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13 marzo, 2010

Che pesce pigliamo?


Io che ci vivo, avverto le tensioni che fanno tremare tutti i protagonisti del mondo della pesca.

Preoccupazione crescente per l'aumento dei costi di gestione, la difficoltà nel trovare forza lavoro, diminuzione verticale del prodotto in mare, prezzi che, pur avendo picchi astronomici per le specie rare (in quanto rare incidono ben poco sul fatturato totale), per le specie comuni sono a terra e soprattutto dipendono da pochissime imprese di commercializzazione.

A parlare di tutto ci vuole un libro e ricerche approfondite anche se nulla cambia nell'attualità, io voglio soffermarmi su un aspetto che in qualche modo ha contribuito a una cattiva educazione del cliente finale il consumatore.

Un decennio fa per comprare il pesce il massimo era farsi un giro sul molo del mercato ittico (vale per tutta la penisola) e fidarsi della pluriennale esperienza del pescatore per comprare e farsi consigliare il modo migliore di cucinare il prodotto acquistato.

Poi d'un colpo il pescatore si è vestito di un completo blu con bottoni d'oro e a bordo di un veliero(?) attorniato da un a banda di ragazzini saltellanti come equipaggio propone, sempre sorridente - non gli capita mai una giornata storta -, ad un pubblico televisivo sempre più frettoloso e convinto che mangiar bene sia sempre una questione di prezzo e non di valori altri, un prodotto precotto e preconfezionato.

Il risultato è una diseducazione culturale, una analfabetismo culinario che straccia un pacco di valori sul valore del cosa, dove, come e quando mangiare.

Un paese di cultura contadina e peschereccia da sempre, con 7500 km di coste dove ci siamo inventati di tutto, ridotto a pesci bistecca, bastoncini surgelati e tonno crudo.

Una malinconia struggente e un disastro economico per gli operatori del mare, perchè le specie disponibili in abbondanza nel nostro mare vengono considerate pesce povero e quindi trascurate dal grande pubblico.

Per favore tornate a frequentare le banchine dei porti e poriticcioli, parlate con i pescatori (non sono solo folklore ma alle volte sono grandi personaggi), comprate prodotti che non sono mai di scarto, come suggerito dalla pubblicità battente, ma buoni e di grande valore nutritivo, dateci una mano, insomma, a salvarci.
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