In principio c’era un uomo che, stanco della solitudine sognava di far uscire dal loro silenzio gli abitanti dell’ isola dov’era stato bambino. Quell’uomo, un poeta, provò a bussare a tutte le case dell’ antico borgo, piccolo nido protetto da quel nido più grande era l’ isola.
inutilmente, nel silenzio delle calli e dei campielli sentiva solo l’ eco del suo bussare.
allora capì che era arrivata l’ ora di lasciare l’ isola e i suoi bambini e di avviarsi con coraggio verso strade sconosciute, se voleva spezzare il cerchio che lo teneva prigionieri quel suo mondo di sassi. quell’uomo era Biagio Matin in una sua lirica(stanco de solitae; l’ amo l’ha battuo a la porta) narrazione la condizione del poeta nella grado di di inizio novecento,mentre cercava chi gli aprisse per ascoltare versi scritti nel dialetto parlato in una minuscola comunità di pescatori un isola sperduta fra mare e laguna, poco conosciuta nel 1912 quando cominciava la grande avventura della poesia mariniana. insomma, doveva proprio partire per andare a scoprire i suoi veri fratelli. un’avventura della poesia mariniana. Insomma doveva prorio partire per andare a scoprire suoi veri fratelli un’avventura diventata a poco a poco. nel tempo, nei 94 anni di vita di Biaseto e anche dopo,assolutamente straordinario tanto che le sue liriche le sue poesie sono posate, come le foglie di un albero, dovunque negli angoli più impensabili di città paesi, contrade sconosciute. a proporre questi intuizione queste immagini legate a Marin, a ciò che ha scritto e ci ha lasciato, è adesso Anna de Simone che ha curato la solitudine, sognava di far uscire dal loro silenzio gli abitanti dell’ sola dov’era stato bambino, quell’uomo, un poeta, provò a bussare a tutte le case dell’ antico borgo, piccolo nido protetto quel nido più grandezze era l’isola.
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