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07 marzo, 2009

Facce-book


Non bisogna esagerare col sesso, col cibo e con i social network.

L'ho fatto, mi sono iscritto a facebook eppure so che il voyeurismo è ormai il sesto senso dell’essere umano, una nuova ghiandola di avanguardistica evoluzione, è impossibile negarlo.
La funzione è così radicata, ad oggi, che si fa quasi fatica a stigmatizzarla. (Evidentemente ce l’ho anche io, e me la tengo).

Strumenti come Facebook fondano la propria fortuna sugli istinti più naturali degli utenti: l’ “autoreferenzialità” nasce da questo, non da altro.

Una delle pretese di Facebook, dopotutto, è proprio quella di essere una naturale prosecuzione virtuale della vita reale: si rompe la decennale e sacra consuetudine del nickname, della doppia vita, della rete come “appendice” occasionale della realtà.

Ora il voyeurismo assume un connotato assolutamente nuovo, perché la rete diventa, da “guanto” che era, una vera e propria “nuova mano”: un nuovo codice di lettura di una medesima cosa.
Mi fa effetto il fatto che Facebook mi apra le porte della comunicazione anche nei confronti di coloro con cui non ho (magari non a caso) altri canali di contatto.

Ma, io amo il nickname perché mi permette di utilizzare la rete dal buio, rispettando me e voi: la mia faccia non vi serve, la mia voce non cambierebbe ciò che vi dico, il mio blog è tutto quello che voglio che voi sappiate di me.
Io sono un orango, come tutti voi.

-“Che senso ha la rete, senza un nick?”-. Facebook ha invertito la domanda.
Facebook pretende di simulare il sociale.
Gli utenti sono chiamati, affinché questo funzioni al meglio, a riappropriarsi del nome reale accantonando il nickname; a cercarsi; a intessere rapporti strutturalmente nuovi; a annullare le distanze spaziali, ma soprattutto, temporali.
E qui si cela un’altra debolezza strutturale del mezzo, che in realtà, più che al social network in sé, afferisce forse alla filosofia che pretende esservi dietro.
-“Facebook ti aiuta a mantenere e condividere i contatti della tua vita”-.
Sciagura.
La vita, purtroppo o per fortuna, è fatta di un passato, di un presente e di un futuro.
Intorno a questi concetti (e intorno a quello stesso di “vita”) ruotano dinamiche delicate e inafferrabili, che il cervello sintetico del sistema del social-networking è incolpevolmente inadatto a gestire.
-"Facebook ti aiuta a riprendere i contatti con il tuo compagno di banco delle medie-",
sì, ma non è detto che tu lo voglia: perchè dovresti essere messo davanti alla scelta tra rifiutare scortesemente un’ “amicizia” richiesta, o accettarla, subendo in compenso un’inondazione di stronzate più o meno informative su una persona di cui non ti frega un' ostia?
- “Facebook ti aiuta a mantenere e condividere i contatti della tua vita”-,
sì, ma può darsi che tu rompa malamente con la tua ragazza o con qualche altra persona importante, e che non ti vada di essere costantemente informato sulle cazzate che struscia quotidianamente sulle “bacheche” degli “amici” che avete in comune.
L’unica tua tutela, a quel punto, si fonda sul “blocco” dell’altrui identità virtuale.
L’altro per te cessa di esistere: non vi vedrete più, né condividerete più “amici”.
Ossia: restare nel social network a condizione che muoia il social-networking.
Una inevitabile e paradossale sconfitta del mezzo.

Però l'ho fatto mi sono iscritto, ma a metà, niente immagine reale e mezzo nick-name,
un colpo al cerchio un colpo alla botte, non si sa mai!
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