Luciano Sanson
Sin dai primi anni dopo la guerra, Sanson lavorò per il Giornale di Trieste e per Il Piccolo, come corrispondente, occupandosi della cronaca di Grado e, per la prima volta, garantendola quotidianamente: ogni pomeriggio, per decenni, lo si vedeva consegnare la busta ”fuori sacco” all’autista della corriera serale per Trieste.
In quelle buste c’era qualcosa di estremamente utile per l’opinione pubblica isolana: l’informazione obiettiva sui fatti, il rispetto per tutte le voci del paese, la cultura genuina e la tradizione, i ricordi di figure particolarmente significative di Grado.
Le benemerenze di Francesco Luciano Sanson sono state ricordate da Augusto C. Marocco, amico da sempre e collega di ufficio per tanti anni.
Luciano Sanson giunse giovanissimo a Grado.
Proveniva da Pieris, e subito si integrò nella comunità gradese, divenendo un profondo conoscitore degli usi e costumi isolani, delle persone e della cultura, tant’è che per diversi decenni resse la segreteria particolare di vari sindaci.
Fece parte di un gruppo di giovani interessati nel dopoguerra alle attività teatrali, tra cui Giacomo Zuberti (autore di commedie e del testo della canzone “Màmola”), Onorio Dissette ( autore di commedie e canzoni), il medico Ferruccio De Grassi (letterato e storico) e altri noti esponenti della cultura gradese.
Sanson ebbe uno stretto e lungo rapporto amicale con Biagio Marin.
Contribuí a fondare la “prima” Grado Nostra nel 1968-69 e fu parte attiva, quale vicepresidente, nel comitato sorto negli anni Sessanta per accogliere il grande poeta gradese nel suo ritorno a Grado.
Negli anni divenne anche commentatore sportivo alla Rai di Trieste e presto si fece conoscere ed apprezzare negli ambienti sportivi e dei tifosi del Friuli-Venezia Giulia.
Fu anche corrispondente del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport. Scrisse inoltre su Voce Isontina, La Regione, Tuttogrado e Turismo Gradese. Seppe coltivare e preziose amicizie anche fuori Grado, ad esempio con personalità nella vicina Aquileia, come lo sportivo Ermes Scaramuzza e i professori Bertogna e Scuz.
Oltre a tutto questo era un uomo profondamente buono ed attaccato al suo Paese, cui voleva bene.
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