Nella storia di Grado assieme a moltissimi Parroci pastori di anime e devoti al loro gregge, ogni tanto qualche pecora-diciamo grigia- si è infilata.
C' è stato un tempo Don Rodaro, parroco di Grado dal 1864 al 1908 che aveva manie d' artista e di protagonismo con una grande voglia di cambiamento, voleva cavalcare la modernità dei tempi e dei modi portati dalle prime avvisaglie turistiche e dal contatto con culture diverse.
Tale spirito (diciamo moderno) si scontrò però con il muro dei fedeli gradesi attaccati alle loro tradizioni ed alla loro cultura fatta di piccole e limitate cose ma certe e conosciute.
Don Rodaro insofferente e un filino fuori fase dalla sua missione di pastore non tenne conto delle rimostranze e proseguì con la sua opera che prevedeva l' abbattimento dell' altare maggiore della basilica e la costruzione di un catafalco per le funzioni religiose dei morti dipinto con le immagini delle anime tra le fiamme dell' inferno.
C'è da immaginare la paura delle vecchie timorate di Dio e di tutto il resto alla vista del Catafalco, una costruzione imponente al centro della navata e sicuramente impressionante.
Bisogna dire che l' azione della demolizione dell' altare portò anche benefici perchè scoprirono sotto la vecchia ara una cassetta con le reliquie dei santi che fanno parte tuttora del tesoro del Duomo.
Ma il popolino si ribellò, contestò e fece le sue rimostranze imitando Pasquino incollando sulla porta di casa del Piovano questo Manifesto:
"Un colpo de ocio
una cosa rara
Piuvan de Fara
el vol desfà!
Coragio fedeli,
sfidemo la sorte:
piutosto la morte
che desfà l' altar!"
Don Rodaro continuò la sua opera seguendo comunque con le sue convinzioni e si scontrò ancora e duramente con la comunità gradese, ma questa è un' altra storia.
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