Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.
La popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie:
"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie da ogni contatto civile", scriveva il Caprin (triestino) in quegli anni.
(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)
Grado, ormai parte dell' Impero Austriaco, era frequentata da un pubblico di turisti formato da personaggi di buona levatura intellettuale e imprenditori abituati a vedere le opportunità là dove di presentavano.
Per capire, un' Isola magica con il turismo " in nuce" ma lanciato verso futuri radiosi, manodopera a bassissimo costo e affamata, aree a disposizione gratuitamente, una pesca ancora artigianale ma di buon valore che impegnava gran parte degli uomini ma con scarse possibilità commerciali, va da sè, al di là del turismo, che la prima industria nata fu un conservificio per la produzione di sarde e alici sotto sale.
Cominciò nel 1880 un boemo Karl Warhanek, installò la sua fabbrica sulle rovine del Forte Eugenio, seguì rapidamente un industriale di Isola d'Istria, Giovanni Degrassi con uno stabilimento sulla riva ovest del Porto e successivamente nacque la fabrica dei fransisi sul lato est.
Queste industrie danno un buon impulso alla vita dell'isola garantendo lavoro alle giovani donne e stabilità ai prezzi del pescato.
Accanto a questi stabilimenti nel 1904 nacque la Fabrica del Giasso che serviva sia la pesca che gli alberghi con ristorante.
La si può ancora vedere "in pisso al porto".
Grado entrava finalmente nel mondo nuovo e si apriva a nuove strade, diverse dalla pesca e dal cason.