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02 settembre, 2011

Autunno, fine stagione


Grado, interno spiaggia.

I turisti nordici, sulla battigia, con il loro improbabile abbigliamento (calzoncini corti, sandali e calzini, oppure pantaloni di tela lunghi ma arrotolati per mettere i piedi in acqua), guardano perplessi un mare che sentono più vicino al loro: perché è ancora caldo, sì, ma ingrigito, con una punta di broncio: meno Mediterraneo e più simile a quello che conoscono, insomma quasi familiare.

Le ragazze, stese sui lettini, rabbrividiscono un poco alla brezza, si raggomitolano nell’asciugamano, decise però a resistere fino all’ultimo, come soldati che non si arrendono nella terribile battaglia della tintarella.

Si spiano poi, raffrontandosi con le amiche, le more soddisfatte e tronfie, le bionde deluse che anche quest’anno non ce la faranno a superare il loro limite epidermico, perché ormai il tempo è passato e l’abbronzatura non sarà più scura di così.

I morosi adolescenti si baciano, avvinghiati sulle sdraio, ma con meno foga di quella che avevano solo poche settimane fa, perché sono giovani, la vita è lunga, l’estate breve, e il grande amore che è lì accanto sembra già qualcosa di passato, una foto sbiadita per l’album dei ricordi.

Sul viale, fra le vecchiette che prendono il gelato al nipotino e per sé ordinano uno spritz, si segna il rito di passaggio, il momento di svolta in cui la spiaggia viene abbandonata dalle torme di famigliole e di ragazzini patiti di abbronzatura.

Intanto, comincia l’esodo dalle capanne, che è cosa lunga ed intricata, un vero trasloco, perché in tre mesi la quantità di cianfrusaglie che si sono ammonticchiate è impressionante, non ha fine, pare che si riproducano per clonazione.

E così, piano piano, ogni sera, le nonne e le mamme e, in rafforzo, quando tocca, i bimbi ed i papà carichi di sporte rigurgitanti giocattoli, gommoni, materassini, ceste di costumi da lavare prima di essere risposti, stoviglie di plastica e paccottiglia varia, che migra dalla spiaggia alla soffitta di casa, dove passerà l’inverno.

E tutti passano sul viale, mentre gli alberghi guardano tutto quel via vai, perchè lo vedono da sempre, e lo vedranno ancora, e non se ne lasciano sfiorare, perché Grado è abituata alle onde che passano e poi tornano e poi vanno via, e siano di marea o di gente non fa differenza: lei aspetta, le guarda e resta là.

E' l'autunno, che bellezza, tempo di riposo.
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3 commenti:

Imperfezioni Digitali ha detto...

che nostalgia per quando ero "el putel" che riceveva il suo gelato settembrino...

Alien ha detto...

...te devi esser stà un angioletto !
(per ciapàr el gelato...)
ciao Paolo !

Imperfezioni Digitali ha detto...

of course... (de corsa... per no ciapar scapeloti)