Sono il fortunato possessore di una Guzzi 650 Custom da ben 31 anni ora purtroppo un po in disarmo per scarsissimo uso.
E' una signora ormai, con i suoi parafanghi acciaccati e qualche macchia del tempo.
Io appartengo all’arcadico, ingenuo mondo a due ruote di una volta, ormai surclassato da tecnologie che piazzano sotto il sedere della gente marzianerie capaci di farti l’analisi della glicemia e colesterolo mentre guidi, anzi, mentre leggi il giornale perché loro si guidano da sole leggendoti pieghe e frenate nel pensiero.
Vorrei perpetuare il ricordo di ciò che ho amato e delle mie dita congelate tipo Campagna di Russia quando le manopole riscaldate erano solo fantasie malate e i guanti erano di lana, fatti dalla mamma disfacendo un maglione vecchio di papà.
E addio, bustona di plastica nera dell' immondizia indossata quando pioveva tipo tunica dei Crociati.
Un buco per la testa, due per le braccia ed eccoci, oscenamente indegni a vedersi, sfrecciare col busto accettabilmente riparato ma le palle comunque umidicce come adulti incontinenti.
Addio giornale, di destra o di sinistra, l’importante era che fosse bello grande e
una volta inserito sotto la camicia, dalla gola fino al colon non lasciasse filtrare neanche un refolo di aria gelida.
E funzionava, la carta! La broncopolmonite doppia non te la prendevi.
Ma tanto beccavi la sinusite, il casco non era obbligatorio (sì, ci fu un tempo) e ti pare, andare in giro con un' anguria in testa?
Addio nailon sulla sella per proteggere la spugna, che faceva rumori strani (e ti vergognavi) ogni volta che ti sedevi.
E infine, addio anche a te, micidiale cavalletto laterale senza molla di richiamo (Dio! quante volte dimenticato con strisciate micidiali e rischio caduta).
Ecco, oggi che le moto hanno navigatori, computer di bordo parlanti, telecamere per retromarcia, copertura totale antipioggia climatizzata, forno a microonde, internet, tre ruote e tra poco quattro che è più sicuro,
il mio pensiero corre al tempo che fu e lo rimpiange.
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