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27 novembre, 2011

La crisi spiegata ai bambini (non solo)


Cari bambini che non giocate in borsa e (per fortuna) non vi frega nulla della finanza, che quando vostro padre ha il Sole 24 Ore lo ha solo perché ha comprato il pesce (ma che razza di quotidiani legge il suo pescivendolo?), eccoci ad un piccolo corso di economia, dove cercherò di spiegare cosa siano questi spread e bitipì e default di cui tanto si parla alla televisione fra un cartone animato e l’altro, in modo che anche voialtri ci capiate qualcosa.

Allora, bimbi belli, dovete sapere che numerosi Stati di questo pianeta (fra cui brilla ahimè il nostro) sono pieni di debiti fino al collo perché negli anni hanno dilapidato montagne di danaro in vari modi. 

Come accade a molti di noi adulti, ogni anno essi Stati guadagnano assai meno di quanto spendano: allorché ciò accade, noi mortali o ci lanciamo dalla finestra (ma questo gli Stati non possono farlo) o accendiamo un mutuo, cioè imploriamo un prestito a una banca.

Ebbene gli Stati si comportano nella medesima maniera: trovandosi in difficoltà chiedono aiuto ai moderni cravattari, cioè alle banche, e a una misteriosa entità molteplice e metafisica costituita da strozzini e giocatori d’azzardo chiamata “il Mercato”.

Accade quindi che gli Stati, su quei soldi prestati, debbano pagare un prezzo: se a loro vengono prestati 100 euro, essi Stati dovranno nel tempo restituirne 110.

I 100 iniziali più altri 10. Quel “10″ viene chiamato dagli economisti il rendimento, e corrisponde infatti a quanto il prestito concesso rende allo stroz- pardòn-, al creditore.

Gli Stati perciò cominciano a domandare soldi un po’ a tutti, e ne domandano talmente tanti da aver inventato dei foglietti validi come richiesta di prestito.

Le banche, i poveri cristi rispiarmatori e il perfido sig. Mercato possono comprarsi un foglietto, dare in cambio i 100 euro, e attendere nel futuro il rimborso dei 110.

In Italia codesti foglietti si chiamano BTP, e sono in vendita un po’ ovunque, fra un po’ forse anche in tabacchino come i biglietti della lotteria.

E tuttavia le banche e quel figlio di buona donna del sig. Mercato (ma non i poveri cristi risparmiatori, loro nelle decisioni non contano un tubo) si fanno furbi e capiscono che i loro clienti Stati non sono mica tutti uguali:
ci sono Stati con fama di essere persone serie e laboriose e altri  invece conosciuti come macachi facili da infinocchiare e dediti ad attività ricreative quali buttar banconote prestate giù dal terrazzo.

Perciò le banche e il Mercato dicono: aspetta un attimo, forse e il caso che allo Stato buono e virtuoso io chieda un prezzo basso, e da quello zuccone ed ebete ne pretenda uno più alto.

Cosi lo Stato macaco e scialacquatore (e nel frattempo pure con le pezze al culo) si trova a dover pagar sempre maggiori cifre ai suoi usurai, e quindi a impoverirsi ancora di più.

E mano a mano che lo Stato si impoverisce e si mostra in giro malridotto, le banche e il loro amichetto Mercato pensano: madonna guarda come è conciato male questo Stato a cui stiamo prestando quattrini, chissà se mai ce li restituirà, siccome corriamo questo rischio sarà meglio chiedergli un prezzo ancora superiore per i nostri prestiti.

Quindi: lo stato virtuoso ottiene prestiti a condizioni favorevoli, lo Stato fesso e spendaccione no.
E per risarcire i suoi aguzzini (le banche e il Mercato) il disgraziato si vede costretto a domandare proprio a costoro ulteriori prestiti.

Senza andar troppo per il sottile, la differenza fra quanto paga in prestiti lo Stato virtuoso e quanto lo Stato sciocco prende appunto il nome di spread (parola inglese traducibile anche come divario,differenza).

Dai e dai, si avvicina il default, il momento in cui lo Stato mendicante dichiara di non detenere il becco di un quattrino manco per bersi un latte caldo al bar sotto casa, figuriamoci per risarcire parecchi miliardi di euro agli usurai, vale a dire le Banche e il malvagio Mercato.

Ma questi due signori cattivi ribattono di non volerne sapere altrimenti portano lo Stato in un vicolo buio e lo picchiano di brutto.

Ecco qua, paura eh?

Ci sarebbe anche da dire delle pensioni, del fiscal drag, degli eurobond e delle agenzie di rating, ma non intendo spaventarvi ulteriormente.

E poi oramai è tardi. Questo cari bimbi è il mondo che vi attende.

Crescete pure, piccini, ma senza fretta.
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