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25 settembre, 2011

LIBERO COMUNE IN SERENISSIMA REPUBBLICA  


Proseguendo nell' escursus storico di Grado arriviamo alla fase successiva dei Patriarchi, alla fase Comunale e all'evoluzione di quelle forme di autogoverno locale che iniziate nel medioevo continuano con aggiustamenti vari sino ai giorni nostri.

Il prestigio del titolo patriarcale e la monumentalità delle basiliche e dei resti paleocristiani hanno sempre privilegiato lo studio della storia religiosa di Grado rispetto a quella politica e amministrativa.
E giustamente, perché dall'origine del patriarcato gradese agli inizi del VII secolo fino al XII, che segna il periodo più acuto della sua decadenza, la figura del patriarca riassumeva in sé oltre all'autorità spirituale anche il legame con il potere temporale, rappresentato prima dall'Esarca bizantino, ravennate, poi dal Doge di Venezia.
Eppure è estremamente interessante analizzare le cause dell'instaurarsi sull'isola di un libero Comune, come tanti certamente, piccoli e grandi, sorsero nel Basso Medioevo in Italia caratterizzati da forme di autogoverno, ma contraddistinto da una notevole autonomia locale nell'ambito del territorio soggetto alla Repubblica veneta.
Venezia non solo proteggeva politicamente e militarmente i propri domini, ma consentiva alle isole di antica municipalità una maggiore libertà legata alle consuetudini locali, realizzando una forma di federalismo molto decentrato, al punto non solo di riconoscere particolari privilegi alle isole fedeli, ma anche di tollerare usanze familiari e sociali talvolta in conflitto con le leggi della Repubblica.
Le ragioni di questo particolare trattamento riservato a Grado e ad altre isole e città della laguna e del litorale veneto come Caorle e Chioggia sono fondamentalmente storiche e geografiche.
La stessa conformazione di un'isola induce, con il suo "isolamento" appunto, a forme di autonomia e di leggi locali che si tramandano oralmente e che costituiscono il patrimonio culturale specifico di quella collettività.
A ciò si aggiunga per Grado il ruolo importante di intermediazione e di garanzia che ricopriva il suo patriarca non solo quando risiedeva a Grado, ma soprattutto quando dimorava stabilmente a Venezia e frequentava assiduamente il Palazzo Ducale: non si spiega diversamente l'interesse dimostrato dalla Serenissima per la nostra landa ormai deserta e priva di significati strategici e politici.
Numerose testimonianze epistolografiche conservate nell'Archivio di Stato di quella città attestano che la disponibilità di Venezia verso la fedele comunità gradese non venne mai meno fino al termine della sua dominazione.
Le principali fasi della storia del libero Comune gradese sono ampiamente documentate a partire dal XII secolo, allorché la sua massima autorità trasferiva definitivamente la sua residenza a S. Silvestro presso Rialto e il governo municipale dell'isola continuava ad essere amministrato da un gastaldo secondo il diritto consuetudinario; la sua piena affermazione è avvenuta nel secolo successivo, quando la reggenza fu affidata ad un podestà veneziano: il primo Conte di Grado è stato infatti Gabriele Barbarigo nel 1266.
Egli rappresentava la massima magistratura locale e riassumeva in sé una pluralità di funzioni, fatto abbastanza eccezionale rispetto a tanti altri liberi Comuni del Nord: non solo era podestà, ma giudice, amministratore ed esattore.
La durata del suo incarico risultava dapprima di 16, poi di 12 mesi, secondo il principio romano dell'annualità delle cariche pubbliche.
(da consigliare anche ai giorni nostri)
Presiedeva il Tribunale, intratteneva stretti rapporti con la Serenissima, indiceva e presiedeva le riunioni del nobile Consiglio, che deteneva il potere decisionale sulle più importanti proposte che riguardavano l'intera comunità, perché:
“L’isola dipendeva bensì da Venezia nelle cose d'interesse generale, ma conservava propria autonomia" (Caprin).

e la storia continua.....
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3 commenti:

Alien ha detto...

...bravo Enio, un bon lavor.
Ciao,

Ennio Pasta ha detto...

Allego questo commento di luciano Cicogna giunto via E-mail:

Avevo già visto quella bella vista di Venezia che hai pubblicata, è una miniatura anonima inglese circa 1400, rappresentante la partenza di Marco Polo da Venezia. La gente guarda a bocca aperta verso le navi in partenza, fra parentesi chissà cosa rappresentano i cigni, e si vede che non c’erano ancora le gondole. Tutti guardano inclusa una persona che si è fermata su un ponticello a Piazza San Marco su Riva Schiavoni che stava tornando a casa con una brocca di vino o acqua.

Bene, credo che Edward Munch abbia visto questa miniatura e, al di là della sua visione onirica, magari senza saperlo ci si sia ispirato. Ci sono vari elementi che indicano questa ipotesi: l’impostazione generale scenica sul ponte, lo stesso tipo di vestito: tunica lunga, il colore rosso del vestito che Munch riprende nel cielo, la grafica serpeggiante dell’acqua del canale nella miniatura ripresa dall’espressionista come motivo principale.
Chissà.

Ciao
Luciano

Anonimo ha detto...

Bravo Ennio! Due piccole chiose: la prima, il titolo di conte al rettore della Comunità gradese era dovuta al fatto che lui reggeva non solo la piccola nostra città, ma pure l'intera contea di Grado, in latino "Comitatus Gradi", ovvero il territorio della grande e ampia laguna; la seconda, stranamente il Caprin sembra ignorare i lavori di A.S. Minotto, pubblicati nel 1870, dove, nel capitolo riguardante Aquileja, Gorizia, Trieste e l'Istria, numerose sono le notizie riguardanti Grado e in particolare voglio ricordare quella sui nostri conti: cita, per esempio, il nome di uno di questi, presente a Grado già nel 1233 (Johannes Corino)e ricorda che nel 1240 tutti i podestà del Dogado(da Grado a Cavarzere) furono convocati a Rialto per giurare sui capitolari del Maggior Consiglio. Te saludo, B.