Nella lunga storia del voto della nostra gente a Barbana non ci sono sempre state rose e fiori.
Nella storia dell' Isola Santuario di Barbana ci fu nel 1720 un' episodio grave che creò un enorme disagio e frizioni tra le autorità comunali e il Padre Guardiano dell'epoca che sbarrò il passo alla solenne processione prima dell'entrata in chiesa sostenendo di non riconoscere altra autorità se non il suo superiore Monsignor Abate dei Frati Minori Conventuali.
Rassegnato il Reverendo cappellano di Grado, impedito ad eseguire il rito, tornò a Grado a tarda notte per trovare il popolo in rivolta avvisato del grave fatto dai suoi rappresentanti che lo avevano accompagnato al mattino .
Frenate le possibili violenze il Conte di Grado, convocò l' Arengo (assemblea pubblica) che incaricò quattro ambasciatori da spedire a Venezia:
"perchè spiegassero che la giurisdizione ecclesiastica non aveva diritti sull' Isola posta nelle acque di Grado".
Nel 1721 il Senato Veneziano rendeva ragione solenne alla comunità gradese con maestria politica, avocando a sè la proprietà dell'Isola di Barbana e concedendo in perpetuo alla comunità gradese la rappresentanza della Repubblica con tutte le autorità connesse.
Per i monaci fu riservata la preservazione ecclesiastica con il relativo obolo per il mantenimento, ovviamente a carico di Grado.
Da qui la tradizionale consegna dell' obolo al Padre Guardiano da parte del Sindaco ad ogni processione per il voto solenne della Comunità.
Miracoli della diplomazia veneziana (un colpo al sercio e un a la bote).
E le baruffe per il controllo di Barbana tra frati e Grado continuarono dopo il 1797 quando il territorio passò sotto la giurisdizione francese, ma questa è un' altra storia....