la serra e le telline
Se dall’India (nell’antica iconografia indiana, il dio Vishnu porta una conchiglia, simbolo dell’Oceano e del primo alito vitale) e dalla Persia mandea e manichea, la teologia della perla è giunta agli gnostici, per affermarsi attraverso una lettura almeno originariamente gnostica o paragnostica dello stesso Vangelo (nel quale il Regno dei Cieli è simile a una perla), la Persia è stata anche il tramite culturale per l’affermarsi del culto della perla nel mondo islamico. Per altri versi, resta da indagare se, come e fino a che punto il culto cinese della perla – che in quella tradizione è garante di incorruttibilità al pari dell’oro e della giada – abbia rapporto con miti e riti similari non solo nel Laos o nel Borneo, ma anche nel continente americano.
Presso gli Aztechi, Tecsiztecatl (letteralmente “quello della conchiglia”) è il dio della Luna: la conchiglia rappresenta la matrice femminile, la Luna presiede alle nascite della vegetazione e della vita in generale.
La Tofa è uno strumento musicale ricavato da una grande conchiglia e appartiene al genere degli aerofoni. L’uso di suonare la tromba di conchiglia, sopravvive ancora nel Mediterraneo ma è limitata oggi purtroppo ad una sorta di segnaletica sonora dei pastori sardi o siciliani, nelle isole greche addirittura dei postini.Ma tradizioni ancora vive nell’Estremo Oriente testimoniano l’uso della tromba di conchiglia nelle medesime occasioni rituali in cui l’archetipo guscio viene utilizzato come semplice simulacro o amuleto: nelle cerimonie dedicate alla fertilità, alla fecondità, alla nascita, alla morte-rinascita
In araldica, la conchiglia e perla sono poco presenti. La conchiglia nelle armi familiari indica una benemerenza acquisita in pellegrinaggio o in crociata – dal momento che una conchiglia era l’emblema del pellegrinaggio a Santiago – la spiegazione araldico-encomiastica fornita a posteriori indica, il suo uso per nobilitare dinastie. La perla invece è molto usata nelle corone.Lo stemma personale di papa Benedetto XVI è formato da una conchiglia dorata allo scopo di ricordare la leggenda attribuita a sant’Agostino, il quale incontrando un giovinetto sulla spiaggia, che con una conchiglia cercava di mettere tutta l’acqua del mare in una buca di sabbia, gli chiese cosa facesse. Quello gli spiegò il suo vano tentativo, ed Agostino capì il riferimento al suo inutile sforzo di tentare di far entrare l’infinità di Dio nella limitata mente umana. La leggenda ha un evidente simbolismo spirituale, per invitare a conoscere Dio, seppure nell’umiltà delle inadeguate capacità umane, attingendo all’inesauribilità dell’insegnamento teologico.
Nata dalla spuma, nella mitologia greca era una dei dodici dèi olimpici. Rappresenta una forma della Dea Madre e dell’amore sensule, nata dalla spuma del mare fecondata dai genitali recisi del dio Urano (che ogni notte fecondava Gea, la madre terra, rappresentando l’amore sotto il solo aspetto dell’atto riproduttivo. Per questo Cromo, nato da una delle loro unioni, castrerà il padre per liberare la madre dalle notturne fecondazioni del padre). Zeus la diede in sposa al dio più brutto dell’Olimpo, Efeso, dio del fuoco e perché temeva che l’estrema bellezza di Afrodite potesse generare discordie e fermento tra gli dei. La tradizione la descrive come sposa infedele e dea invidiosa della bellezza di Psiche, donna umana che si troverà in più occasioni nei tranelli della dea.
Afrodite spesso è sinonimo di donna sempre seducente, che mantiene un rapporto con gli uomini di tipo puramente erotico e privo di natura spirituale e di scambio intellettuale. La studiosa Ginette Paris nel libro La rinascita di Afrodite, rivaluta questo archetipo come simbolo di amore civilizzatore, che si oppone da un lato alla pornografia vuota che vede il corpo come intercambiabile e privo di unicità e dall’altro all’amore spirituale e disincarnato tipico della cultura greca e cristiana. La donna che si ispira ad Afrodite avendo il buon senso di non incarnare l’archetipo stesso, può diventarne “sacerdotessa”, portatrice di un modo di vivere ispirato alla bellezza e al godimento dell’altro. La bellezza è intesa non come perfezione o vanità egoica ma come dono totale di sé attraverso l’amore sensuale.
Il desiderio per Afrodite è fondamentale, ciò che le reca offesa è piuttosto il sesso meccanico e vuoto o ancora la negazione della propria sessualità come se fosse un bisogno sporco e inferiore. Anche la moda e la cura di sé sono a servizio del godimento e della bellezza, portatori di unicità, non di conformismo e mai per un compiacimento egoistico.Interessante è anche l’episodio che precede la sua nascita, Urano infatti era un dio particolare in quanto stava sempre in cielo, tranne la notte quando scendeva e iniziava la sua copula generativa; un misto di estremo distacco e di sessualità ancestrale finalizzata alla riproduzione; Urano però non amava i suoi figli, anzi, li sacrificava cacciandoli nelle viscere della terra. Gea, stanca di questa situazione si era accordata con Crono, il figlio, per mettere fine a questa situazione, mettendo a punto un piano che prevedeva l’evirazione, in modo che non potesse più fecondarla.Fu così che una notte Crono attese il padre e, quando stava per accoppiarsi con la madre, gli saltò addosso con una falce, tagliandogli i genitali che finirono in mare; Poco dopo, dalla spuma del mare fecondata dal liquido seminale, uscì Afrodite.La dea quindi non è concepita ne cresce in un utero femminile.
Quante volte ci sarà capitato di fare una passeggiata sulla spiaggia ammirando la bellezza delle conchiglie? Sin dall’antichità le conchiglie hanno arricchito l’immaginario collettivo diventando protagoniste di miti, leggende e divinità.
Basti pensare al re Tritone, figlio di Poseidone, che usava la sua grande conchiglia per placare le tempeste e chiamare il dio del mare. Per molte popolazioni inoltre, le conchiglie rappresentavano il simbolo della femminilità e della fecondità. Altresì sono diventate: monili preziosi, strumenti musicali, moneta di scambio e oggetti di culto.
Questi involucri inanimati sono in realtà scheletri di animali marini, chiamati molluschi. Si depositano sulla battigia dopo esser stati trasportati dalle onde e lentamente si dissolvono, contribuendo a comporre la sabbia.
Proviamo a tuffarci in un mare primordiale, 500 Milioni di anni fa, agli albori della vita: gli organismi viventi erano semplici e non avevano ancora esplorato completamente il nostro Pianeta, esistevano solo nell’acqua. E’ in questo periodo che compaiono i primi molluschi, forme di vita probabilmente dapprima erbivore che iniziano a sviluppare una protuberanza laterale, utile ad allungare l’intestino e a digerire più facilmente. Ma brucare è un processo lento, lungo e l’animale rimane indifeso; ecco, che assieme alla sostanza vegetale, assume anche piccole particelle di sedimento che si accumulano nel corpo a tal punto da trasformarsi in una primordiale forma di difesa che si evolverà in un vero e proprio guscio, la conchiglia.
Lo scheletro si attorciglia sempre più e avvolge l’apparato digerente lasciando fuori solo il capo e la parte inferiore del corpo, il piede, che permette l’ancoraggio e il movimento sul suolo: in questo modo si sono formati i primi gasteropodi, dall’involucro a spirale. Oggi sono numerosissimi, a partire dalle lumache di mare (Nassa mutabilis), le cipree (Luria lurida), il gigante tritone (Charonia tritonis), e molti altri ancora.
Nel frattempo, un altro gruppo di animali dal corpo molle inizia a sviluppare una conchiglia diversa, che permette una protezione completa, quella dei bivalvi: due gusci uniti da una cerniera che si aprono e chiudono come un libro. In questo caso l’animale è provvisto di due tubicini, i sifoni, che consentono la nutrizione attraverso la filtrazione di sostanze sospese nell’acqua, mentre il mollusco rimane ancorato ad una superficie o addirittura nascosto completamente sotto la sabbia. Esempi sono le vongole (Ruditapes decussatus), le cozze (Mytilus galloprovincialis) e i coloratissimi pettini (Chlamys varia).
Le scusse:
Ze i sogni masenai
de onde quete de risaca
Conchiglie: forme complesse e numerosi colori
Lo straordinario mondo di questi organismi è molto complesso, ancora oggi i biologi ne stanno studiando l’evoluzione, il comportamento e l’anatomia. Basti pensare al fatto che, oltre ad aver sviluppato strane forme complesse, gasteropodi e bivalvi sono in grado di colorare e “stampare” decorazioni articolate sulle loro conchiglie.
Probabilmente, l’inchiostro (se così lo vogliamo chiamare) deriva da sostanze cataboliche, cioè prodotti di rifiuto derivanti dal metabolismo. Si sta ancora cercando di capire, però, quale sia il meccanismo effettivo con cui questi animali sono in grado di creare queste livree, e anche la loro vera utilità, considerando che in molti casi vivono nascosti dentro alla sabbia, rendendo invisibili i loro colori.
A passeggio nel mare, fra molluschi e conchiglie
Ma c’è ancora di più. Se fossimo in grado di rimpicciolirci e passare una giornata intera in mezzo al mare, ci troveremmo in una vera metropoli. Lungo la roccia, in mezzo ai granchi troviamo un gruppo di cozze dal lucido guscio nero. Sebbene a prima vista, ci appaiano tutte identiche, il colore del mollusco ne determina il sesso: arancione per le femmine, giallo per i maschi. Spostandoci, mentre un paguro (Pagurus maculatus) ruba una conchiglia vuota per crearsi una protezione, in mezzo alla vegetazione si erge una nacchera (Pinna nobilis), il bivalve più grande del Mediterraneo: in alcuni casi raggiunge il metro di lunghezza, e può vivere fino a vent’anni. Attualmente questa specie è protetta poiché l’eccessiva pesca ne ha decimato la popolazione. Infatti, oltre ad essere commestibile, con il suo “bisso” (un insieme di filamenti che le permettono di rimanere ancorata alla sabbia) nel passato si creavano tessuti pregiati.
Continuando, sulla sabbia possiamo vedere uno strano tappeto di tubicini trasparenti, è una colonia di telline (Tellina nitida) completamente immersa nel sedimento, da cui sporgono solo i sifoni filtranti. Più in là, ecco uno strano buco a forma di 8, è un cannolicchio (Solen marginatus), in grado di affondare il suo corpo fino a un metro di profondità.
Minacce e conservazione
Ma, in mezzo a tante creature innocue, si nasconde anche un temibile predatore: la natica (Natica punctata). Assomiglia ad una chiocciola terrestre, ma non è erbivora. Con la sua bocca fornita di dentelli appuntiti, chiamata radula, è in grado di trivellare letteralmente il guscio di un mollusco, e di rilasciare un enzima capace di sciogliere la preda, per poi berla come un frullato.
E per finire…gli spazzini dei mari!
Erbivori, carnivori, prede e predatori, la natura pensa a tutto, anche agli … spazzini! Il murice (Murex brandaris), infatti, conosciuto già all’epoca dei Fenici e Greci per la sua porpora, è un gasteropode in grado di nutrirsi, non solo di prede vive, ma anche resti di organismi morti, andando così a chiudere il ciclo della vita.
Questi splendidi e antichi animali solcano i mari di tutto il Pianeta con più 100.000 specie conosciute. Hanno le forme più svariate: da 1 cm appena, alle più giganti che superano il metro di lunghezza. Colorate, bizzarre, e soprattutto affascinanti, non smetteranno mai di sorprenderci.
la serra e le telline
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