...E la pioggia piangeva... asciugandosi al vento
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.
A. Merini
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.
A. Merini
Ecco, c’è quella pioggia lì.
Quella cattiva, stizzosa come la tosse, che come la tosse non finisce mai.
Ecco, c’è quella pioggia lì, che non ha niente di primaverile, cade e basta, grigia, testarda, pesante come una maledizione.
Ecco, c’è quella pioggia lì, quella che ti bagna l’animo e te lo rende intristito e pesante, proprio come una coperta intrisa d’acqua.
Quando piove nel nostro Paese di mare, è acqua più acqua che nelle altre parti del mondo: è un’apoteosi dell’ umido.
Non viene giù dal cielo, ma da qualunque parte: da sotto, da sopra, da destra e da sinistra.
Cade dall’alto, da cieli di nuvole spesse che diventano grigie come il metallo e poi nere, e impietriscono in un attimo l’aria, ingoiandosi i raggi di luce.
Risale dalle griglie dei tombini, che trasudano fanghiglia sporca fra un interstizio e l’altro.
Gorgoglia nel canale del porto con il "plaff plaff" delle gocce che piombano giù sferzanti, e poi sudano acqua gli intonaci e i muri delle case, e il loro sudore scivola via per le calli e nelle strade trasformate in pozzanghere.
Non è pioggia, è un assedio.
Dicono che l’estate arriverà, ma è impossibile da dire.
Impossibile da dire.
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