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21 novembre, 2017

Dialetto scritto


Premetto a scanso di equivoci che quelle che seguono sono mie convinzioni e non verità assolute.

Non esiste una regola precisa per scrivere correttamente in "Graisan".


Per ME è sempre stato, non difficile, impossibile farlo, perchè il nostro dialetto oltre al solito legittimo adattamento ai tempi che cambiano, all' influsso più o meno violento della lingua o dei dialetti limitrofi ha sempre subito l' influenza caratteriale tipica gradese del "ME"
La teoria del "Me" vuole che non ci sia altro ME all' infuori di ME, pertanto i modi di scrivere il dialetto sono sempre stati abbastanza diversi a seconda di chi fosse l' autore.

Non sono esenti i padri nobili dello scrivere graisan, i precursori della cultura gradese: i Biagio Marin, Sebastiano Scaramuzza o Menego Picolo Marchesini che da bravi graisani proponevano ognuno la propria formula vincente.

Una delle cose più controverse delle scrivere correttamente in Graisan è l' uso del ZE o Xe .

Io propendo dalla parte dell' uso del ZE ma generalmente più o meno tutti utililizzano il XE mariniano

Ma Biagio Marin degli esordi, meno culturato e più popolano, usava anche lui il ze e a dimostrazione di ciò, propongo una sua chicca poetica, poco conosciuta, quando ancora si firmava Marino Marin, è del 1913 non inserita in Fiuri de Tapo.

Lo strano di questa lirica è che lo stile si rifà in parte a Domenico Marchesini (Menego Picolo) e in parte a Sebastiano Scaramuzza, di cui sposa per una volta (credo unica) l'uso della Z e non della X, insomma non scrive xe ma ze!

Grande ringraziamento a Bruno Scaramuzza ed al suo sterminato archivio  su Grado, che mi consente di trovare documenti altrimenti introvabili.





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