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21 gennaio, 2013

Ancora Festival?

 E' stato postato sul blog un commento a proposito del Festival (vedi cliccando qui il link):

Anonimo ha detto:

...È stato molto apprezzato – prosegue la nota verbalizzata - anche l’affinamento linguistico dei testi, e l’uso di lemmi anche desueti, che però racchiudono in sé la storia e la vita gradese, e rappresentano una memoria fondamentale per non smarrire l’identità della comunità isolana attraverso i secoli.
Beh, sicuramente il lemmo più desueto in assoluto è "soravento e buora". Talmente desueto che in gradese questo modo di dire non esiste e non è mai esistito.
Propongo a quelli del festival di stabilire che prossimamente i testi dovranno essere in italiano, essendo la commissione esaminatrice gravemente impreparata nel valutare le forme del dialetto gradese.



Il commento presenta una punta polemica con però le caratteristiche modalità graisane del "va vanti tu che a me vien de rie" e cioè anonimamente e sicuro che quello che si afferma è vangelo.
Potevo lasciarlo dovè e non pensarci ma mi secca e per cui lo metto qui in bella mostra per parlarne serenamente e senza vis polemica.

Vediamo il lemmo  "soravento e buora" tu caro anonimo dici che non esiste, 
beh! non è vero è consuetudine tra i pescatori per indicare il lato di accosto dell' imbarcazione esclamare "'ndemo soravento o sotovento " la buora in questo caso indica chiaramente l' est che è la direzione da cui proviene, 
 a volerti concedere qualcosa, ma può essere un semplice refuso, quella "e" andrebbe sostituita con una "a" per rendere più agibile il titolo oppure semplicemente tolta lasciando così "soravento buora" che indica l' Est.
Poi perchè mai scrivere i testi in italiano, non credo che sia questo il senso del Festival che fa della conservazione della nostra parlata la sua ragione di esistere;
e ancora, decidi tu per tutti che la commissione giudicatrice (immagino dei testi) è gravemente impreparata e non ti firmi neanche per dire da che pulpito arrivano tali affermazioni.

Sparlarci addosso è un costume gradese dalla notte dei tempi però il Festival della Canzone è una cosa a cui in un modo o nell' altro teniamo tutti perchè mai denigralo stupidamente?


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5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non c'è nessuna vena polemica nel post,caro Ennio.
Tant'è vero che la tua stessa spiegazione -con la quale peraltro concordo pienamente- non fa altro che rafforzare quanto da me detto precedentemente.
E' proprio quella "e" tra le due parole che è la pietra dello scandalo,per così dire...

Ripeto, il lemmo "soravento e buora" NON ESISTE in gradese. L'unico corretto è soravento buora, del quale hai già dato spiegazione benchè parziale.
Sarà pure lecito esprimere una critica alla commissione esaminatrice, soprattutto se essa ha come presupposti e fine la difesa della corretta parlata gradese,purtroppo ormai destinata ad una rapidissima estinzione.
Quello che secondo me non va proprio è che non possiamo continuare a riempirci la bocca di sbruma,scusse,buora,palù e corcai e poi assistere ad errori così madornali e passarli sotto silenzio per non si sa quale motivo.

Non è per nulla grave l'errore degli autori,potrebbe anche essere stata una svista.
E' grave l'errore della commissione,che dovrebbe avere più conoscenze di quelli che vengono esaminati.
Forse tutto ciò è solo un segno dei tempi che corrono e del degrado (a questo punto anche dialettale)che il nostro paese sta vivendo...
Eh, già... Un paese di finti residenti,finti gradesi, finto dialetto,finto mare pulito,finta politica,finto tutto!

Un paese finto in tutto e per tutto...
Un paese di gente che per paura non vuol vedere.
Un paese di...struzzi.

Struzzi? Forse ci manca una Emme nel mezzo..

Mi devo scusare col gestore del blog per non essermi firmato nel post precedente, è stata una dimenticanza alla quale ci metto prontamente una pezza.

Mi chiamo Damiano Marchesan, figlio di Gianni Cavalin e di Anna Panada.

Ah, dimenticavo.. Chiunque mi può dare lezioni su tutti gli argomenti della vita, e sinceramente ne avrei pure un gran bisogno...

Ma vi prego di non insegnarmi da che parte arriva il vento, o sulle locuzioni gradesi legate all'argomento.

nevio scaramuzza ha detto...

non vorrei passare per ignorante del dialetto graisan, ma prove alla mano il titolo che accompagna il testo e la musica è: Soravento buora. Grazie per questa oppportunità che il signor Damiano offre, credo per chiarezza verso i lettori di "sussurri de le cube", di non essere chiamato in difesa della parlata graisana. Grazie anche ad Ennio per il contributo, apprezzatissimo, letterale e del tradizionale uso o disuso di certi lemmi, che piaccia o no sono parte di rilievo della graisanità. Diverso mi smbra il contenuto nelle precisazioni, comunque lette con attenzione. Personalmente, con i miei 60 suonati, non ho la pretesa di insegnare nulla a nessuno, anzi ho sempre da imparare dagli altri, giovani compresi. Comunque ben venga la critica purchè costruttiva. Una considerazione finale al mio sproloquio: se è già così vivace l'attesa, insieme credo possiamo dire: sarà un festival all'altezza di un sano spettacolo canoro, all'interno della competizione; al bando i colpi bassi. Mi firmo da cittadino che non vive in un paese finto che ha il coraggio diguardare in faccia la gente in un paese che spero non si riconosca con gli struzzi (con o senza la n). Anche per me nulla di personale ma credo che chiamato in causa per un errore di trascrizione, testimoni alla mano,ci consente di esprimerci, in piena libertà, che "non è star sopra un albero". Conunque "mètese sòra o sòto vento xe un'espression marinara, se dopo al xe riferio a un vento duminante alora.....(sic!)Grazie Damiano, in alto la critica e, "dèmosse una man a vive megio stò paese, speçialmente ne 'l esse propositivi, forsi a l'ora i strussi i tignarà fora la zuca.

nevio scaramuzza ha detto...

Ho scritto di getto senza salvare mi dispiacerebbe aver perduto il post.

leonardo tognon ha detto...

Ringrazio e rispondo personalmente Damiano, senza voler insegnare nulla a nessuno e con lo spirito critico e aperto che contraddistingue il Festival: alla commissione selezionatrice nulla deve essere imputato il titolo del brano è Soravento buora, la congiunzione è rimbalzata (forse) nella stesura iniziale degli appunti poi corretta. Quindi ancora un plauso alla commissione. Se qc'è stato un errore lo si deve attribuire alla trascrizione sul pc e quindi, senza problemi mi assumo la responsabilità organizzativa sul controllo finale, magari giunto solo in ritardo. cadendo il presupposto non cambia la voglia di rispondere anche al tuo conseguente commento. Nessuno mette la testa sotto la sabbia, i temi della realtà gradese spesso il festival li ha anticipati, riascoltando diverse canzoni ritroviamo quanto riporti con le tue affermazioni condensate in degrado. Anche il dialetto, la nostra parlata potrebbe, affermo personalmente, potrebbe subire questo degrado ed è per questo che cerchiamo mantenendo in vita il festival di dar voce e coinvolgere ( giovanissimi e meno giovani) all'appuntamento annuale. Stampare un libretto, un cd, un video coinvolgere una esercito di volontari per il nome del graisan penso non sia da condannare. apprezzo molto la rabbia e le argomentazioni esposte tuttavia alla ricerca dei colpevoli è nel festival la voglia di far qualcosa e farlo bene accettando le critiche e su tutto i suggerimenti. Non condividi la generalizzazione delle colpe: non tutti i residenti sono finti di conseguenza esistono quindi i graisani con il loro dialetto ( elemento vivo che ha un momento di inizio la nascita, un percorso di vita " le trasformazioni frutto della trasformazione della società"* bel argomento e alla fine qualcuno dice che ci sia la fine la morte...-
Ti ringrazio e mi scuso per l'errore e sempre disponibile ad accogliere suggerimenti...NB anni or sono con la scusa di una breve registrazione abbiamo parlato per diverse ore con tuo padre e Ciano...una lezione di vita. Si di vita perchè allora come ora, parlando solo di festival ho scoperto che è il medesimo spirito motivazionale che anima gli autori, i temi sono frutto del vivere a Gravo. l'abilità e le qualità degli autori fa la differenza.grazie leonardo

Anonimo ha detto...

IL DISCORSO SUL DIALETTO GRADESE E QUALE SIA QUELLO DA USARE è SEMPRE UN ARGOMENTO DIFFICILE E ESTREMAMENTE IMPEGNATIVO COME OGNI DISCORSO SULLA LINGUA O DIALETTO (RICORDIAMO I DIBATTITI SUL VOLGARE DA DANTE A PIETRO BEMBO ALLA CRUSCA). CIò VALE ANCHE PER IL DIALETTO GRADESE CHE è TRAMANDATO ESSENZIALMENTE IN MANIERA ORALE FINO AI TESTI DI SCARAMUZZA E MARCHESINI CHE PRESI INSIEME MOSTRANO GIà LORO UNA GRANDE DIVERSITà LESSICALE E SINTATTICA. POI C'è LA SCELTA DI ANCORARE IL GRADESE ALLE FORME ARCAICHE E RENDERLO COSì UN DIALETTO MORTO O APRIRSI ALLE CONTAMINAZIONI MODERNE E AFFIDARSI ALL'EFFETTIVO PARLATO(SFIDO CHIUNQUE A TROVARE UN GIOVANE GRADESE DIRE "VOGI" O "ARCUMBé"). DA PARTE MIA PENSO CHE IL FESTIVAL POSSA ESSERE UN UTILE MEZZO PER CONSERVARE IL DIALETTO MA OFFRIRE ANCHE UN LABORATORIO SULLE MUTAZIONI DEL NOSTRO DIALETTO, ESSENDO QUESTE MUTAZIONI ANCHE SIMBOLO DI UN DIALETTO VIVO. MOLTI AUTORI DEI TESTI SCELGONO CONSAPEVOLMENTE LA FORA MODERNA PUR CONOSCENDO LA FORMA ARCAICA PER AVVICINARSI ALLA REALTà DEL PARLATO, COSì MOLTE VOLTE SI SCIEGLE OCI PER VOGI. pER QUANTO RIGUARDA GLI STRUZZI NON SEMPRE GIOVA GENERALIZZARE. PER QUANTO MI RIGUARDA HO PIù VOLTE SCRITTO E PUBBLICATO SUL DIALETTO GRADESE IN VARI LIBRI E RIVISTE SPECIALIZZATE DANDO MATERIALE PER LA CRITICA E NON SOLO. QUINDI CERCANDO DI ESSERE PROPOSITIVO METTENDOCI NOME E FACCIA CERCANDO DI ESSERE MENO STRUZZO...
MARCO GIOVANETTI