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30 gennaio, 2018

Fans Club


I Fans Club, chi non si è mai iscritto a un fans club?


La passione per il pallone, l'obbligatorietà della scelta di campo, l'appartenenza al branco che da forza collettiva, le tradizioni familiari (sic!) tutto porta nella direzione del fans Club.

A Grado il fiorire dei club ha portato nel passato a vere e proprie squadre di calcio che affrontavano i club avversari o amici a livello regionale, con alla fine grandi feste che da sole valevano l' iscrizione.
Anche i poeti venivano scomodati e utilizzati per celebrare le glorie dei Club.
Uno dei più frequentati ed animati era il Triestina Fans Club a cui il Poeta, in occasione dell' inaugurazione della nuova sede, ha dedicato questo sua lirica:
            
come già ebbi l’onore di recitare alcuni versi del nostro poeta concittadino Edi Tonon 
in occasione dell’ apertura del Torneo di calcio “Città di Grado”,
oggi, mi ripeto onorando così con questi meravigliosi versi che stò per leggervi, uno dei più rinomati “club” della nostra regione, anche perchè la triestina pur militante un una serie cadetta, vuole essere una bandiera di altissimo gradimento per la nostra simpatia. 
                                                                                                    il Presidente

Agli amici della “Triestina - Club” - Grado


Non ci son più COLAUSSI  e PASINATI
SPANGHERO, PETRIS, ROCCO, nomi amici
dei tifosi del nostro sodalizio
a ricordo di tempi più felici.

Ora c’è SCHILLIRO’,  TRUANT, D’ALESSI,
CANTAGALLO, portiere che non falla,
e che il suo canto di vittoria porti
gli alabardati nuovamente a galla.

Questa è la nuova “SEDE”, e sia foriera
della conquista di futuri allori,
per la passione tanto travolgente 
che anima da sempre i nostri cuori.

La serie “A” è lontana, forse un mito
ma il tempo è generoso, e con amore 
si deve lavorar per quella meta,
il grande sogno di ogni calciatore.

Amici, grazie d’essere venuti,
la prossima partita è ormai vicina
e tutti sentiranno dagli spalti
il nostro grido: “FORZA TRIESTINA”.


Grado, lì   1972                                           Edi Tonon




Mi perdoneranno gli altri Club ma ho solo questa foto della  squadra della Juventus Club. (qualche anno fa)! 
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28 gennaio, 2018

Vecchiaia


Sono giorni questi che dovremmo evitare di usare  tutti i mezzi di comunicazione perchè va in onda su tutti i canali il triste spettacolo dei politici preoccupati delle loro poltrone e, per farlo, ci vogliono far credere, strillando "guarda come sono stato bravo", che sono preoccupati del nostro futuro, prendendoci per il culo.


Parlando per me, il mio di futuro ha un raggio d' azione ormai limitato e  i pensieri vanno sempre alla memoria,  rievocando la giovinezza, le belle ragazze, il tempo dei  balli pomeridiani, i bagni e le feste in Laguna, qualche volta con tristezza pensando al futuro dei miei ragazzi.

Più si invecchia meno si è sicuri rispetto a un sacco di cose, ma  è difficile stupirmi  e questi tizi che strillano di pensare al "ben del Paese" non lo fanno di certo.

"La vecchiaia vorrà dire in noi, essenzialmente, la fine dello stupore. 
Perderemo la facoltà sia di stupircisia di stupire gli altri
Noi non ci meraviglieremo più di nienteavendo passato la nostra vita a meravigliarci di tutto; 
e gli altri non si meraviglieranno di noi, sia perchè ci hanno già visto fare e dire stranezzesia perchè non guarderanno più dalla nostra parte.
L'incapacità di stupirsi e la consapevolezza di non destare stupore farà si che noi penetreremo a poco a poco nel regno della noia."
Ginzburg


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26 gennaio, 2018

Varianti di Cromazio


Ho letto recentemente di alcune modifiche  (miglioramenti ovviamente)  all' interno della Basilica di S.Eufemia non sempre capite ed apprezzate dal vulgo (popolino) ignorante.
E' un storia che si ripropone da ormai molti secoli  causata dalla differente visione e sensibilità dei curatori di anime graisane presenti al momento.

Giovanni "Stiata" Marchesan  descrive con questa lirica la situazione vista dal Vescovo Cromazio, un antesignano dei palazzinari moderni che  già "milecinquesentoani fa" con astuzia volle aggirare le norme edili:
                                                                              
                                                                                 Cromazio
Vescovo de Aquilegiantica
sarà za passao
un milecinquesentoani..
al se ha pensao
de fa una Ciesa pè i graisani
prima che Attila rivessa.
E cussì, l'ha fato
la "Ciesa de le Grassie"
Una Belessa!

Però..Però!..

Se anche se trateva "di Sacro Luogo"
L' aquileiense Vescovo
no l'ha possuo andà
oltra de una certa altessa.
Par che za a quii timpi
la lege no lo permetessa..

'Lora
ispirao dal Sielo
in quatro e quatroto
al s'ha pensao Cromazio
de fa un quartier de soto.
-se 'ndè drento a quela Ciesa
a drita
fra le colone ze 'na bariera.-
E la
podè veghe un pavimento de mosaico
giusto 3 metri sototera!
...

Ecco la Legge Cromazio...40 punto 8
"Quel che no se pol fa per alto
se faga de soto!"
Firmato:
Agenzia Immobiliare "Ferro Cemento"
Cromazio
L'Agenzia inventa spazio!..


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24 gennaio, 2018

Cara Giulia


Non potranno mentire in eterno.
Dovranno pur rispondere,
prima o poi,
alla ragione con la ragione,
alle idee con le idee,...
P.P.Pasolini

 


La povera Iulia (familiarmente) Giulia Felix  fa bella mostra di se attore principale a Trieste in un bellissimo scenario espositivo.
Noi sudditi gradesi che l' amiamo molto siamo grati comunque perchè almeno la valorizzano e la fanno conoscere in giro togliendola dallo sgabuzzino polveroso dove l' hanno confinata a Grado.
Ciao Giulia


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22 gennaio, 2018

Vaaa...Festival VAAAA....


Un Update per pubblicare l' ordine di esecuzione delle canzoni ammesse al Festival con annesso comunicato stampa:


 52° Festival della Canzone Gradese – 

Nel segno della tradizione, l’associazione culturale Quelli del Festival della Canzone Gradese, tenendo quindi fede agli impegni assunti ha celebrato l’Balo de le graisane ( le carte da gioco del maestro Dino Facchinetti ) il momento del sorteggio che determina l’ordine di esecuzione dei brani prescelti dall’attenta Commissione selezionatrice , che il 17 marzo 2018 al Palacongressi di Grado daranno vita alla 52° edizione festival della canzone GRADESE nato nel lontano dopoguerra: 1946. 
Il sorteggio che si rifà alla tradizione della Regata quando venivano sorteggiati gli equipaggi e le zone di pesca.

Dieci le finaliste (due riserve) che daranno corso al momento tradizionale della comunità ideato nel 1946 dalla cooperativa Pescatori Grado grazie alla lungimiranza e passione di Giacomo Zuberti: il papà del Festival. 
Ogni anno la curiosità è legata alle novità per poi ricadere sulla fase di legame inscindibile con la trazione , questa la traccia culturale di Quelli del Festival della canzone Gradese: innovazione nel rispetto della tradizione.
Saranno come sempre gli spettatori a eleggere le migliori canzoni con il voto determinante in sala la sera del 17 marzo.

Una giuria insindacabile quella dei presenti in sala proprio per eleggere la canzone regina e ricordiamo che nel 2017 le canzoni gradesi si sono imposte anche nel Festival regionale del Friuli Venezia Giulia (‘Da l’oltra parte del vero’, parole e musica di Andrea Marchesan ed eseguita da Eleonora Franzin Michele Lugnan)e hanno conquistato il titolo del Triveneto ( 'La fiaba del Mar', per la parole di Gian Marchesan ed eseguita da Gianni Camuffo, Eros Gregori e Gian Marchesan) nel segno davvero di un impagabile successo.

Difficile ripetersi ma gli autori cercheranno davvero di eguagliare: alcuni autori sono degli esordienti, qualche presenza di non gradesi “foresti” che amano la nostra isola al punto di impegnarsi con brani rigorosamente presentati in gradese, altri graditi ritorni ora inizia la corsa per ricercare il cantante che possa interpretare al meglio i brani finalisti. 
Oltre al titolo di canzone regina il palio il Premio Graisani nel mondo ( speciale riconoscimento da parte di una giuria composta da gradesi che vivono all’estero), il Premio Qualità, Premio Cooperativa Pescatori Grado – che sostiene il Festival sin dalle origini-, nonché altri riconoscimenti. Comune di Grado, Cooperativa Pescatori, Fondazione CariGo, Regione FVG sostengono e supportano il Festival che con attenzione l’associazione culturale Quelli del Festival organizza avvalendosi per la parte musicale in della professionalità di Roberto Montanari e di Audiomark.

ordine di esecuzione

1.     L’Aquilòn                          (Stefano Zentilin – Monica Maran)
2.     Zente Nostra                    (Gian Nicola Corbatto)
3.     In mezo al sielo                (Nicola Grigolon – Carlo Marzaroli)
4.     Ricordo de na voze          (Sara Polo – Silvia Pierotti)
5.     Re che no son più            (Stefano Dovier – Alessandro Marchesan)
6.     Una Parola in più                         (Giulia Daici)
7.     l muro                              (Andrea Marchesan )
8.     La medagia                       (Damiano Marchesan – Andrea Marchesan)
9.     Spiega ‘l vento                 (Riccardo Gordini)
10.  Siroco e sal                       (Alessio Gratton – Marzio Corbatto)

RISERVE ( La fontana ‘ngelagia;  Vogio ‘l Petrolio)

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Sogno o incubo de Sior Antonio Merlato


L' immagine di "Grado in sogno blù" è di Renzo Degrassi

 "Sior Antonio Merlato"  ha sognato, dopo una serata di libagioni cospicue la de Tanori, che a Grado è stato trovato il petrolio in quantità tale da risolvere i problemi di tutti, popolazione e territorio.
Resta il problema del che fare del futuro di Grado che ci vede tutti ricchi:
Sior Antonio, borbottando in sogno al pensa:


Che sia bandito il turismo dall' Isola...che il forestiero stia a casa sua...se ne vada dove gli pare.
L' Isola agli isolani, basta affittar camere. Ritorniamo nella Palude, ognun per se e Dio per tutti.

Poi Sior Antonio, nel sogno, passa ad una visione più pragmatica del futuro:

Sistemeremo il Paese! Trasformeremo le Imprese e gli Studi Edili in Società Grandi Demolizioni. Dinamismo e rapidità d' intervento sarà il loro motto.

Dopo la Villa Teresa demoliremo tutto, per noi indigeni il Paese anni trenta basta e avanza.
Pineta City con annessa buca sul fango che si ostinano a chiamare spiaggia, ridiventi bosco...anzi Taroto e CittàGiardino sia trasformata in una ridente piantagione di "Fiuri de Tapo" "tamarisi e grule varie...Belo!"

Però - Sior Antonio si agita - cò duta sta richessa...cò duto sto petrolio, penso che sarà difisile a catà zente disposta a 'ndà nei pusti de comando, perchè se diventemo duti siuri a cu i interesarà a 'ndà rompese la testa a 'vè critiche a 'vè cariche e preocupassion per la zente che la ze siora del sovo?.

Si scuote- Megio cussì... "La gestione del Paese sarà affidata ai tecnici, a degli esperti di professione...gente preparata, ben pagata e che sappia fare il proprio mestiere.
"fasso duto me" e i dilettanti allo sbaraglio di ieri e di oggi, vadano a cantare
in sagra!
Con il petrolio della sabbia metaremo duto a posto:
Tutto funzionerà!
Evviva il petrolio e za che semo viva al VIN!

Tutta la storia (perchè è una storia) è tratta liberamente dai racconti di Giovanni "Stiata" Marchesan, modificata qua e la per condensare il sogno in poche righe senza che perda di efficacia e comunque...Continua!
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20 gennaio, 2018

Ocio gli U.F.O. (Unidentified Flying Object) a Grado


Su segnalazione dell' inviato speciale Lorenzo Boemo "Pastor" vediamo in Valle Cavanata uno splendido cigno con uno strano oggetto non identificato che sfreccia all' improvviso sullo sfondo del cielo.

Lo strano oggetto in foto a sinistra del cigno  che cos'è:
Un meteorite disperso che non sapeva dove fossero i suoi compagni?
Un drone americano che controlla le anatre della Cavanata tutte provenienti dai paesi dell' Est?
Un U.F.O. ?

Le domande si affollano e pur senza risposte certe potremmo sfruttare l' avvenimento (vi assicuro che la foto è reale e non modificata in nessun modo) sul piano turistico come hanno fatto i cittadini di una cittadina francese La comunità di Bugarach, che ha attratto negli anni adepti delle diverse discipline new age e cercatori di Ufo, (hanno  diffuso la notizia che la fine del mondo inizierà dal loro Paese  e che la montagna che li sovrasta è una base di alieni).
Semplici turisti, curiosi, appassionati di soprannaturale, mistici, improbabili e folcloristici personaggi: gli arrivi si succedono senza sosta, con  tutto ciò che ne consegue. 
Il sindaco si prepara all’invasione di massa, in paese fioriscono i corsi di “formazione iniziatica” (300 euro per 3 giorni), i prezzi degli immobili volano alle stelle, il turismo esoterico  ha abbondantemente superato quello escursionistico.


Il tam tam in Rete funziona, per dare una scossa al nostro Paesello potremmo usarla nei modi più strani.

Forza sotto con le idee, abbiamo bisogno di miracoli.

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18 gennaio, 2018

Barcarioli e Siuri



A Proposito di Ponte...

Prima che venisse costruito il Ponte Grando nel 1936 funzionava tra la testata della strada Mosconi e il Porto un servizio di traghetto fatto con "bateluni".
Il costo del trasbordo era regolamentato dal Comune fissando i prezzi del trasporto (una lira a persona e mezza lira per bici o motociclo).
Le persone in genere arrivavano a Grado  con tali mezzi, i rari che arrivavano in automobile o in corriera da Gorizia, da Udine o da Trieste  lasciavano i mezzi meccanici in garage "de là de la Strà" come si usava dire a Grado.

A Tale proposito si ricorda il fatto di un Sior possidente   (credo fosse di Cervignano ma come tutto a Grado non è certo) che ogni settimana veniva con la bici a Grado e si faceva regolarmente traghettare sempre dallo stesso barcariolo. 
 Capitò però che ebbe una lunga malattia e, per non lasciare sguarnite le proprietà, mandasse a sostituirlo nella loro  cura per un lungo periodo il figlio.

Ripresosi, tornò finalmente a Grado e risalì sul traghetto:
Ora continuo descrivendo la scena in "graisan"

Fatose ghità de qua del canal cò la bissicleta da la batela del solito barcariol che lo serviva de ani, comò che i ha consegnao in man la lira e meza -i deva sempre i soldi giusti per no core al ristio de no dovè perde gargossa in caso che no 'l vessa al resto - al se inacorse che al barcariol al gera restao fermo vardando i soldi che 'l veva su la man comò che no 'l fossa sodisfato.

"Cossa ze che no va? buon uomo" - i domanda, parendoli de sintì che 'l veva dito "...nome che una lira e meza!".
Sicuro - i dise -  vardi la tabela!  Ze la tarifa, ciacola ciaro! una lira per persona e meza per la bici. I he dao al giusto!.

No digo de no i fa al barcariol.  
Però so figio co al vigniva a Gravo al me ne deva sempre cinque!

"Ah, gno figio! Ma elo ze figio de sior.  Gno pare invese al gera povero in Cana!"


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16 gennaio, 2018

Il Catafalco e l' altar



Nella storia di Grado assieme a moltissimi Parroci pastori di anime e devoti al loro gregge, ogni tanto qualche pecora-diciamo grigia- si è infilata.

C' è stato un tempo Don Rodaro, parroco di Grado dal 1864 al 1908 che aveva manie d' artista e di protagonismo con una grande voglia di cambiamento, voleva cavalcare la modernità dei tempi e dei modi portati dalle prime avvisaglie turistiche e dal contatto con culture diverse.
Tale spirito (diciamo moderno) si scontrò però con il muro dei fedeli gradesi attaccati alle loro tradizioni ed alla loro cultura fatta di piccole e limitate cose ma certe e conosciute.

 Don Rodaro insofferente e un filino fuori fase dalla sua missione di pastore non tenne conto delle rimostranze e proseguì con la sua opera che prevedeva l' abbattimento dell' altare maggiore della basilica e la costruzione di un catafalco per le funzioni religiose dei morti dipinto con le immagini delle anime tra le fiamme dell' inferno.
C'è da immaginare la paura delle vecchie timorate di Dio e di tutto il resto alla vista  del Catafalco, una costruzione imponente al centro della navata e sicuramente impressionante.

Bisogna dire che l' azione della demolizione dell' altare portò anche benefici perchè scoprirono sotto  la vecchia ara una cassetta con le reliquie dei santi che fanno parte tuttora del tesoro del Duomo.
Ma il popolino si ribellò, contestò e fece le sue rimostranze imitando Pasquino incollando sulla porta di casa del Piovano questo Manifesto:

"Un colpo de ocio
una cosa rara
Piuvan de Fara
el vol desfà!
Coragio fedeli,
sfidemo la sorte:
piutosto la morte
che desfà l' altar!"

Don Rodaro continuò la sua opera seguendo comunque con le sue convinzioni e si scontrò ancora e duramente con la comunità gradese, ma questa è un' altra storia.

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14 gennaio, 2018

Il Coro Picon

Lorenzo Boemo "Pastor" depositario di infiniti ricordi visivi del recente passato di Grado, periodicamente mi invia reperti "storici" di una Grado di un tempo e dei suoi personaggi, il video qui sotto è uno spaccato di vita gradese e della propensione al canto di tutti i suoi abitanti.

Il Coro Picon  guidato dal Maestro Giorgio Lugnan

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12 gennaio, 2018

Aeternae Thermae- I Progetti Eterni



I Progeti a Grado sono da sempre una dominante delle varie amministrazioni che hanno proposto periodicamente visioni futuristiche per il nostro piccolo Nio.

Piero Canaro ne ha fatto una canzone conosciuta:  "I Progeti" che, scherzando, proponeva  nel 1939:

A Gravo in futuro se stemo ai progeti,

varemo un paese de i più perfeti;

vignarà fato un mucio de spese:
.....
In là de i bagni, in prima vista,
vignarà fato granda una bisca;
e là de ‘l Squero, sigonda de i piani,
un angar vien fato per sento  'roplani!...    Piero Canaro

Qui da noi, espletate le pratiche per seconde terze e quarte case tutti progetti andati in porto, finora il concetto di progettualità turistica si è arenato su un grande dosso di cemento, il massimo che abbiamo saputo offrire, come ospitalità, è stata l'invenzione dei "fitacamere".

- Dio, quanto li ho odiati gli ospiti estivi, mia mamma per arrotondare lasciava a loro metà della casa e mi obbligava a dormire in soffitta, un caldo boia!-

Uno dei progetti, appena accennato nelle parole di Piero Canaro ma non meno onirico, era lo sviluppo dei Bagni.  (ricordo 1939)

Ecco!  Siamo arrivati ad oggi e lo stesso progetto, pur rivisitato varie volte,  è rimasto onirico e futuristico.

Il Progetto si titola: Le Eterne Terme e per accomunarle a quell' altro sogno della povera Iulia Felix mettiamolo giù in latino:
Aeternae Thermae

Il progetto, nel disegno sopra, era pronto nel 2003, fattibile con un piccolo sforzo economico, poi è diventato un incubo burocratico ed ora una promessa eterna, anzi Aeterna.

A me piace sognare ed ho immaginato la sua nuova stagione ed apertura nel 2037!



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10 gennaio, 2018

Là sul Garbin (vento di libeccio) odori di casa.



E' stato un giorno de "Garbin", un Libeccio pesante come il piombo.

"Al Garbin" o Libeccio  uno lo sente prima di alzarsi, a letto con gli occhi chiusi, le cose si fanno più pesanti, specialmente per il corpo, e ogni cosa costa fatica doppia, specialmente pensare.

L’acqua e l' aria si fanno sorde, i rumori cavi, e non c’e proprio niente che brilla fino all’ orizzonte.

 Ma prova ad inspirare ed espirare.

No! non è profumo, è un’ odore antico, ancestrale, il sentire umido che percepisci da  quell' instancabile amplesso tra terra e acqua che ti regala il mare.

E' Natura stordente, primitiva.

Odore che il mare lascia dietro di se con quella disinteressata generosità che appartiene soltanto alla Natura.

Profumo denso da innamorato che è dolce e aspro nello stesso tempo.

Poi finita la diga altri odori di casa; sono quelli spessi di porto.

Odore di corda bagnata, di pesce, di nafta e mare "grando".

Odori sonori che sanno di grida di gabbiani, di rumore leggero, come sfrigolio, che fa il sole quando si immerge nell’ acqua, al tramonto.

Garbin, aria e odori di casa.

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08 gennaio, 2018

Ciosoti



I nostri sono  pescatori e marinai esperti che hanno navigato nei secoli  in lungo e in largo l' Adriatico settentrionale, commerciando e pescando, ma esiste un tipo di marinaio che tutti considerano più esperto e nato proprio in acqua:


il Ciosoto:

Vediamone la descrizione in gradese:

Me creo che i ciosoti i vaga navegando 'l mar cò i so bei bragossi de pupe larghe e le vele grande da che mondo ze mondo.

Ne ze de qui che i va a pescà cò le passelere, cò le gumbine e cò i squaineri longovia l' Istria e la  Dalmassia e i te a cuor de tornà in porto carghi a le manichele e ne ze oltri, invesse, che i se da al comersio e i va a vende cò le barche, a sigonda de la stagion, suche porchere, verze, agi, sevole, mili, angurie e patate 'mericane, fando porto una setemana quà e una là.

Le ze bele le barche ciosote, me ricordo cò gero mamolo che le se urmizeva in porto e i marineri i feva al cemo per riparà la roba dal sol  da la piova.
Cò tu passivi tu vighivi i bei teluni piturai cò la tera de ocra e tu sintivi 'l profumo del pesse rustio su la grela sora al fogon de bordo.
Tu sintivi, magari, oltri oduri meno gradivuli, dovui al tanto stà a bordo de sta zente, e su l' acqua galezeva scorsi de anguria e de melon o garghe agio e sevola cagiui fora bordo, ma duto feva parte de l' insieme de un ambiente a tinte vive, tanto che finiva squasi col scomparì  quel per de ciosoti drio a contratà, a vende, a netà, a ocupasse in una parola de i fati sovi.

I ciosoti, e favelo de i marinari de Ciosa, i ze zente brava, lavoraduri senza grili pel cavo anche se un poco massa scuntrusi e lesti, se tu li stussighi, a date serte risposte che le tagia comò corteli pena guai.

Capita raramente de veghe in porto una o più barche senza mercansia.
Ze barche che le ha finio de vende o vignue in serca de scampo perchè fora ze mar grando, perchè i ciosoti ze marineri mundi coragiusi e pratici e per fali sta in tera ne vol proprio mundi.


Tutto è liberamente tratto da "Le Onserne" di  Ferruccio De Grassi

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06 gennaio, 2018

Le strighe


Le streghe continuano a farsi vedere con straordinaria puntualità, anche con il cattivo tempo.
Quelle che una volta erano ragioni di fede e credulità oggi sono diventate, come tutto, ragioni commerciali, per cui l' orario e la continuità di apparizione sono importanti.

IO personalmente faccio il tifo per i miti e leggende.

A Grado anticamente si conviveva con i morti.

Il cimitero era situato accanto alla "Cesa granda" sino alla Canonica, era di forma triangolare e in uso sino al 1906, chiamato "Pulindron". 


Era simile, nella forma, alla vela triangolare "Pulindron" situata sul "sponter" del trabacolo

La tavola su cui si mangiava ogni giorno poteva divenire, per necessità, cassa da morto per qualche familiare.

Si può capire così lo stato di catatonica superstizione in cui vivessero i nostri antenati e il prendere corpo nell' immaginario collettivo di esseri terrificanti con poteri soprannaturali che impaurivano con il loro apparire improvviso quando l'oscurità era più intensa ( al tempo no se podeva dai colpa all' enel ) o magari accompagnata da una leggera nebbiolina o una pioggerellina fitta come ieri sera .

Ovviamente erano tutte mutazioni del Diavolo che con le sue arti tentava il credente per portarlo alla perdizione.
Domenico Marchesini - "Menego Picolo" - gradese  intriso di grande religiosità, cultore dei riti e delle costumanze gradesi che, nel riconoscere la presenza del maligno, riaffermavano e rafforzavano la fede del popolo - descrisse così quelle che sono le più note tra le streghe.                              Le Varvuole:

"Ze strighe de spirito maligno destinae de 'ndà vagabondando pe'l mondo"

Gli adulti per calmare i piccoli più vivaci le usavano come deterrente per calmarli e non farli allontanare troppo da casa.

Ovviamente il rimedio contro tutte le immagini diaboliche era la devozione, il buon comportamento e la preghiera e  guai a mancare una messa della domenica.

Proprio come oggi!


L'immagine è una splendida tavola dell'artista gradese Dino Facchinetti 

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04 gennaio, 2018

Il Dott. Aldo Smareglia







Nella foto Vigilio De Grassi, Dott. Rumici e Dott. Aldo Smareglia

Dopo il primo conflitto mondiale la situazione sanitaria di Grado era disastrosa, quando nel 1919 arrivò a Grado un medico di Pola il dott. Aldo Smareglia, avendo sposato la sig. Aquilina DeGrassi - gradese.

Uomo schivo e di poche parole, ma estremamente pratico si rese conto subito della situazione disastrosa dell' ambiente gradese e così recuperò il materiale dell'infermeria che le truppe italiane avevano creato spostandolo nell'allora sede del Comune in via Marchesini. 

Il pian terreno venne adibito a struttura ospedaliera con una piccola sala operatoria. 
Fatta propria la necessità per Grado di avere una struttura sanitaria efficiente, dato l'isolamento, vi si dedicò anima e corpo. 

Nel 1935 il Comune finalmente costruì la propria nuova sede in P.zza B. Marin e l'Ospedale potè svilupparsi con altri reparti occupando il primo piano. 
Ulteriori progressi l'edificio li fece nel 1950 con la costruzione di due corpi laterali.
 Il suo progetto di potenziamento della struttura ospedaliera continuò anche dopo la sua morte che avvenne nel 1954.

Molti dei nostri padri e nonni devono la vita a quest'uomo. 

Va ricordato  anche l'impegno di Aldo Smareglia nel settore della talassoterapia.

La grande novità, che fece conoscere Grado nel mondo della medicina termale, fu organizzare il Convegno Nazionale della Talassoterapia svoltosi a Grado nell' agosto del 1929.

Qui avvenne il primo contatto della realtà curativa gradese con l'aristocrazia scientifica nazionale.

Aldo Smareglia e Grado nel suo insieme riuscirono a proporre e convincere, i numerosi intervenuti, delle grandi qualità del clima gradese, del nostro sole, della nostra sabbia.

Seguendo l'intuizione del dott. Barellai e la storia ormai consolidata dell' Istituto Barellai sulle cure marine riuscì a dare all'Azienda Turistica un' indirizzo non solamente turistico, promuovendo l'aspetto medicale del clima, del mare e della sabbia inventandosi così le Terme Marine nate nel 1931.

Il lavoro di Aldo Smareglia è stato far diventare Grado luogo per il turismo e per la salute.

Questo binomio è diventato inscindibile per il nostro Paese e ragione di benessere per i suoi abitanti.

Ricordiamoli questi uomini, ci hanno indicato la strada da percorrere, non buttiamo via i loro insegnamenti.
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