Sembra uno scherzo di Carnevale o una cosa su cui si misurano i nostri "politici" locali, ma è una ricerca che ha serio fondamento statistico.
Ultimamente mi è capitato di leggere studi strambi condotti dalle varie Università Americane, questo sotto mi ha lasciato con la mascella cascante per l' incredulità e l' inutilità apparente, ma ci sarà una ragione certamente, forse sotto il profilo dell' impatto sociologico:
Ecco una piccola ricerca prodotta dal Mit di Boston.
"Il tema lunghezza del pene è da sempre oggetto di discussione scientifica."
Le scuole di pensiero sono sostanzialmente due :
Quella dei “corti” che sostengono che la dimensione non conti, ma sia più importante“come viene usato” e quella degli “oversize” che sono naturalmente di avviso diametralmente opposto.
In mezzo pascolano i “normodotati” che tutto sommato se ne infischiano (però mai più di tanto).
Naturalmente l’ultima parola sulla questione non può che essere quella donne, questo il questionario dettagliato, sottoposto a un gruppo campione di 500 donne di varie età.
1) Ritiene che la dimensione del pene sia importante al fine di un soddisfacente rapporto ?
80% ha risposto no – 15% ha risposto si – 5% indecisa
2) Ritiene che un pene al di sotto del minimo sindacale possa essere un problema per il futuro della coppia ?
80% ha risposto no - 15% ha risposto si - 5% indecisa
3) Se il suo partner avesse miracolosamente un aumento delle dimensioni ne sarebbe felice ?
80% ha risposto no - 15% ha risposto si - 5% indecisa
4) Se le capitasse l’occasione farebbe sesso sfrenato con Brad Pitt ?
80% ha risposto no - 15% ha risposto si - 5% indecisa
Insomma è chiaro dal sondaggio, dopo il mortificante risultato del test,
che l’80% delle donne mente spudoratamente."
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31 gennaio, 2016
30 gennaio, 2016
Carneval, Carneval
29 gennaio, 2016
Impoverirsi
Oggigiorno è palpabile l' aumentata aggressività della gente comune (Normal People), l' intransigenza verso tutto e tutti; senza cercare cause complicate una delle ragioni certe è l' impoverimento graduale delle famiglie.
Impoverirsi piano piano è una polvere sottile, impalpabile e implacabile che avvolge tutto e tutto fa diventare triste, nemico.
Scena: Interno casa - coppia 40/45 anni:
Quanti anni sono che, piano piano, cedi su faccende ritenute irrinunciabili? Venti? Venticinque?
Lo sai che comunque ammettere quella cosa lì, significa ammettere che ti hanno fregato.
E devi anche parlare con tuo figlio che ha quindici anni e un’idea della vita che ha a che fare con la certezza che suo padre, cioè tu, è una sicurezza assoluta contro ogni rovescio, contro ogni difficoltà e che sua madre è una delle donne più fortunate del mondo perché ha te come marito.
Tuo figlio pare non percepire il cambiamento di stile di vita della tua famiglia, ma questo può dipendere dal fatto che lui è sempre stato, come dire, un po’ spartano.
Cioè uno di quelli che portano tutto l’anno lo stesso paio di calzoni, la stessa maglietta, le stesse scarpe.
Anche se ha due cellulari, un tablet, un piccì.
Cose che, dal suo punto di vista, nemmeno si comprano, ma crescono spontaneamente
in casa.
Fanno parte della sua vita e del suo corpo come i brufoli, i capelli unti e tutto l’armamentario esistenziale di quell’età terribile che lo attraversa o lo investe, fate voi.
Non ha capito che la mamma, cioè tua moglie, ha smesso di rinnovare periodicamente la tinta dal parrucchiere o di andare a fare la ceretta dall’estetista.
Da qualche tempo tutte quelle operazioni si fanno in casa, anche se per amor di battuta, tua moglie dice che non sarebbero affatto necessarie visto che non uscite più.
Tuo figlio nemmeno se n’è accorto che non uscite più.
Dovrai dirgli che non rinnovi più l' abbonamento in spiaggia e l' ombrellone te lo porterai da casa quando avrai voglia di sole e mare.
Prima o dopo dovrai dirgliela quella cosa lì.
Piano piano siete diventati poveri.
Impoverirsi
27 gennaio, 2016
Dott. Maurizio Oransz e l' Albergo alla Salute
E' incredibile finalmente qualcuno si è ricordato degli Oransz e della loro importanza nella storia di Grado, oggi alle 17 una corona di fiori li onorerà nella giornata del ricordo.
Ma vediamo chi erano e cosa hanno significato per Grado.
Una breve ricerca mi ha aperto gli occhi su un mondo imprenditoriale che credeva in Grado, su persone buone ed illuminate , mai mossi da puri tornaconti personali, innovativi e di grande personalità.
Chi era il Dott. Maurizio Oransz:
giunto a Grado nel 1905 costruì la Casa di Cura-Albergo "Alla Salute" inventandosi una tubatura di captazione dell'acqua di mare dalla poco lontana Diga al suo Albergo, proponendo in maniera assolutamente pionieristica le prime cure termali in acqua di mare.
Volle ingentilire l'aspetto dell'area antistante la casa costruendo a sue spese un giardino (dove ho visto la targa un po sbiadita) dotandolo di un grande barometro e di una tabella con le ore di varie capitali europee per sottolineare la vocazione internazionale di Grado.
Essendo medico chirurgo assistette malati poveri sempre senza mai chiedere compensi e da imprenditore di lungo corso trattò il suo personale sempre con grande correttezza e magnanimità.
Con sua moglie Sofia fu prelevato dai nazisti a Grado nel novembre 1943 in quanto ebreo, internato ad Auschwitz, fu purtroppo trucidato.
Era un gradese come noi, di grande levatura e un uomo buono, ogni tanto, se capita, date un'occhiata alla targa e pensate che se quel giardino è ancora la e non trasformato in qualcosa di cemento è perchè lui l'ha donato alla nostra comunità con l'unico patto che restasse per sempre giardino.
Per il fantascientifico albergo di cura (per l'epoca) purtroppo non c'è stato nulla da fare, bacchetta di cemento e appare il condominio.
Update di Bruno Scaramuzza:
Alcune note a complemento della meritoria citazione di Enio.
In un annuario medico austriaco del 1908 ho trovato che il benemerito dott. Moritz Oransz (nato a Schweidnitz, Slesia meridionale allora Germania oggi Polonia, nel 1866) abitava a Vienna in Bennogasse n. 30 nell’VIII Distretto, ma viene pure detto che dal 1904 d’estate era presente a Grado. Innamoratosi da subito della nostra Isola, immediata fu la sua decisione di costruirvi un grande albergo-clinica specializzato in cure balneari, un istituto che fu operativo già per la stagione estiva del 1905. Tornato a Vienna alla fine dell’estate del 1904, in data 2 Gennaio 1905 vi pubblicò per conto dell'editore F. H. Schimpff di Trieste un libretto intitolato GRADO und seine Heilkraefte nebst Anleitung zum Kurgebrauch. In questa pubblicazione (74 pagine in 16°), indirizzata in particolare ai suoi colleghi medici, il nostro richiamava l'attenzione del mondo scientifico sulle peculiarità di Grado che non era, a suo parere, una semplice stazione balneare marina, ma un vero e proprio luogo di cura marino (kein einfaches Seebad, sondern ein Seekurort sui generis).
Come dire la prima vera pubblicità per far conoscere al mondo la nostra Città e le virtù terapeutiche della sua aria, del suo sole, della sua sabbia e del suo mare (..tutti possono trovarvi miglioramenti miracolosi per la propria salute fisica e mentale...proprio tutti, anche gli idioti).Nel dopoguerra sarà il nostro ambasciatore e relatore nei vari Convegni di idroclimatologia, talassologia e terapia fisica in Italia ed all’estero.
Nel 1925 pubblicò in italiano e tedesco “L’elioterapia e i bagni di sabbia”, ponendo le basi per lo sviluppo del reparto delle sabbiature, un argomento che approfondirà ancora nel 1934 su riviste specialistiche italiane e straniere.
Chiudo ricordando la sua tragica fine unitamente a quella di sua moglie, Sofia Leim (Leopoli 1873), prelevati dai nazisti a Grado il 16 Novembre 1943, portati alle carceri di Trieste e qualche giorno dopo trasferiti ad Auschwitz dove trovarono la morte lo stesso giorno dell’arrivo, l’11 Dicembre 1943.
Tristemente noto che qualche mese prima il dott. Oransz era stato consigliato da amici di lasciare l’Italia e raggiungere le figlie che già dall’inizio degli anni trenta si trovavano all’estero, candidamente il nostro affermava “”ho fatto troppo del bene a Grado perché qualcuno mi possa tradire…, qualcuno mi possa tradire…, qualcuno mi possa tradire”.
Dott. Maurizio Oransz e l' Albergo alla Salute
26 gennaio, 2016
25 gennaio, 2016
Multinazionale
Io da bambino, sognavo di fare il prete, perchè a me piaceva leggere e fantasticare e facendo il "zago" in Chiesa vedevo il Parroco che consultava sempre quei suoi libroni e speravo di poter fare come lui, poi la vita ha disposto altrimenti ma il sogno è rimasto. anche se lo ho rielaborato ed ora mi vedo -in sogno eh- come proiezione di un prete moderno che lavora per una grande Società, anzi la più grande al mondo:
"Qui, si lavora per una multinazionale potentissima che vanta duemila anni di attività.
Io sto al marketing, dove s'è fatto il vero capolavoro: a livello di prodotto.
Noi vendiamo vita eterna e il Cliente è estremamente fidelizzato.
Cioè, sì, noi vendiamo effettivamente qualcosa che nessuno può verificare, ma la gente ci crede e segue l'azienda e non abbiamo praticamente nessuna chiamata di reclamo da Clienti che poi, magari, la vita eterna, non se la son trovata.
In realtà il brand porta con sè un paniere di significati e attribuzioni fantastici: siamo riusciti con la pubblicità a convincere il Cliente che chi non è Cliente o dubita si deve sentire in colpa, che non capisce, che non c'è ancora arrivato.
Non bastasse,, la cura del Cliente, post-vendita, è veramente ottimizzata e forniamo precise istruzioni su come comportarsi e cosa pensare.
Ecco, quindi noi come prodotto vendiamo la vita eterna, sollievo dal senso di colpa e dal dover pensare tutto da soli.
Cure per la paura preconfezionate, insomma, potremmo dire.
Poi visto che robe del genere prendevano piede, ne abbiamo buttate su altre usando sempre elementi basilari che però il Cliente si beve.
L' acquetta magica va sempre per la maggiore, e lì si vede il genio del primo Amministratore Delegato.
All'inizio in azienda c'erano Lui, che aveva avuto l'idea dal Padre, e altri 12.
A livello di rete di vendita, facciamo da matti.
E' capillare e siamo riusciti anche a convincere i Clienti che dovrebbero far diventare Clienti tutti quanti ed è ospitata in posti belli, grandi, con la musica.
C'abbiamo certi negozioni che ci son voluti secoli per farli su.
Guardate a Roma dove c'è la sede centrale dell'azienda.
Gli impiegati bravi li facciamo stimare che neanche a Ikea, li fotogrfiamo e mettiamo le loro immagini in giro e i Clienti si possono pure rivolgere a loro, così, se si son trovati bene o si son affezionati.
Come promozione, abbiamo scelto le presentazioni e promozioni dirette, che facciamo di solito una volta alla settimana, ma anche più spesso, e arriviamo ovunque come rete distributiva.
Praticamente il Cliente conosce a memoria i nostri slogan, e li ripete aiutato da un collega che si deve vestire strano per essere riconoscibile.
Come prezzo, ci fidiamo della gente e del loro buon cuore e l' offerta è libera ma è comunque abbondante.
Insomma noi si sta bene e il futuro non presenta sorprese."
Poi mi sono svegliato dal sogno e son corso subito a confessarmi, tutto vergognoso.
Multinazionale
24 gennaio, 2016
Per caso
23 gennaio, 2016
Un Padre Eterno per amico
Non è da tutti avere per amico un PadreEterno.
Io ce l’ho, è risorto un anno fa sotto forma di Dio Lisco, per noi poveretti e sudditi si noma Raffaele
Esiste tra Dio Lisco e l'uomo una incommensurabilità ontologica che, considerata isolatamente dal resto, può indirizzare l'uomo alla disperazione, ma non sarà così se segui con raccoglimento le sue parole.
E' il grande tema del Dio Lisco letto tautologicamente come "totalmente altro", cruccio di tanta rappresentanza politica locale.
Un ateo risolverebbe subito la questione:
“ per forza che c'è una incommensurabilità ontologica fra Dio e l'uomo, è l'uomo stesso che si obbliga a questa incommensurabilità, è l'uomo che se la canta e se la suona da solo!”
Per i non credenti del tutto vale anche:
il Deus sive natura, che è una forma di ateismo raffinato:
non c'è alcuna distanza fra uomo e Dio perché l'uomo coincide con Dio.
Ma qualche volta è un Dio Lisco muto e sordo ma non zitto che, pur potendolo fare, non ci dice nulla sulla nostra salvezza ma parla continuamente della sua, questo Dio Lisco non mi piace.
Per quanto mi riguarda, pur rispettando la sua sacralità, io avrei invece raggiunto il mio personale satori:
vale a dire che mi nego il libero arbitrio e rimetto la mia povera esistenza nelle mani del destino, vero arbiter della questione, il che non significa rinuncia al mondo e distacco da esso, ma partecipazione attiva e consapevole al mondo.
E che omo…Lisco!
Un Padre Eterno per amico
22 gennaio, 2016
Solita soluzione all’ italiana.
Tempi grami per gli Istituti Bancari e peggio per i soliti noti: NOI!
Una beffa per il normal people contemporaneo è che da una parte gli si chiede imperiosamente di risparmiare per finanziare, attraverso le banche, la produzione e dall’ altra, altrettanto imperiosamente, gli si intima di consumare, sempre per tenere in piedi la produzione.
Non produciamo più per consumare, ma consumiamo per poter produrre, siamo i tubi digerenti, i lavandini, i water da cui deve passare il più rapidamente possibile ciò che altrettanto velocemente produciamo, degradati da esseri umani a consumatori. (consigliato - buchi di culo)
Una mission impossible .
Anche se, fra le due scelte, il modo migliore per salvare il nostro denaro è spenderlo, dilapidarlo; non diamogli la soddisfazione di portarcelo via.
Infine saremo anche vecchi e intorpiditi ma in un mercato in cui il denaro, per i comuni mortali, non dà alcun interesse o, se lo dà, è negativo, si dovrebbe perlomeno diffidare di chi propone guadagni che sfiorano il 10 per cento.
Qualcuno però ci casca sempre o per eccesso di fiducia o per ingordigia o per coglioneria pura e semplice.
E il risultato di questa coglionaggine è che, col decreto umanitario varato dal governo, il peso ricadrà, al solito, sulla testa di tutti i contribuenti.
La solita soluzione all’ italiana.
Solita soluzione all’ italiana.
21 gennaio, 2016
Prefania- Di Giovanni Stiata
20 gennaio, 2016
Gravo-Biutiful Cauntri, Gianni Marchesan "Cavalin"
Gravo-Biutiful Cauntri
Gianni Marchesan, detto popolarmente “Gianni Cavalin” è l' ultimo del Trio Saltapasti, uno dei personaggi della nostra Isola che ha lasciato traccia di sé attraverso le parole delle sue canzoni.
Abile e geniale artigiano, maestro nella lavorazione di imbarcazioni e nell' uso della resina, si è inventato metodi di costruzione nautica innovativi, ha costruito imbarcazioni vincenti nel settore della nautica a vela.
Ma la sua passione è la musica che compone, in coppia con Luciano Facchinetti detto "Siego"alle musiche, con testi che rappresentano uno spaccato straordinario della Grado degli anni settanta.
Bravo musicista e fine umorista assieme all'amico "Siego" e ad Arturo Marin formò il Trio Saltapasti scrivendo tra le più belle e cantate canzoni della Grado popolare e allegra.
Questa canzone di Ciano in cui ha collaborato indica con chiarezza il tipo di satira musicale che propone il trio.Saltapasti.
Intento critico nel descrivere situazioni paesane pessime ma con il sorriso senza mai prendersi troppo sul serio.
.
La vanità si deve fermare di fronte alla necessità:
Gianni Marchesan, detto popolarmente “Gianni Cavalin” è l' ultimo del Trio Saltapasti, uno dei personaggi della nostra Isola che ha lasciato traccia di sé attraverso le parole delle sue canzoni.
Abile e geniale artigiano, maestro nella lavorazione di imbarcazioni e nell' uso della resina, si è inventato metodi di costruzione nautica innovativi, ha costruito imbarcazioni vincenti nel settore della nautica a vela.
Ma la sua passione è la musica che compone, in coppia con Luciano Facchinetti detto "Siego"alle musiche, con testi che rappresentano uno spaccato straordinario della Grado degli anni settanta.
Bravo musicista e fine umorista assieme all'amico "Siego" e ad Arturo Marin formò il Trio Saltapasti scrivendo tra le più belle e cantate canzoni della Grado popolare e allegra.
Questa canzone di Ciano in cui ha collaborato indica con chiarezza il tipo di satira musicale che propone il trio.Saltapasti.
Intento critico nel descrivere situazioni paesane pessime ma con il sorriso senza mai prendersi troppo sul serio.
.
La vanità si deve fermare di fronte alla necessità:
"POVERO MA IN CAPELO"L’elegansa la me piaze,ma se vago drìo la moda,la scarsela resta svodae me toca dimagrìe se anche le vetrinele hà vistiti in abondansa,co’ trascuro la gno pansapiù no posso caminà.Me cavao sto capricioMa, se a posto xè la testaAl gno stomego protestaE nol sente la ragiònCo’ le ganbe che se piegaNo me tiro su de’ letoE stasera un bel boretoCol capelo me farè.RitornelloMe basta ve’ ‘un capeloSe vogio comparìMa do sardele in tolaTe vol pe’ no murìE duta la fadigaXè quela de studià…Se devo fame beloO tome de magnà !( finalino )O tome de magnà
Gravo-Biutiful Cauntri, Gianni Marchesan "Cavalin"
19 gennaio, 2016
I Saltapasti: Arturo Marin
Arturo Marin, secondo componente dei Saltapasti ha rappresentato un mondo che piano piano è scomparso, personaggi che vivevano per la musica e con la musica riflettendo emozioni tutto intorno a loro.
Arturo era un saggio eclettico pieno di poesia che traduceva a volte in musica a volte in parole, era comunque un rappresentante di quella Grado di strada che ha fatto furore negli anni sessanta e ha portato credito ad un turismo stupendo fatto di balere e serate in spiaggia al chiaro di luna.
Vi propongo una serie di poesie della sua raccolta:
Un Sbatocia' de Ale
(l' immagine di copertina e l' impaginazione sono mie)
Arturo Marin l' ho conosciuto anni fa, una sera, mentre suonava il suo violino con il Gruppo Musicale Saltapasti composto oltre che da lui anche da Luciano Facchinetti (Siego) e Gianni Marchesan Cavalin.
Arturo faceva cantare e piangere le note di una Amapola, di Besame Mucho, di dolce Vienna.
Qualche anno dopo per una recensione mi viene recapitato un libro di poesie, non ricordo il titolo, che Marin ha scritto con il mio amico fraterno Enzo Driussi. Scopro che l' Arturo del violino scrive poesie in dialetto gradese, la sua lingua.
Sempre per caso, alcuni mesi fa, mi sono capitati fra le mani alcuni fogli delle poesie di Arturo. Leggo in fretta, le rileggo.
In quei versi, semplici, spontanei, colgo il profumo di Grado. Sento il profumo che voglio sentire a Grado. Un profumo esclusivo, che non porta firma, non griffato, ma molto di piu'.
E' unico. Leggo e rileggo El gno Mondo, In Porto a Gravo,. Mi trovo catapultato ..... sul paluo, in meso a le cane.
"dove...... se perde un canto de nuoli. Vado avanti con E piove L' Ostaria del Pensionato, quella della Filomena, De Note, Figia Mia Se no tu fussi tù. Sono intimiste frutto di trasporti affettivi, sofferti, vissuti. Continuo con E xe caligo, poesia risultata vincitrice ad un Concorso di poesie dialettali, El Fugher, Fior de Tapo. Sono componimenti malinconici, sospesi...... sul tremola' lisiero e sensa pase.
Chiudono la conversazione poetica di Arturo Marin le parole di In Simisterio dove..... la pase xe un sito in tel ninte.
Ecco, tutto qui,. Arturo Marin racconta le sue emozioni.
Silvano Bertossi Giornalista
I Saltapasti: Arturo Marin
17 gennaio, 2016
Artisti Gradesi- Luciano "Siego" Facchinetti
Luciano Facchinetti "Siego" compie gli anni.
Per festeggiarlo degnamente l' unica è ricordarlo musicista come gli è sempre piaciuto.
Auguri Ciano.
Grado, si sa, è Isola di artisti, poeti e navigatori de palù, .....e anche"gargossa vissin ma ze megio no scrive duto"!.
Luciano Facchinetti "Siego", Ciano per gli amici.
Con un piglio giovanile ed a tratti fanciullesco, Ciano si vede spesso girare in bicicletta senza fretta o, senza mollarla, con un piede a terra per reggersi e chiacchierare a lungo con gli amici.
Capigliatura prima nera ora sempre piú brizzolata, lo riconosci per i baffoni, neri come gli occhi vivaci, naso grosso.
Un personaggio, per noi gradesi, con i suoi difetti e le sue qualitá ma indubbiamente un vero graisan, vi racconto qualche piccola storia che lo riguarda.
Lo scritto é memoria e spero servirá ad altri per ricordare.
Qualche piccolo aneddoto della sua vita:Da bambino abitava in Borgo de Fora, vicino a Piazza Marin, che allora si chiamava Piazza Vittoria; la sua era una famiglia di modeste condizioni, ma di sicuro le risate non mancavano.
Con loro viveva anche la nonna, mal messa per gli acciacchi dell’ etá, specialmente un mal di schiena che la faceva brontolare di continuo.
Un po’ cresciuto Luciano insistette perche’ si facesse vedere da un dottore, ma lei, seraficamente, con la fede che le brillava negli occhi gli rispose che non serviva, gia’ da tempo aveva messo sulla parte dolorante un santino di San Antonio e piu’ di Lui chi poteva fare meglio?
Incuriosito, nottetempo Luciano si avvicino’ silenziosamente al letto della nonna e delicatamente riusci’ ad infilarle una mano sotto il pigiama senza svegliarla ed a recuperare il prodigioso santino.
La nonna pero’ si sveglió subito dopo perche’ il nipote non seppe trattenere una risata vedendo che il prodigioso medicamento era in realta’ una figurina del calciatore Sivori!
Con le grandi bande di ragazzini che si formavano a quei tempi, andava a nuotare dietro l’Isola della Schiusa, e passando il canale raggiungevano il vicino Dosso de le Rane.
Lí, con la protezione della vegetazione lacustre, partiva un’insolita gara senza premi dove il vincitore era chi produceva le "lotte" piu’ grandi; dopo la prova si riunivano e le esecuzioni venivano passate in rassegna. Sicuro era un susseguirsi di risate ma un giorno la commissione restò ammutolita di fronte ad un’opera monumentale, sulla quale era stato anche apposto un cartellino con su scritto: “Sensa sforso“; l’autore resto’ sconosciuto ma, per lo stile, non si può dubitare che fosse Ciano.
Fin da bambino ed in tutta la sua vita ci sono due cose che lo hanno appassionato: la chitarra e gli uccellini.
Ma è la musica la sua grande passione, ha partecipato e vinto numerosi Festival della canzone Gradese, nel tempo libero dava lezioni di chitarra ai bambini, e la prima lezione era particolare perché allo studente chiedeva subito se sapeva nuotare.
Se la risposta era affermativa gli chiedeva di darne una dimostrazione.
“Comó, nuá, indola ? “ replicavano stralunati “Ma quá, per tera, indola se no !” replicava lui serio.
Be’ quelli che si distendevano e cominciavano a muovere goffamente braccia e gambe sul pavimento venivano subito bocciati, perche’ diceva Ciano:
“No volevo miga insegnai ai muni, sarave stao tempo ghitao via!“.
Con Gianni Marchesan Cavalin alla chitarra/fisarmonica ed Arturo Marin al violino componeva il Trio Saltapasti, che ha suonato per anni ed anni in paese, dall’hotel Savoy al Gardenia e senza dimenticare di allietare a Natale ed in tante altre occasioni gli anziani della casa di riposo.
Oltre al repertorio classico da Besame mucho a Mámola, lui e Gianni cantavano le loro canzoni gradesi come Cinzia, Tango de Palú, Povero Ma in Capel, La Gatafera tutte ironiche, pungenti ed anche surreali, nella tradizione di Piero Marchesan Canaro;
rime come:
“Se vemo messo al pesse bon dopo domila ani de sabion” o “E i siuri xé in Pancera che i beve ‘l Punt e Mes” e “Magna, magna figio mio che vego sgangulio” sono entrate nella memoria collettiva gradese.
nella foto Luciano Facchinetti "Siego" in una splendida interpretazione del Mago di Tobruk assistito dal sempreverde Leonardo:
Con Gianni Marchesan Cavalin alla chitarra/fisarmonica ed Arturo Marin al violino componeva il Trio Saltapasti, che ha suonato per anni ed anni in paese, dall’hotel Savoy al Gardenia e senza dimenticare di allietare a Natale ed in tante altre occasioni gli anziani della casa di riposo.
Oltre al repertorio classico da Besame mucho a Mámola, lui e Gianni cantavano le loro canzoni gradesi come Cinzia, Tango de Palú, Povero Ma in Capel, La Gatafera tutte ironiche, pungenti ed anche surreali, nella tradizione di Piero Marchesan Canaro;
rime come:
“Se vemo messo al pesse bon dopo domila ani de sabion” o “E i siuri xé in Pancera che i beve ‘l Punt e Mes” e “Magna, magna figio mio che vego sgangulio” sono entrate nella memoria collettiva gradese.
nella foto Luciano Facchinetti "Siego" in una splendida interpretazione del Mago di Tobruk assistito dal sempreverde Leonardo:
Artisti Gradesi- Luciano "Siego" Facchinetti
15 gennaio, 2016
Chiacchiericchio Paesano
Mi piace descrivere Grado, il suo centro storico , con le sue calli, piazzette, la sua aria insieme vissuta e dimessa, la vita in comune dei suoi abitanti che come in una vasca di pesci rossi sanno tutto di tutti e ne parlano diffusamente.
E' quello che faccio ricordandomi che noi Graisani siamo pesci rossi in boccia di vetro con una memoria che dura tre secondi, il che ci consente di vivere chiusi in quest'isola con due ponti che danno l'illusione di libertà, di potersene andare, una libertà che possono usare solo gli altri, gli estranei all'Isola.
Parliamo solo di noi, delle nostre miserie, dei nostri illusori successi, convinti di essere il centro del mondo ma chiusi in un mondo di vetro che mostra l' esterno, confuso poco percepito.
Il chiacchiericcio è continuo e da il ritmo all' aggiornamento costante delle notizie sul paese e i suoi abitanti.
Pur essendo cambiata la situazione, il centro storico se lo sono comperato i forestieri, il paese ed i suoi abitanti non hanno cambiato le abitudini e soprattutto le chiacchiere.
Nella politica sono avvenuti grossi cambiamenti e alla forma partito locale gli stilisti showman hanno proposto il partito liquido, che può più facilmente essere travasato in un altro, riscaldato o ghiacciato e distribuito nei bar, cioè nei luoghi dove si svolge la discussione più importante per il Paese.
In quei bar deputati si risolvono problemi si condannano persone si promuovono nuovi eroi,
tutto a Ciacole.
Là puoi trovare l' Amore profondo espresso al Paese in cui sei nato, amore esibito, chiassoso, sentimento di popolo, sempre a Ciacole.
Restiamo, non dimentichiamolo, però pesci rossi in boccia di vetro, confinati tra due ponti.
Chiacchiericchio Paesano
13 gennaio, 2016
Cibo e alchimisti
In un paese come il nostro dove la fame ha fatto da protagonista per generazioni, i termini che identificano il cibo devono per forza essere poetici, ed è così a Grado dove la terminologia gastronomica messa di seguito sembra sia poesia.
Carussi e bussolai, bone grassie (ciambelle della cresima), pan co l'ua, pan de fighi, pan consao o co l'ogio, pinse e fugasse, frisse (ciccioli di maiale fritti) sigari de bon-bon, perussoli, mestroculi e stiopetini, legno dolse, carobe, sucoro de Gurissia (liquirizia), crustuli e fritole, panadela, mesta (la sbobba del casoner- olio, pepe, farina e fagioli qualche frissa e sardele salae), risi co l'ogio, bisi sichi col pesto, zuf (farina di granturco bollita con acqua e latte) perseghi, nespuli e sorbuli co la polenta, pesse salao soto fraco, sarduni e renghe, bacalao, datuli e fighi, peverasse, caparossuli, sgarsenei e cape de vale, scanavesse e giarissi, e buriti de duti i coluri.
Questi, in parte e alla rinfusa i termini della tradizione culinaria da non dimenticare.
Dopo è arrivata la Ristorazione moderna dove il cuoco è un food magician, un alchimista del cibo, uno che ti prende un pomodoro e lo trasfigura nella sua più intima materia, ne condisce l' anima.
E noi che siamo ancora a pasta e fagioli e boriti.
QUANDO è stato, esattamente, che ci siamo rincoglioniti in fatto di cibo?
La cucina è diventata la nostra nevrosi, una religione dispotica i cui sacerdoti, star della Tv e delle copertine glamour, vendono a peso d’oro le loro mutazioni genetiche e le chiamano creazioni.
Bah!
Cibo e alchimisti
11 gennaio, 2016
Garbin (Libeccio)
tecnica mista pittorico-fotografica
Un giorno de "garbin", pesante come il piombo.
"Al Garbin" uno lo sente prima di alzarsi, a letto con gli occhi chiusi, le cose si fanno più pesanti, specialmente il corpo, e ogni cosa costa fatica doppia, specialmente pensare.
L’acqua si fa sorda, i rumori cavi e non c’e proprio niente che brilla, fino all’orlo del mondo.
Ma prova ad inspirare ed espirare.
No! non è profumo, è un’ odore antico, ancestrale, il sentire umido che percepisci da quell'instancabile amplesso tra terra e acqua che ti dona il mare.
E' Natura stordente, primitiva.
Odore che il mare lascia dietro di se con quella disinteressata generosità che appartiene soltanto alla Natura.
Profumo denso da innamorata che è dolce e aspro nello stesso tempo.
Poi ti allontani un poco.
Altri odori di casa; sono quelli spessi di porto.
Odore di corda bagnata, di pesce, di nafta e mare aperto.
Odori sonori che sanno di grida di gabbiani, di rumore leggero, come sfrigolio, che fa il sole quando si immerge nell’ acqua, al tramonto.
Garbin, aria e odori di casa.
Garbin (Libeccio)
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