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18 dicembre, 2013

Bransini e cepe

Mauro Marchesan, continua il discorso sul dialetto usato da Menego Picolo e lo fa con una poesia dedicata, utilizzando il diletto antico con un' ottima riuscita, aggiungendo anche la traduzione in italiano corrente per i più pigri.
Un' ottimo e profondo lavoro che evidenzia la divisione della società gradese in bransini e cepe, ma non è detto che il pesce che si presenta meglio sia il migliore.

Caro Enio,
Ti mando questa poesia dedicata a Domenico Marchesini (Menego Picolo).
Menego divideva la società in pesci pregiati (bransini) e quelli che non valevano niente (cepe). Poi c'erano gli sciocchi (corcai) che non avevano il rispetto che si portava invece ai volatili commestibili.
Menego era inoltre ostile ad ogni moda e innovazione che avveniva a Grado perché  lui la vedeva come una minaccia al patrimonio linguistico ereditato.
Naturalmente c'è la traduzione, perché questo gravisano arcaico non è scorrevole neanche a noi maturi nativi.
Ciao Mauro Marchesan
BRANSINI E CEPE 
(a Menego Piccolo) 
A qua de noltri, fra i palassi e le marine, 
ze senpre stai òmini de do qualitae, 
i bransini, comandauri in te 'l ufissio, 
e le cepe in tel laco rebaltae. 
'L fante col tanburo e la cantinela 
e l' zendarmo co' la mundura ben stiragia,
 'l piuvan co' la vesta de la messa 
e 'l scartosseto co' la camisa inamidagia. 

E se scolta do vernaculi in te l'aria 
che i solta de la boca cofà un dente, 
un favela in dantin malgraisanao 
o 'na stela vespertina fra la zente. 
Preché 'l dialeto nostro benedeto 
'l se sfregola coi moderni tinpi novi, 
e 'na tremansa al cuor me ciapa 
co i corcai sensai i fa i vovi. 

'L graisan xe 'na criatura bela viva 
sbrissolosa e grassa comò un bisato,
 dal befe i cortesani de Sa'Marco 
i se à robao 'llion e n'à lassao 'l gato. 
Me son dasseno un capitan de nave
che nol sta de bando e nol peta busie, 
ma che'l respeta la lengua de le casonere 
e col veciao fangume 'l inpasta le puisie 

SPIGOLE E CHEPPIE 
(a Domenico Marchesini) 

Qui da noi, fra i palazzi e le marine, 
ci sono sempre stati uomini di due qualità, 
i branzini, comandanti nel comune, 
e le cheppie rovesciate nella melma. 
Il messo con il tamburo e la cantilena 
e il gendarme con la divisa ben stirata, 
il parroco con la tonaca della messa 
e il damerino con la camicia inamidata. 

E si sentono due vernacoli nell'aria 
che saltano dalla bocca come un dente, 
una parlata in brutto gradese dantesco 
o una stella vespertina fra la gente. 
Perché il nostro dialetto benedetto 
si sbriciola con i moderni tempi nuovi, 
e un tremore mi prende al cuore 
quando i stupidi gabbiani fan le uova. 

Il gradese è una creatura bella viva
 scivolosa e grassa come un'anguilla, 
per scherzo i cortigiani di San Marco 
si sono rubati il leone e ci hanno lasciato il gatto. 
Io sono davvero un capitano di nave 
che non sta senza far niente e non rifila bugie, 
ma che rispetta la lingua delle casonere 
e con la vecchia fanghiglia impasta le poesie. 

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1 commento:

Alien ha detto...

...senpre forte Mauro !