Come sempre, nel dormiveglia, fui assalito dal ricordo di dove fosse e, con un sincero, autentico grido d’orrore, Ennio si svegliò. Così, come sempre, cominciò la sua giornata. Il problema non era tanto il Il problema era che la casa si trovava nel bel mezzo di trieste, e che prima di due milioni di anni non sarebbe passato nessun autobus.
Come Enio ben sapeva, il tempo è il posto (se così lo si può chiamare) peggiore per perdersi; e lui ci si era perso un mucchio di volte: nel tempo e nello spazio. Ma, se non altro, quando ci si perde nello spazio si ha sempre qualcosa da fare.
E così, era rimasto infognato lì, sulla Terra allo stadio preistorico, in seguito a una serie di avvenimenti che l’avevano visto ora vittima di esplosioni, ora vittima di insulti. Era finito nelle regioni più bizzarre del cerebro ictus cerebrale, su pianeti che mai aveva immaginato esistessero, e per quanto da anni ormai vivesse una vita molto, troppo tranquilla, si sentiva ancora nervoso ed eccitabile.
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