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19 ottobre, 2010

Don Gigi



Io ritengo che don Gigi meriti di più di una accurata biografia e via, era uomo di sentimenti forti di fede granitica e affettuoso oltre ogni limite, in specie con noi Graisani, attaccato ai giovani e con una sterminata cultura che dispensava con grande accortezza senza farla pesare.

Leonardo, scrive:
Brevi ricordi: Domenica 4 luglio 2010 mentre Francesco Facchinetti del portatori della Madonna di Barbana lancia il suo “ in nome de Dio avanti” la processione via mare del Perdòn si ripete.
La banda civica intona l’Adagio numero Uno ( il ciuntata per noi gradesi), la gente applaude, le signore più anziane si inginocchiano al passaggio, i ritardatari cercano un posto in barca. Lo sguardo è rivolto verso prua, verso il molo molo, vicino alla “bita granda”.
La folla è tanta ma c’è un vuoto immenso, incolmabile manca “don Gigi “ ( monsignor Luigi Pontel).
Un momento di silenzio, alcuni sguardi si incrociano e nel silenzio collaborativo siamo alla ricerca di una risposta: al stà megio.
Al ritorno la musica non cambia: la banda civica continua con l’adagio numero uno , le rosarianti intonano i canti mariani, il profumo di incenso si confonde col salmastro, le ortensie benedette sono state strappate dall’ormamento delle imbarcazioni e fanno bella mostra accanto alla borsetta o vengono lanciate in mare a formare un scia colorata.
Sul molo ad attendere la statua della Madonna degli Angeli migliaia e migliaia di persone: ma non c’è Monsignor Pontel.
Don gigi, al zago ( il chierichetto ) il nomignolo gli era rimasto appiccicato per il suo tratto fanciullesco, per esser bambino al suo arrivo a Grado ( con monsignor Silvano Fain) un tratto da bambino che gli era rimasto sempre anche con l’avanzare dell’età.
Forse perché minuto, biondo con gli occhiali un po’ abbondanti, anche sull’altare con la sua vocina appariva come un zago poi il suo incedere dell’omelia scopriva quanto grande era ed è stato “dongigi”.
Quando lo si chiamava Monsignor si scostava, quasi irretito e riprendeva il sorriso quando il don gigi riparatore giungeva a voce piena.
Al zago. Certo che la leggenda metropolitana gradese lo voleva alle volte distratto, non ricordare un’orario o magari dove aveva parcheggiato l’automobile. Sfatiamo questo bel castello: la sua mente era sempre lucida e impegnata, i suoi presunti ritardi erano tutti giustificabili.
Ecco "giustificazione" mai sentito dalla sua voce, piuttosto si assumeva tutte le colpe con il suo immancabile sorriso e cambiando repentinamente discorso.
Attento nel mondo del sociale e politico, gran cultore della politica.
Dal letto di ospedale ci conferma che stava scrivendo un libro del passaggio sociale e politico di queste nostre terre.
Un peccato mortale non pubblicare i suoi appunti.


Certo che Leonardo gli voleva bene, io arredo il tutto per ricordarlo meglio con una foto di un momento ludico tutto sorridente e con i ragazzi del coro della scuola media di Grado.
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3 commenti:

Alien ha detto...

La storia siamo noi ...
e Don Luigi Pontel è un pezzo della storia di Grado e di noi tutti.

leonardo ha detto...

grassie Ennio

teti ha detto...

In ponta de pie volevo dedicai i gno pinsieri:

Anemo de cherubin,
zogelo per la gno tera,
la tova dolse favela
cuneva al ponentin.
Tu hà stiario i cavi
de zuvini tarlai,
de inviadia sofegai
...barufe dii nostri avi.
'Desso comò un refolo
tu scurli i gno pinsieri,
omini cussì viri...
perchè i sparisse in svolo?