«Governare un paese povero», spiega un docente di Economia della Depressione a Milano, «è il sogno di ogni ministro delle Finanze.
Meno pretese, meno illusioni, più rassegnazione.
La gente deve smetterla di rovinarsi la vita con questa assurda mania del benessere».
Uno degli obiettivi che stanno tentando di raggiungere in questo nido aulico di teste d'uovo della new Economy è la fucking tax.
Vediamo insieme il ragionamento.
Quanto costa alla collettività ogni atto sessuale?
Se si calcolano il consumo d’acqua per le abluzioni pre e post, l’usura delle molle del materasso, la perdita di redditività per un periodo che in media, compresi i preliminari, sfiora i dieci minuti, si arriva a un costo intorno ai trenta centesimi.
Moltiplicandoli per l’intera popolazione italiana e per il numero dei rapporti, ne esce una cifra impressionante.
Ecco dunque l’idea della Fucking Tax (imposta sulle attività sessuali effettivamente portate a compimento).
Solo trenta centesimi per ogni rapporto, un’inezia per il contribuente, una miniera d’oro per lo Stato.
In discussione le forme di riscossione:
Vale l’autocertificazione oppure è meglio applicare gli studi di settore?
Sarà possibile forfettizzare, come chiede l’associazione dei bagnini?
E per le pippe, sono previsti sconti?
Dure polemiche per l’ennesima esenzione totale concessa alla Chiesa.
4 commenti:
Serve un Ispettore...?
al stesso ragionamento valarave anche pe'i lavuri de man e de deo??
tutto verrà valutato con attenzione e pignoleria
della serie... "spaccheremo il pelo in quattro"
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