- • Piazza Ponterosso: la Bora, spalle al ponte, entra nella piazza da sinistra e si apre libera di sollevare, spingere, vorticare, trattenere. In una sola giornata negli anni quaranta sotto le raffiche di Bora scura – quella caratterizzata dalle precipitazioni – 3 persone finirono dritte all’ospedale.
- Piazza Unità: lo spigolo del Palazzo della Regione è uno dei luoghi che offre la visione del mare che si insegue, si sovrappone, si spacca, risale in vortici e in creste polverizzate e vola sopra la superficie mossa dal pulviscolo salino. Su quel “canton” si può avere la percezione esatta di cosa è la Bora. Entra in piazza dopo il suo volo in direzione Est Nord Est e viene divisa da quell’angolo per percorrere piazza Unità in senso antiorario.
- Piazza Vittorio Veneto: uno dei punti sui quali una volta per primo si montavano le corde per reggersi. L’angolo con via Milano è il peggio del peggio.
- Piazza Oberdan: le piazze sono il luogo prediletto dalla Bora. La direzione dal palazzo del Tribunale a scendere sarebbe quella più prevedibile ma non sempre è così… provare per credere.
- Rotonda del Boschetto: tanto forte scende la bora da viale Raffaello Sanzio disposta perfettamente ad Est Nord Est che riuscì a far crollare la ciminiera della Dreher. Gli alberi di Bosco Farneto non possono fermare il vento che precipita dall’altipiano e scende verso città incanalato nel viale.
- Largo Pestalozzi: uno dei punti più pericolosi dove attendere il bus nelle giornate di vento.
- Molo Audace: alla base del molo c’è una piccola costruzione, lì ci si mette sottovento a guardare. Nelle giornate di Bora – e ancor di più di Bora scura – solo in parte il molo è percorribile. In cima qualcuno ha pensato di fare bene posizionando una bitta con un bassorilievo che riporta tutti i venti e le loro direzioni di incidenza al molo. Ho sempre pensato che quel bassorilievo fosse come la sacca dei venti di Eolo, quella che ha portato sfortuna all’equipaggio di Ulisse. Qui solo la Bora è raffigurata soffiante le guance gonfie e i vortici del vento che escono dalla bocca smodatamente aperta. La Bora laggiù in cima, questo fa: soffiare o meglio “sufiar”, ma forte fortissimo.
- Ferdinandeo – Largo Caduti di Nassiriya: l’ingegneria stradale sembra abbia disegnato qui uno scivolo alto 250 m verso la città aperto alla Bora: l’incrocio tra via Marchesetti e via San Pasquale forma un piazzale perfettamente in linea con la discesa del nostro vento. La Bora dopo il percorso rettilineo e indisturbato del Carso si tuffa dal primo salto carsico dilatata e amplificata dalla pendenza. Come già comprovato in questi luoghi aperti non c’è riparo al vento che soffia in turbini, circolarmente.
- Oggi xe giornatona con sto BORIGNOL.
- Xe BORIN, coverzite
- Ocio che stanote la gà sufià e gà fato BORA: sta tento!
- Ara che xe BORON, te devi prorio andar? Te vol che vado mi?
- Bon dei stemo a casa, fora xe BORA DE CAGARSE inutile che andemo a zercarsele se no gavemo niente de far e no xe dove andar. Anche de ciapar un copo -tegola- in testa no gò voia. Ara, no xe nisun per strada!
- Oggi xe giornatona con sto BORIGNOL.
- Xe BORIN, coverzite
- Ocio che stanote la gà sufià e gà fato BORA: sta tento!
- Ara che xe BORON, te devi prorio andar? Te vol che vado mi?
- Bon dei stemo a casa, fora xe BORA DE CAGARSE inutile che andemo a zercarsele se no gavemo niente de far e no xe dove andar. Anche de ciapar un copo -tegola- in testa no gò voia. Ara, no xe nisun per strada!
DAGHE LA BORA CHE VIEN E CHE VA
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