CALIGO
Non so se mi piace la nebbia, non l’ho mai capito.
Mi affascina quel suo sfilacciarsi come lo zucchero filato, appiccicarsi alle cose e deformarle, renderle sfumate;
il suo costringerti ad esercitare la memoria e la fantasia per ricostruire la mappa delle tue abitudini, fatta di strade note e di angoli conosciuti.
Mi piace il suo pervadere tutto, per cui il dentro e il fuori si confondono nell’umidore ghiaccio di un’acqua che non è acqua, è vapore. Mi piacciono le gocce che fanno le equilibriste sulle ragnatele, sospese nel nulla.
Chi come me ama i contorni certi, si fa sempre sorprendere ed affascinare da ciò che certo non è, da ciò che non è conforme, da ciò che è imprevisto.
Dalla nebbia, che è questo mare di possibilità, sospeso nel nulla, e spesso, come le possibilità, svanisce, subito nel niente.
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