Piccola storia di due piccole comunità contigue ed antagoniste:
quella gradese e quella maranese.
Da sempre i veri motivi del contendere sono stati di origine economica ma la miseria era simile.
Antica fortezza sulla laguna, roccaforte ambita e coccolata dalla Repubblica Veneta, Marano fece la scelta di parteggiare per il Conte di Gradisca in una guerra con Venezia e fu il disastro, persero la guerra e noi, i gradesi, alleati di Venezia, la vincemmo.
La Laguna fu data in giurisdizione politico-economica a Grado e al suo Conte.
La comunità Maranese, povera forse più di quella gradese, fu così obbligata a versare pesanti dazi al Conte di Grado per poter esercitare la pesca in Laguna.
Parlando di dazi, è ovvio che ci odiavano, già era difficile sopravvivere immaginarsi dover pagare per farlo.
Odio per questo ricambiato con fervore dai nostri vecchi perchè i maranesi non sono mai stati troppo rispettosi delle regole e siccome "de note ze scuro" la pesca di frodo in tutti i siti è sempre stata un loro passatempo ben praticato anche in tempi recenti.
Per quanto riguarda la storia delle donne rapite, vorrei far notare la stranezza del fatto che sopravvissero in 17 ad una tremenda epidemia alla base dell' evento, tutti uomini e abbastanza in forma, nonostante uscissero da una situazione difficile, da affrontare una comunità non proprio amica come quella gradese.
Mah? leggende metropolitane che fanno humus ma con scarse basi di verità, vero è che in certe zone lagunari, le nostre famiglie a differenza di quelle maranesi dimoravano in Laguna nei casoni, e nelle Isole di S. Andrea e a Punta Lignano, (che secondo Bruno Scaramuzza all' epoca era abitata da una grande famiglia dei Lugnan da cui la derivazione Lignan), frequentavano e vedevano più facilmente maranesi nei dintorni piuttosto che graisani molto più distanti e dalla frequentazione nasce tutto.
C' è da dire che su questa storia della donne a Marano ci marciano sopra:
bon possiamo dire che i "ze mesi graisani".
Poi quello che fa veramente differenza è il dialetto che pur avendo una comune base veneta ha cadenze e modi di dire completamente diversi.
Per capire le differenze vi racconto una cosa successa a me tanto tempo fa nei pressi di Anfora in mezzo ad una fitta nebbia.
Stavamo tutti tesi in barca per sentire rumori che ci guidassero verso riva, ad un certo punto uno sciabordio di remi, uno dei nostri si mette a gridare "cu se voltri" la risposta tra le brume - "semo nantre"- eravamo finiti vicino a Marano e tra dispersi uguali la differenza era tutta là:
"semo nantre" no "semo noltri".
Grandi pescatori e lavoratori i maranesi, non temono il mare e la fatica.
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