Premetto a scanso di equivoci che quelle che seguono sono mie convinzioni e non verità assolute.
Non esiste una regola precisa per scrivere correttamente in "Graisan".
Per ME è sempre stato, non difficile, impossibile farlo, perchè il nostro dialetto oltre al solito legittimo adattamento ai tempi che cambiano, all' influsso più o meno violento della lingua o dei dialetti limitrofi ha sempre subito l' influenza caratteriale tipica gradese del "ME"
La teoria del "Me" vuole che non ci sia altro ME all' infuori di ME, pertanto i modi di scrivere il dialetto sono sempre stati abbastanza diversi a seconda di chi fosse l' autore.
Non sono esenti i padri nobili dello scrivere graisan, i precursori della cultura gradese: i Biagio Marin, Sebastiano Scaramuzza o Menego Picolo Marchesini che da bravi graisani proponevano ognuno la propria formula vincente.
Una delle cose più controverse delle scrivere correttamente in Graisan è l' uso del ZE o Xe .
Io propendo dalla parte dell' uso del ZE ma generalmente più o meno tutti utililizzano il XE mariniano
Ma Biagio Marin degli esordi, meno culturato e più popolano, usava anche lui il ze e a dimostrazione di ciò, propongo una sua chicca poetica, poco conosciuta, quando ancora si firmava Marino Marin, è del 1913 non inserita in Fiuri de Tapo.
Lo strano di questa lirica è che lo stile si rifà in parte a Domenico Marchesini (Menego Picolo) e in parte a Sebastiano Scaramuzza, di cui sposa per una volta (credo unica) l'uso della Z e non della X, insomma non scrive xe ma ze!
Grande ringraziamento a Bruno Scaramuzza ed al suo sterminato archivio su Grado, che mi consente di trovare documenti altrimenti introvabili.
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