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31 dicembre, 2016
Faduni e Fadone-Oroscopo 2017
Grado, la sua lunga storia è intrisa di spiritualità, di misteri e da vecchie in odore di stregoneria.
Religiosità e spiritualità, miti e credenze: le basi antropologiche per maghi e maghe "faduni e fadone".
Sangue grosso e unghie sporche, sperare "oltre" è indispensabile, sono anni difficili.
Alla conclusione di un anno difficile, ecco l'oroscopo 2017 elaborato sulle tracce antiche dei signi e dele stele in dialeto graisan:
Questo è L' oroscopo 2017 de la Vecia Bela, una fadona, per i graisani e sostenitori foresti che ci credono.
Ariete
Cu cata un amico, cata un tesoro.
Anno bon, megio del 2016. Tignive più cari i amissi e la famegia. Comò sempre, inamoraminti d'istae e se molè in autuno. Un bon final de ano.
Toro
Esse determinai.
Anno positivo. Dovè consolidà quel che vè e ghità via le incertesse, sé sul giusto. A la longa, ma mundi longa, 'ndarà duto ben.
Gemeli
Avanti veloce.
Un inissio lento ma dopo ripartì. Ve dismisiarè zuvini e forti, le soferense le ve ha 'ndurio, per i sintiminti dovè, anche voltri, spetà l'istae.
Cancro
Cercà una strada sigura.
Dovè bate meno fiaca e 'vè progeti ambisiusi e novi. Movese ma catando la strada giusta perchè la via no ze scontagia.
Per la coppia ste tinti al final de ano, pol portà confusion tra voltri.
Leone
Cu se contenta gode.
Anno bon, co mominti beli specie dal lato amoroso.
'Ndè vanti cò i pie ben piantai per tera, pericolo de ilusiuni e de confusion.
Vergine
Ano difisile
Dovarè fadigà munti per otignì gargossa.
Dificoltà in duti i sinsi da l'amor ai soldi.
Bilancia
La riscossa.
Finio un ano bruto entrarè in un anno de grando favor.
Dovè solo decide che domandà. lo otignarè.
In amor, possibili matrimuni o (comò che ze de moda) convivense.
Scorpion
In autuno tolarè decisiuni importanti.
Ve speta un anno discreto, mominti calmi e tempeste.
Ve ocorarà grinta per tò decisiuni definitive.
L'amor sarà facile verso la fine ano.
Sagittario
Avio de ano tiepido..
Ma dopo la strada la sarà più scorevole.
Dovarè sielge cò atension e no mancarà ostaculi e rinunce, ma i la farè. Punté mundi su l'amicisia.
Capricorno.
Inissio anno in positivo, metarè a posto ogni roba del 2016, sul sociale sarè brilanti e convinsarè la zente de le vostre ragiuni.
Za da l'inisio anno sodisfasiuni, ma atinti a l' amor.
Acquario
Su le ale de la fortuna.
Poche dificoltà che frontarè cò fasilità.
Buni progeti e amicissie sigure.
Pesci
Ano positivo, duta un oltra musica.
Dopo anni scuri finalmente vegarè la luse, anche se dovarè spetà setembre pè completà al vostro progeto.
Fine anno de trionfo.
30 dicembre, 2016
Prenditi il tuo tempo
Io credo che bisognerebbe insegnare alla gente a perdere tempo, a non aver paura del vuoto.
A capire che le giornate non sono sacchi da riempire, e che non si riscuote un premio se ci cacci dentro di tutto e di più.
Che il tempo è come la valigia, se c’è dentro troppa roba finisci col non trovare più quella che ti serve, e che bisogna vincere la bulimia degli impegni perché e fa male.
Se ci dessero più tempo vuoto, forse saremmo tutti più creativi e renderemmo di più.
La fantasia è bastarda, non vuole legami e non vuole paletti, o come una bambina capricciosa punta i piedi e non si muove più.
Ditelo a chi farnetica e pontifica di efficienza sul posto di lavoro, e crede che per aumentarla sia necessario spremere chi c’è come un limone, ossessionandolo di scadenze, e di monte ore che si accumula, volendolo sempre connesso, e sempre disponibile alla chiamata, intossicandolo di cose da fare e esaltando chi ne è intossicato.
Ditelo a chi, anche fuori del lavoro, si ingegna di occupare ogni singolo attimo con qualcosa da fare, da vedere, da seguire.
Concediamoci tempo, prendiamocelo.
Impariamo a lasciare che il cervello vada per i fatti suoi senza obblighi, anche si annoi un po’.
Lasciamolo ciondolare come un bambino che scopre il mondo per caso. Il cervello è così, un ragazzino curioso che vuole trovare la sua strada.
Se lo ingabbiamo in un itinerario già fatto e organizzato magari arriva alla meta, ma come il turista di un pacchetto organizzato, di quelli che hanno visto tutto senza capire nulla, portano a casa valanghe di foto uguali fatte nei medesimi posti in cui vanno tutti, mangiano quello che potrebbero mangiare anche a casa, segnano nell’agendina i posti come le tacche di una raccolta punti inutile e faticosa, e il viaggio, in fondo, non gli serve a granché.
Prenditi il tuo tempo
29 dicembre, 2016
Una Spiagia
Oggi, reduce da una giornata di lavoro pesante mi dedico una poesia che ho scritto tempo fa e mi sembra adatta alle giornate che sto vivendo.
La spiaggia con i suoi colori, con i suoi odori, con i suoi rumori, rappresenta bene il mio stato d' animo.
Una Spiagia
'Na spiagia quasi bianca feva de sfondo
in quela solegiagia e ventosa giornada.
Me sintivo 'nvultissao de l' odor del marche me sufieva 'dossorespirevo a piini polmunifin a gelame al naso.No sentivo ninte oltro che al sonde l' acqua, de la tera e de al sielo,me sentivo duto un
co quel spassio e quel tempo.
Co quela solitae cussi vissiname sentivo libero da duto e da dutilibero de essesenza dovè esse.
E sintime iragiungibile da duti.
Una Spiagia
28 dicembre, 2016
SE Catemo là
Vien da pensare com'è cambiato il nostro modo di intendere la vita, il timore che ci accompagna sempre.
E noi siamo fortunati, in fondo nel nostro piccolo universo isolano, pur tra millanta polemiche, viviamo senza grandi apprensioni;
eppure i bambini li teniamo stretti a noi e li si accompagna dovunque.
Ma "co geremo mamolussi" e non sono passati moltissimi anni eh!, i nostri genitori, impegnati a fare lavori di tutti i tipi per sopravvivere, non avevano certo tempo da perdere con noi e quindi la strada era il nostro mondo.
A Grado, a seconda dei luoghi dove era ubicata l' abitazione, i posti dove da bambini ci si dava appuntamento (se catemo là) erano tantissimi e mai indicati da vie ma da luoghi di riferimento; ve ne elenco qualcuno che mi ricordo:
in Ponta (l'ultima casa dopo l'Ospedale-oggi via s.Agata)
in Pisso al Porto
la de la Ciesa
in Sanzuane (di fronte al Batistero)
la del Simisterio Vecio o Cogolo (a fianco la Basilica verso il Municipio)
in Saliso (Calle Degrassi)
la de le Antunine (Calle Pescheria)
la del Pavon (osteria in Campo s.Niceta)
La del Lavatoio (il vecchio lavatoio) (il più grande piazzale per giocare a le stinche)
la de Massagati (porta Grande)
la de la Meridiana (Riva s.Vito)
in America (calle Tunisi, via Melissa)
in Paparian (Via Ariosto)
la del Gatolo (via Fiume)
la dei Scrovoleri (dopo le scuole)
la del Masselo (via pampagnola)
la del Fortin (via Alfieri)
la del Squero (Via dello squero, anche Casa Tonda o Stiusa)
la del Porto Novo (Riva Foscolo)
la de le Cove (vicino al cimitero) in Bateria (zona citta' giardino) a fasse la baraca;
in Taroto a perussoli o a fa' la guera sul monte confin.
L' invito è aggiungete quelli che ricordate voi!
SE Catemo là
27 dicembre, 2016
Cussì xe nato Gravo
In uno dei corridoi dell' ex Ospizio Marino di Grado, ora l' abbandonata Clinica S.Eufemia, esisteva un'affresco di Tullio Crali grande pittore futurista detto anche aeropittore nato in provincia di Zara ma residente a GORIZIA, amico di Marinetti con opere esposte a Parigi alla Biennale di Venezia e nei musei di tutto il mondo.
L'affresco descriveva in chiave futurista la canzone di Mario Pigo "Cussì xe nato Gravo", il pittore sollecitato dalla dirigenza del tempo dell' Istituto, che aveva sede a Gorizia, dedicò l'opera ai bambini in cura presso l'Ospizio.
Il restauro dell'edificio (sic) ha fatto scomparire l'affresco e le uniche tracce sono fotografiche (vedi foto) grazie alla cura del nostro fotografo Nico Gaddi.
Io per fortuna ne ho una copia.
Per capire il senso dell' immagine aggiungo il testo della canzone cara a noi tutti di Mario Pigo.
Cussì xe nato Gravo
Duti quanti se domanda:
"a fa Gravo, cu xe stao"?
Me ve digo in do e do quattro
che cussì xe stao creao:
Dopo fato l'universo
cò le sò costelassion,
xe vansao, fra tanta roba,
anche un saco de sabion!
Cussì 'l Paron del Mondo
s'à dito là per là:
"De stò sabion che vansa,
che roba posso fà"?
'L ha fato un isoloto
che navega sul mar,
cò in mezo le calete
che un labirinto par.
che un labirinto par.
'Na piassa, tre casete,
do scale un balaor,
un campanil, 'na ciesa
e 'l siel d'un bel color.
Dal saco vecio e sbuso
vigniva zo 'l sabion,
cussì xe nato i tapi
cò sora un bel cason!
Ultimagia sta fadiga
no 'l saveva pìù che fà;
ma finio no gera 'ncora
stò lavor, per riposà...
Una roba no 'l vegheva
osservando de lassù:
Zente proprio no ne gera
né in paese, nè in palù.
Cussì 'l Paron del Mondo
s'à dito là per là:
"Su 'sto paese svodo
cu fasso lavorà"?
'L ha fato i pescauri
de bona volontà.
Cò duti i più bei fiuri
che 'l ha pussuo catà.
Le mamole più bele,
'l ha fato in t'un nambuol,
missiando un per de stele
cò fregole de sol.
Cussì 'l Paron del Mondo
de contentessa pien
'l ha dito: "Ve saludo
graisani, steme ben"!
Cussì xe nato Gravo
26 dicembre, 2016
Giovinezza, mi sei sbrissata via
Sarà sicuramente dovuto ad un rigurgito post festività, di quelli da incubo dopo pasti che non avresti dovuto fare, in cui rivedi in un attimo la tua vita che passa.
Così all' improvviso, a sanare il corpo e l' anima, mi è venuta in mente "de botaton" questa poesia di Giovanni "Trombai" Grigolon che rimette le cose a posto perchè fa riflettere e sorridere al contempo.
La sua poesia di strada, con parole non scelte ma raccattate in fondo al suo cuore, riesce ad essere profonda e nel contempo strapparti un sorriso.
Giovanni sarai sempre nei nostri cuori:
Inno alla Vecchiaia
Giovinezza,mi sei sbrissata via come un bisato,serco di rampegarmi incora ma mi mandi sempre viaperché non ho più la pele valia.
Ormai sono del patacheo, poco o ninte buligheo.Mi davi spesso la erezione, adesso é tutto a picolone.La mia natura a suon di faleé rimasta come un ziziale,e a me me fàche 'l xe restao solo per pissà.
Se non bastasse quello, mi trovo solo con le zinzive.Ma in garghe manierame meterò la dentieracosì potrò comparìcomò ai bei dì.
Giovinezza,mi sei scampagia lasciandomi con la pele ripigiagiae co me vardo in speciomi rendo conto che devento oni giorno più vecio.Son za de pension, ma é tanta passion,de quel che me spetanò sarà suficiente nianche la reta.
Un giorno mi ciaperai per manoe mi strasinerai molto lontano.Era grando il mio tuorloora sono rimasto come un corlo,un pò nella vita ho bagolatoma son za desmentegato.
Te ringrassio Giovinezzache prima de 'ndà viami hai lasciato sinoltro l' allegria.
Riflettete gente, riflettete!
Giovinezza, mi sei sbrissata via
24 dicembre, 2016
Caro Babbo Natale...
Caro Babbo Natale,
te lo dico subito: a me, scrivere a uno che non esiste, fa uno strano effetto.
Non che ci sia qualcosa di male a non esistere, anzi.
Il mostro di Loch Ness, per dire, non esiste ma ci fanno sopra un sacco di libri e trasmissioni, e ha fatto un capolavoro a livello di promozione turistica per quella zona.
Lo so cosa stai pensando. Stai pensando che io, anche dopo aver scoperto che non esistevi – e stiamo parlando di quando? 50 e passa anni fa ormai? – ho continuato comunque a scriverti.
Che ti devo dire, sarà che noi umani abbiamo quest’ innata e irresistibile tendenza all’appellarci al metafisico, sarà che una corrispondenza che t’impegna per mezz’ora all’anno la si può sostenere anche se il destinatario non esiste, sarà che da bambino, quando ho scoperto che non eri vero, la prima cosa che ho pensato è stata: e allora?
Ora però veniamo alle cose importanti: i regali.
Alla mia età non posso certo chiederti il classico trenino.
Dovrei chiedere, casomai, direttamente le Ferrovie dello Stato.
Se non l’azienda tutta intera almeno almeno una poltrona nel consiglio d’amministrazione.
Dovrei chiedere cose da adulto, lo so: un buon lavoro, una casa accogliente, una bella macchina.
Potrei chiedere la pace nel mondo, ma so già che quella te la chiede Miss Italia, quindi niente.
Post Scriptum:
Caro Babbo Natale, ho ripensato un po’ alla lettera che ti ho spedito, in particolare alla lista dei regali che vorrei ricevere, e insomma, anche mia sorella me l’ha detto, che può essere che ho esagerato, con tutta quella roba, sul serio, forse mi sono fatto prendere la mano, come si dice.
Allora facciamo così: se non hai già fatto tutto e sono ancora in tempo, vorrei togliere qualcosa dalla lista, se per te va bene.
È anche più giusto verso gli altri bambini, può darsi.
Togli anche la fame nel mondo, che poi dovrebbe essere tutta in Africa - così dicono - se riesci tutta l’Africa bene, sennò niente, perché se la togli solo in certe zone poi secondo me litigano e si fanno la guerra ed è peggio.
E poi, quei bambini, anche molto piccoli, costretti a lavorare, sfruttati come schiavi,
quelli aiutali tutti, se ce la fai,
quelli aiutali tutti, se ce la fai,
a parte quelli che devono farmi l’ iPhone che ti ho chiesto.
Quelli li lasciamo per l’anno prossimo magari.
Grazie.
Ecco caro Babbo Natale, vorrei proprio che tu esistessi.
Caro Babbo Natale...
23 dicembre, 2016
Nadal...REsta
22 dicembre, 2016
Avviso scadenza consegna canzoni
L’Associazione Quelli del Festival organizza la 51° edizione del Festival della Canzone Gradese
avvisa
che la consegna degli elaborati che vogliono parteciparvi dovrà avvenire entro:
venerdì 30 dicembre dalle ore 15.30 alle ore 18.00 Biblioteca Civica Grado (via Leonardo da Vinci).
ricordo le regole di consegna:
La partitura musicale deve essere ad una voce con accompagnamento di pianoforte o di fisarmonica e l’indicazione degli accordi simbolici, completa di testo letterario. I partecipanti devono predisporre: 5 copie contrassegnate da uno pseudonimo, ciascuna contenente una copia del testo e una copia della partitura musicale; 1 busta chiusa contrassegnata dallo stesso pseudonimo, contenente il nominativo e l’indirizzo dell’autore o degli autori; una registrazione completa su CD del brano musicale proposto.
Il materiale elencato deve essere consegnato agli incaricati dell’organizzazione venerdì 30 dicembre dalle ore 15.30 alle ore 18.00 Biblioteca Civica Grado (via Leonardo da Vinci) assieme all’importo di 10 (dieci) euro, a parziale copertura delle spese organizzative; i partecipanti si impegnano a non divulgare le canzoni presentate al concorso sino a selezione avvenuta, e quelle selezionate sino alla conclusione del Festival stesso.
In bocca al lupo a tutti.
Avviso scadenza consegna canzoni
21 dicembre, 2016
Saggio Musicale delle Medie
20 dicembre, 2016
Casetta delle Radise de Mar
La Casetta di Sbrissa è rinata come "Radise de Mar".
Gli scopi sono sempre quelli, unire in allegria, condividere e goderci con gioia il nostro Paese, per i nostri bambini, per noi stessi.
Voglio riproporre il post che avevo scritto nell' occasione del dicembre 2012 PERCHé PER ME NON é CAMBIATO NULLA ANCHE SE Forse PER ALTRI le cose sono cambiate.
I contatti che hai sono quelli dei social network che, lo sai, creano dipendenza, proprio come le bibite o le sigarette:
una dipendenza alimentata dal nostro narcisismo, dalla vertigine di poter dire al mondo che cosa facciamo, pensiamo, e preferiamo in ogni momento.
Tirano cioè fuori la nostra parte più infantile, facendoci dimenticare che spesso siamo più interessanti quando stiamo zitti, nasce così l' esigenza di contatti veri, fisici, personali e scopri una casetta.
Tutto questo albaradan per destagionalizzare Grado attorno a presepi e casette natalizie alla fine produce, senza volerlo, un effetto di rassodamento, di conglomerazione amicale attorno ad un nucleo nato per caso e alla determinazione di un gruppo di amici associati.
Sbrissa al Bisato associazione nata per per proporre punti di vista alternativi a quelli ufficiali e porre il dito sulle piaghe delle bugie cosiddette istituzionali per informare senza veli, che produce dei filmati esplicativi sui futuri possibili, insomma cerca di spingere l'apatia graisana verso un punto di risveglio, spinta dal suo pigmalione Sandro "Buba" Maricchio e family, ha creato l' ideale punto d'appoggio di questo loffio fine anno, un centro di aggregazione dove la gente si ritrova con allegria dove la festa nasce sul momento senza programmazione dove senti la necessità di scambiare opinioni e cortesie uno con l' altro, dove puoi portare i bambini perchè sai che ne troverai degli altri che faranno gruppo insieme e si ride.
Si ride in questi momenti dove la tv fa di tutto per terrorizzare tutto e tutti, dove lo stare in casa ti viene rimproverato, esci e spendi è l' ordine, siamo in recessione continuano a dirci.
Ho trovato così il posto giusto dove il mio Paese ridiventa umano a portata, dove puoi parlare senza gridare, dove non occorrono piani regolatori per costruire castelli in aria,
una casetta in mezzo alla Piassa Granda:
La casetta di "Radise de Mar" ha organizzato una festa familiare proprio in "Piassa" comò una volta.
Casetta delle Radise de Mar
19 dicembre, 2016
Communication and dream
Elaborazione onirica di una foto di Maurizio Felluga (La Figariola)
Il modo di comunicare del nostro mondo cosiddetto moderno è profondamente cambiato, nuovi linguaggi ci fanno percepire le cose diversamente, la globalizzazione - il mondo in uno smartphone - riducono le distanze, tutto è fattibile, raggiungibile.
Il futuro poi ci permetterà di utilizzare mezzi che dieci anni fa conoscevi solo attraverso i romanzi di fantascienza, la connessione in mobilità (altro modo di descrivere l’ uso dello smartphone) farà si che si possa raggiungere tutto quello che vogliamo conoscere e le persone che vogliamo con noi, ovunque.
Questo però pone una serie di limitazioni o perlomeno cambia l’ approccio umano alla tecnologia utilizzabile.
Perché le informazioni possano girare velocemente e siano fruibili devono essere compresse, impoverite, si verifica dunque che non ti accorgi più della consistenza del terreno su cui cammini perché lo fai troppo velocemente.
Il cambio culturale è evidente tutto è leggero, etereo, con pochi dettagli, poco sentito, qualitativamente inconsistente ma fruibile.
Vale per le immagini che girano in rete, per i video, per la musica e purtroppo vale anche per le emozioni, diluite da un eccesso di offerta che ti spinge a scartare una quantità enorme di dati per soffermarti sul particolare, in generale sul tuo particolare.
Finirà che tutto questo poter sapere ci impedirà di pensare perché il farlo potrebbe confonderci le idee.
Ci impedirà di sognare perché se tutti parlano di sogni prima o poi ci sveglieremo molto lontani dai sogni che avevano da ragazzi, sogni che conditi da un’ informazione troppo invadente, potrebbero diventare incubi.
Sapevatelo!
Sogno
una volta he sognao de volà
un sburton de gambe,
un tuffo in aria
e po nuà sospeso
a no tanti metri de tera!
Communication and dream
18 dicembre, 2016
Calendario 2017 - Fantulini de una volta
Per vederlo a tutta pagina cliccate sopra l' immagine.
Un calendario 2017 dedicato al nostro passato, una carrellata di "fantulini" del tempo che fu.
Ringrazio Bruno Scaramuzza che mette a disposizione la sua enorme raccolta di fotografie di Grado e della sua gente.
Io mi sono limitato a cernitarle e a sistemarle il meglio possibile (alcune erano veramente messe male).
Calendario 2017 - Fantulini de una volta
17 dicembre, 2016
Poveri Cristi
Si avvicina il Natale, e via tutti a parlare di Presepi, della nascita del Cristo, eppure eppure non è tempo di letizia.
Si invocano le radici cattoliche ma oggi, quando si parla di radici, non è per unire, ma per separare.
Le radici cristiane tanto invocate da tutti a tutela della nostra tradizione impediscono di vedere in altri il volto di quel (povero) Cristo davanti alle cui immagini piamente ci s'inchina.
Poveri cristi sono i licenziati cui nessuno bada, derisi con la corona di spine dell'indifferenza e, addirittura, dell'inesistenza; di loro non si parla, anzi, la crisi sarebbe addirittura finita: la loro vita, quindi, non è una croce.
Gente che aspetta gli stipendi da mesi... come se fossero fatti d'aria".
"Fatti d'aria", un'immagine forte proprio per il suo evocare l'inconsistenza; eppure l'aria è presente, l'aria fluttua, cova, scalcia, strepita, grida.
L'aria può esplodere e, realmente, distruggere tutto.
Poveri cristi sono i precari della scuola che, giunti stracciati alla soglia dei cinquant'anni, mai potranno sperare in un posto fisso.
Poveri cristi sono i giovani e i senza diritti, la nostra società esalta astrattamente la gioventù ma annichilisce i giovani; spezzandone i sogni, decurtando loro le future pensioni, costringendoli a navigare a vista nel mare fangoso d'una quotidianità avvilente, consci che nulla potrà cambiare, che la parola futuro è loro preclusa.
Povera crista è questa democrazia in agonia.
Ma ben altri, invece, sono gli argomenti gridati quotidianamente dai media.
Parola d'ordine, la mancanza di parola.
Poveri cristi sono i milioni di morti per fame, un record negativo mai toccato da settant'anni a questa parte.
Si sostiene che la speranza può arrivare dalle donne.
Ma le donne sono le povere criste per eccellenza. una donna non è nemmeno degna di rappresentarlo, il crocifisso; per la sua stessa natura, peccaminosa e imperfetta, ne è esclusa.
Preparandoci al Natale ricordiamoci che la croce del Cristo la si porta o la si aiuta a portare.
Poveri Cristi
16 dicembre, 2016
Emancipazione
1900 la scoperta dell' acqua e anno di ammissione all' empireo turistico Internazionale per la Nostra Grado e per i suoi algidi abitanti che scoprono finalmente la nuova frontiera del reddito: Il Turismo. Che per un po cambierà loro la vita in meglio, per tornare a rovinargliela più in là.
La storia di Grado (vista con gli occhi di Giovanni Marchesan "Stiata) cambia radicalmente rotta sul finire del 1800 con un Imperial Decreto:
Telegram! -- ISOLA- DI- GRADO-DIVENTA- SPIAGGIA -DI-NOBILTA'-GRADO-IST-STRAND-FON-WIEN...STRAND FON WIEN
capito bene? Spiaggia di Vienna non del vino!
Davanti a questo Adriatico Blù...ADRIA BLAU, così veniva chiamato il nostro mare da Franz Joseph, Sissy und Compagnia, Wundershon!
Tutto accelerò nel nostro piccolo borgo di pescatori che si avviavano alla completa emancipazione.
Il vino, il canto, le belle donne, sì, ma una nobiltà magnifica ed estremamente igienica in mezzo a tanta acqua salata avvertiva, in loco, la mancanza di acqua potabile.
Siamo così al 1900, nuovo secolo denso di cambiamenti epocali, fu scavato un pozzo e l' acqua dolce irruppe e fu festa per quasi tutti.
"Ancora un litro de quel bon" si cantava per le ostarie, l' acqua fa croti in pansa, l'acqua marsisse i pali, l' acqua fa mal! megio al vin ze più natural!.
L' acqua sgorgava dalle fontane della piazza del paese, leggera, pura e un po odorosa di Palude, tiepidina, anzi calda! W l' acqua.
Fu così che da queste parti fu scoperta l' acqua calda, la prima volta di altre mille.
Così dopo per generazioni 've bevuo vin, Viva la mineral wasser, l' acqua santa, l' acquagranda.
Ora che l' Isola aveva tutti i servizi, i foresti incominciarono a costruire Hotel, ville, giardini fioriti ed il numero degli ospiti andò aumentando di anno in anno, così come i prezzi e le statistiche dell' Ente turistico.
E finalmente gli indigeni del luogo, uscirono dal loro isolamento abbandonando le Lagune, la pesca, il mare crudele.
Tutti arrivarono alla scoperta del turismo e ci fu l' emancipazione per le nostre genti.
Una nuova vita emancipata! Wundershon! perfin i casoneri i ha imparao a dì.
Cù fita la casa, cù fita 'l caìcio
Cù vende tirache, cù fà quel che pol.
Un mostra le cese, un verze 'n uficiò
Per vende calìgo... al posto de 'l sol!
...la storia continua...
Emancipazione
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