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20 gennaio, 2015

Confessioni di un Italiano

La storia del turismo gradese parte dalla fine del 1800, ed è vero per quanto riguarda il turismo mercantile o moderno, ma Grado e i suoi lidi ospitarono vari personaggi politici e culturali ben prima.

Uno di questi, all'epoca poco conosciuto, era Ippolito Nievo imparentato con i Colloredo di Montalbano che avevano una residenza estiva a Belvedere e nel 1856 passò a Grado una ventina di giorni.

Giovane di 25 anni, sognatore, irrequieto, letterato in erba, poeta e ardente garibaldino (fu uno dei mille) scrisse in quel periodo alcuni racconti (Le maghe di Grado) dedicati alle sue cugine le Contessine Cassis; dei racconti in forma di diario arricchiti da disegni. (nella foto Piazza Grande)

Certamente la Grado dell'epoca non lo impressionò più di tanto se descrisse i casoni come:
 "un gregge confuso di anfibie catapecchie" e il campanile lo definì "scamiciato con su la cima un angelo che perde ora una penna ora un dito".
"Grado, squallido renaio tra mare e laguna, povero nido di un'idioma tra il veneto e il friulano, che da quello ha la dolcezza e la sonorità e da questo ritrae alcuna somiglianza col latino"... così scrive all'inizio il Nievo ma conclude con:
"venga il desiderio di cercare per quei lidi quanti io vi trovai, certo che ne torneranno edificati della piacevolezza del soggiorno, della comodità dei bagni e della cortesia degli abitatori"

Rivelando la sua origine anti imperialista e anti clericale descrisse la fastosità della Basilica di S.Eufemia creata a spese dei sacrifici dei pescatori fedelissimi.

L'autore riportò i suoi appunti nel romanzo che lo consegnò alla storia della letteratura italiana:
"Le confessioni di un Italiano" 


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