, il pontile che sprofonda, locali che non rendono.


Come si può negare ai Signori Ristoratori di sognare clientele che spendano e spandano, non capiscano un tubo e paghino senza rompere le scatole con la tiritera " il pesce è fresco o congelato".


Un sogno poi non si nega a nessuno, non vogliamo mica negarlo a coloro che progettano di costruire un grattacielo in "Savial" o un Palazzo di Vetro vicino alle Chiese o addirittura al posto delle Chiese:


No! il sogno non nega nulla a nessuno e così continueremo a sognare.


Ma un' oltra volta!



-ricordo che questi sogni sono tratti e adattati da me da :

"storie di Giovanni Marchesan (Stiata)" 


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