Resto con la memoria ancorata alla mia gioventù per ricordare le mitiche Cacce al Tesoro Estive Mascherate della metà degli anni '60.
E' indubbio che gli anni sessanta portarono inquietudine, voglia di ribellione e desiderio di rinnovamento.
Ma che energia nei giovani di allora, che capacità organizzative, voglia di vivere e cultura.
Una di queste bolle di energia creativa portò a Grado la nascita della Caccia al Tesoro Mascherata.
La futura classe dirigente isontina, friulana e lombarda si cimentò tutta nella mitica Caccia al Tesoro per gruppi mascherati che ebbe il suo esordio nel 1964.
Si trattava di una gara particolare, che coinvolgeva circa un centinaio di studenti di varie provenienze divisi in squadre da 5 a 10 persone, senza limiti di età ma con l'obbligo della presenza di un maggiorenne patentato per spostarsi all'esterno di Grado.
Le prove da affrontare erano durissime e stimolavano la fantasia, inventiva, il senso artistico e le qualità organizzative.
Venivano sorteggiate alle ore 8,30 compreso il costume da indossare.
Una prova fondamentale era la sfilata delle squadre per i viali principali.
Oltre alle prove culturali del mattino, al pomeriggio, sull' arenile, avvenivano le prove di forza e impegno fisico.
Verso le 18 al Teatrino dell' Isola d'Oro la rappresentazione di una breve piece teatrale di circa 10 minuti concludeva la giornata di caccia.
L'epilogo alla sera presso il Dancing Isola d'Oro con premiazioni, risate e divertimento per tutti i partecipanti e loro amici, che le squadre erano si limitate ma avevano aiuti esterni.
Tutto finì nel 1978.
Un simbolo di un tempo ormai consumato, la Grande caccia al Tesoro mascherata, cessò definitivamente, dopo 15 anni, di esistere.
nella foto la Squadra vincitrice dell' annata 1966.
Italia - Campione del mondo:
La formazione.
Sandro Panizzo, Vladi, Giuseppe Bruseschi, Rosanna e Rosi, Giorgio Bertoni, Andrea Valcic, Alberto Rizzi.Al Megafono Conduttore: Marino Degrassi.
Una squadra di giovanissimi (avevano sedici anni) con una curiosità; Vladi era l'autista del papà di Giuseppe Bruseschi che, non avendo la possibilità di guidare vista la giovane età, s'era portato il conducente personale.
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