Li descrive così Giuseppe Caprin sul finire del 1800 nel suo "Lagune di Grado":
...vi parlano del maggio del mar.. quando le vaste praterie di alghe segate dall'acqua primaverile vengono gettate sulle sponde;
...vi parlano del sangue del mar... quando milioni di microrganismi animali si aggregano colorando il mare di rosso e fanno pensare a lotte senza scampo, feroci.
..al paluo de la silisa.. (la rondine) la parte di laguna vasta che va da Anfora a Sototerena, senza mote, solo acqua a volo d'uccello, poesia pura, osservazione dei fenomeni che li circondano amorevole e struggente.
..la piova de i razzi... quando le stelle cadenti piovono giù dal cielo nelle notti estive, i bimbi credono che si siano spente , abbiano perso la loro propulsione e si trasformino in fiori che cadono sui banchi esterni.
Questi sono i Pescauri dé Paluo, persone che parlano poco, rifuggono la confusione, l'intromissione di estranei, con gli occhi sognanti nel loro mondo esterno diventato ormai quello interiore.
Così li descrive Giovanni Stiata:
magnevemo gransi in fogo, incuo magnemo polastri solo se i xe rusti però!
Geri viveveno in t'un cason e durmiveno per tera.
Oggi,letto alla francese con materasso Spermaflex e villetta in zona residenziale e si cussì va '1mondo .perchè qua nell' Isoladelsole" no' vinse "l'omosapiens" no!
Qua vinse l'isola, e no' ha valso ne i punti ne le strae che ne liga al mondo.!
Ara qua, noltri de 'ste lagune, inverni umidi e lunghi, caligo che te va drento i ossi, paese comò medicamento e se tiremo su, 'ndemo 'vanti!
Po', te riva 1' istae co' la brusera, i foresti, al sol che te bate su i sintiminti, i mossati le aleghe .
Cò belo al Paluo
Cò belo al Paluo
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