In questi momenti di cattivo tempo lo stare a casa ti spinge a scartabellare tra i ricordi e tra i tanti mi è capitato tra le mani questa memoria scritta da Leonardo Tognon che tratteggia lievemente la figura cara di don Gigi.
Sono passati due anni e qualche mese dalla scomparsa di Don Luigi Pontel.
Don Luigi era uomo
di sentimenti forti, di fede granitica e affettuoso oltre ogni limite,
in specie con noi Graisani, attaccato ai giovani e con una sterminata
cultura che dispensava con grande accortezza senza farla pesare.
Ho pensato bene di ricondividere con tutti il ricordo di un uomo caro a tutti a Grado e che non deve essere dimenticato.
Leonardo, scrive:
Brevi
ricordi: Domenica 4 luglio 2010 mentre Francesco Facchinetti del
portatori della Madonna di Barbana lancia il suo “ in nome de Dio
avanti” la processione via mare del Perdòn si ripete.
La banda civica
intona l’Adagio numero Uno ( il ciuntata per noi gradesi), la gente
applaude, le signore più anziane si inginocchiano al passaggio, i
ritardatari cercano un posto in barca. Lo sguardo è rivolto verso prua,
verso il molo molo, vicino alla “bita granda”.
La folla è tanta ma c’è un vuoto immenso, incolmabile manca “don Gigi “ ( monsignor Luigi Pontel).
Un
momento di silenzio, alcuni sguardi si incrociano e nel silenzio
collaborativo siamo alla ricerca di una risposta: al stà megio.
Al
ritorno la musica non cambia: la banda civica continua con l’adagio
numero uno , le rosarianti intonano i canti mariani, il profumo di
incenso si confonde col salmastro, le ortensie benedette sono state
strappate dall’ormamento delle imbarcazioni e fanno bella mostra accanto
alla borsetta o vengono lanciate in mare a formare un scia colorata.
Sul molo ad attendere la statua della Madonna degli Angeli migliaia e migliaia di persone: ma non c’è Monsignor Pontel.
Don Gigi, al zago ( il chierichetto ) il nomignolo gli era rimasto
appiccicato per il suo tratto fanciullesco, per esser bambino al suo
arrivo a Grado ( con monsignor Silvano Fain) un tratto da bambino che
gli era rimasto sempre anche con l’avanzare dell’età.
Forse perché
minuto, biondo con gli occhiali un po’ abbondanti, anche sull’altare con
la sua vocina appariva come un zago poi il suo incedere dell’omelia
scopriva quanto grande era ed è stato “dongigi”.
Quando lo si
chiamava Monsignor si scostava, quasi irretito e riprendeva il sorriso
quando il don Gigi riparatore giungeva a voce piena. Al zago. Certo che
la leggenda metropolitana gradese lo voleva alle volte distratto, non
ricordare un’orario o magari dove aveva parcheggiato l’automobile.
Sfatiamo questo bel castello: la sua mente era sempre lucida e
impegnata, i suoi presunti ritardi erano tutti giustificabili.
Ecco
"giustificazione" mai sentito dalla sua voce, piuttosto si assumeva
tutte le colpe con il suo immancabile sorriso e cambiando repentinamente
discorso.
Attento nel mondo del sociale e politico, gran cultore della politica.
Dal letto di ospedale ci conferma che stava scrivendo un libro del passaggio sociale e politico di queste nostre terre.
Un peccato mortale non pubblicare i suoi appunti.
Ecco, gli appunti, bello sarebbe conoscerli e quindi l'invito a chi vi ha accesso di pubblicarli in qualche modo.
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