...Fai in modo che il tuo passato sia parte di ciò che diventerai...
Fotografavano situazioni e davano soluzioni per gente che considerava la scrittura e la lettura un lusso de "siuri".
---"stevo megio co stevo pezo"
"una volta geremo vivi, per le case se canteva,se volevemo duti ben, gera duta una 'legria;
desso invesse semo del gato!"
"volesse ben no costa soldi"
"varda, anche i cupi i se da de beve un co l'oltro"---
Ricordarli per me è un tuffo nel passato, un ritorno alle origini con mia nonna che alternando le sgrida per farti star fermo declamava continuamente gemme di saggezza popolare.
Comportamenti, costumi, pensieri facevano parte di un patrimonio comune, consolidato e acquisito in maniera naturale da quella pozza d'esperienze che era l'ambito familiare.
Era naturale trasmettere esperienza con i motti popolari che compendiavano in quattro parole l'esistenza.
"quando vien la festa se lassa ogni secada,
e a bordo de la Radeski se fa la ciacolada"
"se no ze barufa no ze gnanche festa".
Insomma nel passato, pur con le sue contraddizioni e difficoltà, si offriva l'occasione per riflettere e affrontare le difficoltà della vita con ricchezza di spirito e per rendere le persone più "persone".
Piero "Canaro" Marchesan scriveva in una sua canzone:
"Ma qui ze ani ormai passaitimpi alegri e spensieraiche mai più ritornarà,che pecà, che pecà.Me recordo co gero in sigonda,la maestra me diseva che la tera ze tonda,e studiando l'astronomia,che ze la roba più bela che sia".
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