Sabato 26 agosto alle
ore 20.00 presso la Casa della musica di Piazza Biagio Marin a Grado si
inaugura la mostra
Grado
città balneare. Urbanistica e architettura 1872 – 2017
Realizzata grazie alla
collaborazione del Dipartimento di studi umanistici dell'Università degli studi
di Trieste e del Comune di Grado e curata dal prof. Massimo De Grassi,
l'esposizione intende ripercorrere le vicende urbanistiche ed edilizie
dell'isola di Grado dagli anni della nascita della sua vocazione curativa e
turistica fino al nuovo millennio, tenendo inoltre conto dei nuovi
interrogativi che oggi accompagnano le funzioni e il destino delle città
balneari, a cominciare dall'utilizzo del territorio.
La mostra rimarrà
aperta tutti i giorni dalle 19.30 alle 22.30 fino al primo ottobre
La nascita di Grado
come località balneare e curativa si fa risalire al momento in cui, tra il 1872
e il 1873, il pediatra fiorentino Giuseppe Barellai inizia a costruire un
ospizio marino destinato a bambini affetti da debolezze organiche e malattie
articolari e ossee.
In seguito, per il «borgo di pescatori» si profilerà un
lento ma costante sviluppo: nel 1892 l'isola viene iscritta nell'elenco
ufficiale dei luoghi di cura dell'impero austro-ungarico dopo che due anni
prima era stato costruito il primo stabilimento sul mare.
La vocazione balneare
della cittadina ne accompagnerà e determinerà la crescita.
La nuova città si
costruirà quindi per parti, tramite successive bonifiche che strapperanno via
via sempre nuovi terreni alla laguna fino a raggiungere il perimetro attuale,
radicalmente più esteso e variegato.
A partire dagli anni sessanta si assiste a una progressiva deriva in senso speculativo, destinata a soddisfare la proliferazione di seconde case, in genere appartamenti di bassa qualità edilizia e di ridottissima metratura; un processo che mal tollererà le ben proporzionate volumetrie delle preesistenze.
La conseguenza più evidente sarà la progressiva e violenta sostituzione di un tessuto edilizio di qualità con una cortina di edifici per lo più anonimi dalle volumetrie inutilmente dilatate.
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