I Commissari della Laguna di Grado e Marano -Paolo Ciani, Gianfranco Moretton e infine Gianni Menchini - in dieci anni hanno proposto più e più piani di salvaguardia dell'ambiente lagunare.
Quanto amore, quasi soffocante.
In senso stretto, però,
«Sulla laguna sono in corso monitoraggi e misurazioni che porteranno, entro la fine dell’anno, alla creazione di un modello utile per lo sviluppo del piano di tutela»
Nel frattenpo le lagune di Grado e Marano, ecosistemi tanto preziosi da essere classificati quali Siti d’interesse comunitario e Zone di Protezione speciale dall'Unione europea, soffrono di conclamato inquinamento causato, fra l'altro, dall'apporto dei reflui di origine agricola, ma chi ha l'autorità per intervenire non riesce ad avviare urgenti ed efficaci misure di riduzione dei danni.
E' di qualche tempo fa la sentenza del Tribunale amministrativo regionale che accoglie il ricorso di una trentina di aziende agricole che si erano opposte a un provvedimento della Regione teso a limitare l'uso di concimi, soprattutto azotati, nel territorio della bassa pianura friulana, ritenuti responsabili di contribuire all'inquinamento delle acque della laguna di Grado e Marano.
Curiosa la motivazione della sentenza che gioca sull'equivoco evidenziato dalle aziende agricole: non solo loro inquinano ma anche le industrie affacciate sull'ambiente lagunare, salomonicamente, la corte non evidenziando responsabilità dimostrate se ne frega del dolo all'ambiente e burocraticamente bacchetta la Regione che non ha accertato con chiarezza le responsabilità.
Cornuta e mazziata, la Laguna eh!
Frattanto,al capezzale delle lagune da oltre 10anni si sono affannati (a caro prezzo per la Comunità) una serie di Commissari ministeriali (vedi sopra) per il superamento delle emergenze ambientali, in uno strano clima, ben poco aderente a quel percorso di partecipazione e condivisione necessario.
Ora hanno deciso che basta, dopo dieci anni e più di 130 milioni di euro spesi è finita l'emergenza.
Ma la nostra Laguna continua ad essere impercorribile, applicare il Protocollo per Venezia che consente entro certi limiti lo scavo e il posizionamento in loco dei fanghi, senza considerarli a tutti i costi rifiuti speciali, non si può fare costerebbe troppo poco in consulenze, studi ed esperti costosissimi e forse sarebbe perfino troppo efficace risolvendo in un colpo l'emergenza.
Tutto ciò naturalmente mentre le dichiarazioni di amore per lo straordinario ambiente naturale delle lagune si sprecano fino a livelli ossessivi e possessivi.
Un amore, si può ben dire, quasi soffocante.
Sembra un cappio!
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