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30 aprile, 2014

La Villa dei Profumi

In questi giorni l' argomento più gettonato è l' autorizzazione a costruire un mostro in diga,  "La Villa Maris" o Pio Sovegno così tutti a parlare di Sky-line, qualcuno anche a sproposito, ma quello che ci tolgono, anzi ci mettono un albergo sopra (o secondo l' uso corrente aparthotel), sono i ricordi.

Drio del Mercao là de l' Acquedoto c' era il nostro parco giochi...

"In quela volta in duta Gravo vecia no gera nianche un cesso, alora cò se doveva fa i propri bisogni ogni famegia la veva un segio in casa.
Co te scampeva, zo a core in segio e cò i gera pini ne tocheva 'ndà soto al reparo che i veva costruio un grando "cagarottolo" 'ndola se ghiteva la sangola.

Dute la matine gera la fila de femene che passeva per Piassa co i sigi in testa per no fasse veghe che che le veva drento...
Dopo, solo dopo i ha fato i cessi per Gravo..."

Così racconta Massi "tachelo" Cicogna nel suo "Le gno do scale",
aggiungo io che noi ragazzi dell' epoca molto poeticamente per  ironizzare sugli odori che si sentivano provenire da quel posto l' avevamo denominato "La Villa dei Profumi".

Ecco il cagarottolo o "Villa dei Profumi"  è l'area, che concessa, a quel tempo, alla Curia per costruire un albergo/casa di riposo per anziani per fare e stare nel sociale, ora stravolgerà con un cazzotto di 27 mt sul naso la nostra Sky-Line.
E' una lunga storia di donazioni per favorire il prossimo la nostra a Grado.
Ma comunque se non altro come unica soddisfazione possiamo dire che è un posto di merda.

A Gravo semo buni ne piase giutà la zente.





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29 aprile, 2014

Le scorese

L' altro giorno mi son sentito chiedere dalla mia nipotina se esistono le "Scorese di Mare"  per una seria ricerca dell' ambiente marino locale. (a dir la verità lei, con voce sottile, mi ha chiesto delle puzze di mare, io che sono un orco ho subito tradotto in scorese)

Le scorese di mare esistono sì ma non credo siano organismi marini veri e propri ma fenomeni bollosi che occasionalmente prendono  forma con del materiale organico;
sembra galleggino a mezz' acqua assumendo forme sempre diverse man mano che si spostano con le correnti, dilatandosi comprimendosi e modificando sempre la sfera che le forma.

Non sono puzzolenti e non sono particolarmente viscide al tatto.

Poi ci sono le scorese umane e quelle, purtroppo, si aggirano tra di noi olezzando, deformando tutto quello che toccano, provocando disgusto e senso di repulsione.
Da evitare!

A tale proposito, ricercando sul web - ormai si fa tutto ricercando sul web - mi sono imbattuto in questo poeta dialettale veronese che le descrive benissimo:

Gh'è quela che tase:
bison star a l'erta
chè quela l'è propio
na brasa coèrta: 

 la nasse de sfroso,
la sloia a l'inglese,
la fa vègnar gialo
piassè de un cinese.

Gh'è quele dei bòcia
che jè ancora tate
le par che le g'àbia
la boca da late. 

 Gh'è quele che mòla
le fiole e le spose:
che jè ciaciarine,
che jè caprissiose.

 Gh'è po' le scorese
del bon manoval
che solo a sfiorarte
le pol farte mal. 

 I furbi avocati
g'à quele che spela
e par vègnar fora
le vòl la parcela.

E quele dei preti
le vien de scondon
lassando ne l'aria
na benedission. 

 Le sane scorese
tirà dai dotori
le tien le distanse,
l'è roba da siori.
de Monaldo Tòdaro

Un mondo vicino al nostro di grande saggezza e arguzia con un dialetto che si legge con facilità da chi come noi ha un dialetto affine.

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28 aprile, 2014

Fango Nuo e Cruo


E' una cosa fatta anni fa, per puro divertimento personale ho scritto una piccola guida dei percorsi lagunari :
Fango Nuo e Cruo  —Cliccare per leggere
.

L' idea era di raccontare con parole e immagini quello che vede uno come me nel percorrere casa propria, la Laguna.

Raccontare la storia del nostro ambiente, le sensazioni di percorsi che non sono quelli soliti turistici, ma quelli più privati dell' indigeno nativo.


Da questa breve guida una ragazza di Gorizia, con mia grande soddisfazione,  ne ha tratto spunto per la sua tesi di laurea traducendola in tedesco.

Ora grazie a Mauro Bigot e all' Associazione Progetto Grado che ne ha curato la pubblicazione arredandola di una traduzione in tedesco, questo mio progetto scritto tempo fa (2004), ma pubblicato sul web dal 2009, visitato e scaricato da quasi 30.000 persone è arrivato su carta.

La pubblicazione, per ovvi motivi di praticità è ridotta rispetto all' originale ma conserva il significato e le linee guida, ha per titolo:

Percorsi Nautici in Laguna di Grado.

Bon son contento. 


Ne ho qualche copia a disposizione se qualche associazione  o qualche privato la volesse mi scriva una mail e vediamo di accordarci.
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27 aprile, 2014

Sto lasciando un' orma




Sto lasciando un' orma virtuale.
6.586.807 visualizzazioni su google +  non male.
Autopacca sulle spalle.
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26 aprile, 2014

L' Asola che non c'è


Questa è bella, nessuno ne parla ma è l' ultimo modello  de " cason " in Laguna.
L' hanno denominato un "boutique Hotel"

Il sito è l' ex caserma della Finanze in Promero.

Bello no?
La proprietà: Società Mari & Monti Srl di Udine, che ha ottenuto il cambio di destinazione d' uso e la titolarità della concessione.

Non fa parte de l' Albergo Diffuso in Laguna e non si capisce il perchè, guardando bene si nota il perfetto inserimento dell' immobile nell' ambiente rustico circostante.

Vorrei abitare nell' asola che non c'è!
Sapevatelo!

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25 aprile, 2014

Desertificazione Commerciale?

Momento di grandi incertezze a GRADO, malessere diffuso in molti settori, la lettera che ricevo, redatta dal Comitato dei Ristoratori ed Albergatori, è stata inviata ai rappresentanti delle Istituzioni locali, provinciali e regionali.

Lettera aperta al Presidente del Friuli Venezia Giulia, all’Assessore alle Attività Produttive e del Commercio del Friuli Venezia Giulia, al Presidente della Provincia di Gorizia, al Presidente della Camera di Commercio di Gorizia ed al Sindaco di Grado.


GRADO – ULTIMA SPIAGGIA???

Pasqua 2014. Primo collaudo della stagione, manco a dirlo, all’insegna del maltempo! Avvio in salita per bar e ristoranti al loro primo importante appuntamento stagionale. Anno zero, aveva detto il Sindaco, sembra che i fatti lo confermino!
Inevitabile, a questo punto, una seria riflessione su quanto ci può riservare il prosieguo della stagione, affrontata con ombrelloni al posto delle “tende”. Infatti c’è solo da sperare che l’imminente stagione sia caratterizzata prevalentemente dal bel tempo (inevitabile un pensiero alla Madonna di Barbana!) perché, altrimenti, abbiamo già potuto toccare con mano cosa ci aspetta! Una Caporetto su tutti i fronti. Sul fronte dei turisti, che, invece di essere trattati con i dovuti riguardi si trovano spaesati e delusi non riconoscendo più il loro vecchio paese di vacanza e che, ovviamente, trarranno le loro conseguenze; sul fronte degli imprenditori che si trovano di fronte a decisioni piovute dall’alto, incomprensibili e prive di ogni logica, sia essa commerciale che di senso civico visto che ciò comporta non solo grosse difficoltà, nel senso più ampio del termine, per se stessi e per i loro dipendenti e relative famiglie. Tradotto in soldoni disoccupazione, difficoltà finanziarie in un momento già di per sé economicamente molto difficile. Di questo passo non è difficile pronosticare per Grado ciò che è successo a Manzano. (desertificazione)
E’ palese che la burocrazia ha vinto la battaglia! Questa Amministrazione con il suo tira e molla, il dare e togliere, il promettere e non mantenere, i proclami rivelatisi autentiche “bufale” ha provocato, al tessuto economico cittadino, un danno stimabile, per difetto, in oltre un milione di euro, a cui andranno ad aggiungersi i mancati introiti della stagione in arrivo. Non male per un’Amministrazione, Sindaco in testa, che della tutela e valorizzazione dell’economia e del turismo ne aveva fatto un cavallo di battaglia. Infatti nel programma elettorale di questa Amministrazione spiccano termini quali “MARCHIO”, valorizzazione delle risorse esistenti, “Perla dell’Adriatico”, Turismo Ecologico, Congressuale e Sportivo, Polo Termale per garantire la destagionalizzazione e chi più ne ha più ne metta. Il commercio, poi, e la ristorazione andavano assolutamente incentivati perché creano posti di lavoro!!
A questo punto, sorge l’obbligo di conoscere come l’Assessore Regionale alle Attività Produttive Bolzonello e gli altri Amministratori in indirizzo intendano inserire la città di Grado nel percorso previsto dalle “nuove linee strategiche” previste dal Piano del turismo 2014 – 2018 del Friuli Venezia Giulia, visto che, i turisti, scelgono la propria meta in base a criteri di competitività ed attrattività.
Grado è la spiaggia più a nord d’Italia, con una posizione climatica particolare, caratterizzata da repentini cambiamenti del tempo. L’imprenditorialità, la professionalità, la sfida all’eccellenza con servizi innovativi dal mercato turistico in continua evoluzione, qui da noi, si misurerà dalla velocità con cui ristoratori e baristi saranno capaci di chiudere i loro ombrelloni all’arrivo degli inevitabili temporali. Sapranno sicuramente essere degni dei meccanici della Ferrari!! Di servizio ai turisti, però, neanche a parlarne.
E’ urgente, a questo punto, un incontro con tutte le Istituzioni interessate per conoscere le loro intenzioni non solo a riguardo della questione della “monumentale” ma, in particolare per avere risposte concrete e definitive su ciò che hanno intenzione di fare per un Paese che sta perdendo costantemente i suoi punti di forza nella completa indifferenza di chi, invece, dichiara di avere a cuore le sorti di Grado.
Al di là delle chiacchere, Gorizia “docet”. Fatto tesoro di quanto successo a Grado, delibera unanime di giunta “et voilà” regolamento dei gazebi approvato!! Grado discute (?), Gorizia risolve!
L'imprenditoria si è fatta carico di un progetto che mette al primo posto il metodo di lavoro, oltre che la realizzazione dello stesso alla luce di questa latitanza politica che da troppo tempo non ha strategie per il futuro, ma al momento non sembra interessare nessuno.

Vogliamo risposte, in mancanza della quali siamo intenzionati a presentare il conto di questo disastro!





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24 aprile, 2014

Consiglio Comunale?

Oggi non mi rimane che rilanciare questo post della Lista Liber@ a firma di Dario Raugna per rimettere ordine e conoscenza sulle questioni che verranno dibattute in Consiglio Comunale del 28/4/2014, facendo notare che il quotidiano locale in cronaca ha dimenticato di scrivere che si tratta di un consiglio straordinario convocato dalla minoranza e trascurando del tutto di accennare al vero motivo della convocazione urgente: 

Il parcheggio di piazza Carpaccio.

Bel modo di informare il pubblico, complimenti!


Lista Liber@
"Decisamente curiosa questa amministrazione.Prima crea le premesse per consentire agli speculatori il raddoppio della città, poi fa finta di redimersi ed impone alla maggioranza dei gradesi una B0 che non permetterà nemmeno un metro cubo in più rispetto all'esistente.

Infine scopriamo che la B0 non è per tutti, o almeno non vale per chi, come Stella Maris, Villa Marin e Castelletto, in cambio di un raddoppio delle attuali volumetrie ed altezze, produrranno ulteriori “unità abitative” (camera da letto, soggiorno, servizio autonomo di cucina e bagno privato), delle quali sentivamo urgente necessità!
Meno male che Amistadi ci aveva messo in guardia, ricordandoci che a Grado il rapporto, tra posti letto alberghieri e posti letto in seconde case, è già adesso sbilanciato del 450/500%!

La sola condizione prevista è che le “unità abitative” siano di una sola unità inferiori al numero delle camere d’albergo!
Non c’è che dire, un gran bell’affare!
Basterà costituire una società di capitali, realizzare “unità abitative” fronte mare da 15.000 euro a metro quadro, e cederle pro quota; le camere d’albergo finiranno sul meno redditizio retro, e non è detto che diventino mai tali: qualche esempio sul territorio lo abbiamo già.

Era sufficiente ascoltare Liber@, più di un anno fa, ed inserire nella Variante n.16, impropriamente definita “Alberghi”, una clausola semplice semplice: se vuoi fare il “furbo” ed appellarti alla Legge Regionale, che nell’accezione di “albergo” comprende anche le “unità abitative”, non ti concedo neanche un metro cubo in più.
Se invece escludiamo a priori le “unità abitative”, perché il vero obiettivo dell’amministrazione comunale è incentivare la ristrutturazione/realizzazione di “veri alberghi”, allora creo tutte le premesse per rendere interessante l’investimento, prevedendo bonus volumetrici, anche in deroga al numero dei piani.

Invece il sindaco e la sua maggioranza preferiscono trincerarsi dietro l’ineluttabilità della Legge Regionale, senza mai dimostrare, come avevano già fatto con il parere fantasma di Bevilacqua, che ognuno è poi libero di prevedere norme integrative che meglio si attaglino alle esigenze del territorio.

Così lunedì andrà in scena l’ennesima manifestazione di inadeguatezza di questa amministrazione al ruolo di governo, condita dalla solita balla: l’apripista sarà lo Stella Maris che, da 4 livelli fuori terra, passerà a 7 e mezzo, salendo fino a 24 metri d’altezza!

La volumetria urbanistica, che non considera il primo piano e mezzo fuori terra, passerà, dagli attuali 6.292,80mc., a 10.104,42 mc., mentre quella geometrica (impatto visivo), comprendente anche il primo piano e mezzo fuori terra, sarà più del doppio!

Che cosa ci guadagna la comunità?
Nulla, a parte un condominio spacciato per albergo ed uno skyline della diga stravolto da 3 bisonti di 24 metri!

Che cosa ci guadagna la speculazione?

Basta fare un po’ di conti, ed attendere l’ok del Consiglio per passare all’incasso.
Ma non preoccupatevi, a Grado continua ad andare tutto bene, basti pensare che è dal 18/12/2013 che si convoca il Consiglio comunale solo su stimolo dell’opposizione: il 26/02/2014 per le “tende” (sindaco: “ ci lasciamo con una promessa: fissiamo il tavolo entro la settimana prossima, subito, per buttare giù le linee guida ” … stiamo ancora attendendo la convocazione!) e lunedì 28/04/2014 per sancire l’ennesimo scempio del territorio, con il parcheggio di Viale della Stazione e lo Stella Maris.

La foto è di Lorenzo Boemo, (titolo: semo soto aqua)

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23 aprile, 2014

Marco e il simbolo sull' ambone




Ci avviciniamo al 25 aprile la commemorazione di  S. Marco il cui culto, per l'importanza religiosa rivestita dalla condizione di Evangelista, è estremamente diffuso e capillare tra le Chiese cristiane
Centrale per le chiese orientali d' Egitto, derivate dall'antico patriarcato di Alessandria, per i patriarcati italiani, oggi soppressi, di Aquileia e di Grado e per il patriarcato di Venezia.


Al solito a Grado, giusto per dare un tocco di diversità, si contraddistingue e in Basilica, se guardate con attenzione l' ambone romanico-gotico, si nota  un' anomalia sulla scultura del Leone che rappresenta l'evangelista Marco.

Il Leone mostra la lingua:

Dall'ambone il celebrante leggeva il Vangelo, pensate a Marco che mostra la lingua ai fedeli per secoli, forte!


Mancava solo mostrasse anche il dito medio!



da "Il Tesoro del duomo di Grado" di Ezio Marocco 
"Il culto di San Marco, parlando di cose serie, in terra veneta è nato, con molta probabilità, proprio a Grado e qui, ben prima che a Venezia, acquistò quel significato di libertà politica e religiosa che poi contrassegnò per quasi mille anni la forza interiore della Repubblica Veneta.

Fu nel Castrum Gradese, che iniziò la ribellione contro le intromissioni imperiali e l'ambiguità papale di Roma, qui i vescovi aquileiesi, profughi della devastata metropoli ma forti dei rapporti con la Chiesa Alessandrina, gettarono i primi semi di una secolare autonomia arroccata attorno al nome di S.Marco.

Una prova per tutte, Eraclio donò a Venezia la cattedra di S.Marco ospitata nella basilica di Grado, è la certezza che già nel VII secolo il culto marciano aveva a Grado un posto di primo piano.



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22 aprile, 2014

Biagio Marin per Mons. Silvano Fain

In occasione  dell'arrivo nel 1957 a Grado di Mons. Silvano Fain,  Biagio Marin ha dedicato a quella giornata una lettera dove con parole auliche fa un quadro di quello che siamo noi gradesi, la nostra Isola, i sentimenti tumultuosi e altalenanti, dove alla fine lo mette in guardia.

Era l'ottava di Pasqua, una Pasqua alta, aprilina, quando le campane dell'isola, dopo i mattutini, si misero a chiamare a gran voce. E tutto il paese già sapeva che cosa significasse quel richiamo e grandi e piccoli s'erano levati in fretta, per andare incontro al nuovo parroco, che non conoscevano, ma di cui avevano già sentito dire meraviglie, e che tutti attendevano con fiduciosa speranza. Di che? Non avrebbero saputo dire: ma certo ognuno attendeva quasi un dono personale, un qualche bene per sé e perché i suoi più cari…
Già erano pronte le barche dei pescatori, tutte pavesate a festa, ornate di fiori, che sarebbero andate a prelevare il Pastore, ai limiti della terraferma. La più bella, la più potente, l'avevano preparata per lui con un trono sulla tolda coperta da grandi tappeti. E ovunque fiori, a mazzi, a corone, a festoni; e tante bandiere garrule e festose, da far impazzire i bimbi di gioia e far sorridere di contentezza anche i vecchi.
Le adiacenze del porto erano nere di gente. E puro era il cielo primaverile, e giovane e ridente il nuovo sole. Perfino nelle pietre dei moli c'era un tepore che commoveva, e l'acqua del porto aveva un intimo tremore di gioia.
Ad un certo momento cominciarono a tonare i petardi. Era in arrivo. La gente ondeggiava sulle rive come un campo di grano sotto il maestrale. La processione s'affacciò sul canale che veniva dalla terraferma. Tutti gli occhi erano là in fondo. Ed ecco il corteo imboccare il canale del porto. Anche io ero tra la mia gente, col cuore in tumulto. Ecco sfilare nel sole alto e nella romba solenne dei motori, la barca che portava assiso in trono, il giovane Arciprete. Era tutto vestito di viola; aveva, appesa a una collana d'oro, la croce pettorale come un vescovo, e un'aria assorta e commossa, quasi di vittima sacra.
I miei occhi si velarono, e quasi inconsapevolmente dissi: "Benedictus qui venit in nomine Domini". Non era facile venire tra noi, nel nome del Signore. Quella massa nera di gente che sotto il sole osannava, era come il suo mare, che cambia facilmente di umore. Pareva che volessero buttarli ai piedi le loro anime. Ma incerta è la nostra capacità di devozione; ma dubbia la nostra capacità di farci cavi per accogliere la Parola e incarnarla nella quotidianità. Guardavo al nobile viso, pallido di commozione dell'arciprete. Volentieri lo avrei baciato. E all'uomo avrei detto: "Grazie fratello per la tua volontà di sacrificio. Avrai bisogno di tutta la tua fede, di tutta la tua umiltà, di tutta tua capacità d'amore, di tutta la tua giovane forza, per superare la solitudine e l'amarezza di un prossimo domani. Dio ti assista. Te lo auguro con tutto il cuore; e di ogni tua opera, di ogni bene che farai, fin d'ora ti ringrazio. Non ti lasciare ingannare dal nostro entusiasmo; dalla nostra capacità di volgere in canto chiaro tutta la vita.

Siamo marinai e tu della terra ferma; ogni vento ci muove e ci porta via. Non sappiamo la legge che obbliga alla costanza, alla fermezza. E sappiamo mordere la mano che ci benefica. 
Dio t’aiuti, prete! E la tua lotta contro la nostra morte sia vittoriosa".

Biagio Marin
 


Aggiungere qualcosa non è possibile, ci ha descritti per quello che siamo e, bontà sua con grande consapevolezza, non si è tolto nemmeno lui.
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21 aprile, 2014

Ruoli familiari: il Papà


Siamo a Pasqua e la famiglia diventa un luogo importante in cui rifugiarsi, vediamone i ruoli, specialmente quello del papà.

Io ho avuto un solo papà, ai figli moderni ne possono capitare anche 2 o 3. 

I papà di adesso sono diversi da quelli di una volta, intanto quelli moderni giocano a tennis, sanno sciare, vanno in mountain bike, di mestiere fanno l’interior designer e fingono di sapere come investire il loro patrimonio.

I papà di una volta giocavano a briscola, quasi tutti lavoravano in barca o in Azienda, dove andavano con la bicicletta, e se per caso si bucava una ruota la aggiustavano loro;
di soldi non ne avevano, così non sbagliavano investimenti, la domenica si mangiavano la pasta cucinata dalla mamma e la nonna si lamentava sotto voce dicendo che la sua era più buona.

Fare il papà non è facile, ci si sente strani, in imbarazzo. 
E poi i figli fanno domande difficili. È più facile fare lo zio e il nonno.  
Ed è più facile fare l’amico che fare il papà!

I papà moderni e quelli di una volta sono molto diversi tra di loro, ma in una cosa si assomigliano: nel non voler togliere spazio al ruolo delle madri, consapevoli che certe cose, quali sostituzione di pannolini, preparazioni di pappe, tattiche e procedure per arginare le colichette, siano meglio svolte dalle mamme; loro, i papà, si mettono umilmente da parte. 
Quando nasce un figlio, in genere, per i primi anni di vita il papà non si fa molto vedere, non è molto coinvolto nel processo di crescita e di educazione dei pargoli; nei primi due anni di vita o forse anche tre, i papà si dedicano al loro lavoro dalle 7 del mattino fino alle 21-21,30. 
Quando rientrano vanno a dormire fino alle 6,58 del giorno dopo.

Alcuni padri vedono il loro figlio per la prima volta quando lo portano a scuola il primo giorno delle elementari.

Io ho avuto un papà di una volta, di quelli antichi.

I papà moderni ti portano in vacanza due settimane in montagna e due settimane al mare, perché ai bambini bisogna fargli fare un po’ di mare e un po’ di montagna.

I papà moderni devono lavorare 12-14 ore al giorno per 11 mesi l’anno perché devono pagare  le vacanze al mare e le tute anti-assideramento usate in montagna.

Il mio papà la vacanza, quando la faceva, la usava per "bianchisà" la casa, riparare le "gelosie" e giocare a carte in Ausonia; la nonna diceva che il nonno era più bravo del papà a giocare a briscola e a "trionfo".

Quando i papà moderni accompagnano i figli alla partita di calcio del sabato pomeriggio, riescono a litigare con l’arbitro, con l’allenatore e con i papà della squadra avversaria; i sabati che il figlio perde litigano anche con il magazziniere, con il posteggiatore, con il figlio stesso e con la moglie e la nonna poi a casa.

I papà moderni quando un figlio torna da scuola con un 4, denunciano il professore per mobbing.

I papà di una volta, se tornavi a casa con una nota da firmare, "tu te ciapivi do stiafe vissin"

Quando oggi poi un figlio moderno compie 16 anni, i loro papà li accompagnano in discoteca alle 23 e li vanno a prendere alle 4 del mattino con il Suv.

I papà di una volta piuttosto che mandarti in discoteca si mettevano a studiare con te i verbi irregolari e il genitivo sassone.

Se i figli domandano se bisogna sempre dire la verità, i papà moderni rispondono: dipende...

Papà, ma tu voti a destra o a  sinistra? Dipende...

Papà, ma a te piacciono le donne vero? Dipende...

Dalla prima elementare alle terza media si fa di tutto per assomigliare e imitare il papà, dai 15 anni ai 22 non lo puoi vedere, fino ai 36 ti è abbastanza indifferente, verso i 40 ti fa incazzare da morire perché nel frattempo lui ha superato i settanta e se in gioventù aveva il suo bel carattere adesso è ostinato come tutti gli anziani, dai 42 in avanti riesci a capire quanto sforzo abbia fatto a mandare avanti la famiglia e ne provi una tenerezza struggente.

Ho cercato tutta la vita di non assomigliare a mio papà e ora invece mi accorgo di essere uguale.


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19 aprile, 2014

Grazie!

Questa vecia batela "carolagia” oggi ha compiuto gli anni (sospiro) e  mi avete fatto  gli auguri in tanti, pur preferendo quelli della mia nipotina che mi ha augurato il non compleanno
dirvi che mi ha fatto piacere è poco ed ho pensato di dedicare a tutti voi una poesia sui corsi e ricorsi della vita che oggi mi serve per abbracciarvi tutti in un colpo solo con un sospiro del mare.

Grazie:

Tu savivi che 'l mar sospira?

Sussiai lisieri de onda,
che là su la riva se rompe in mile storie 
vissue nel tempo pena passao.

Ogni riada, ogni sussiao, ogni lagrema
ogni bastiema, ogni dolor, ogni promessa, 
ogni preghiera, ogni sussuro
se alza comò spuma salagia là su la riva.

La spuma se ingruma in nuoli rosa e grigi,
sdiunfi de lagreme,
de gioia o disperae,
quele che no ghitemo mai fora, 
ma tignimo, orgoliusi, drentro al cuor.

Sirochi e maestrali le sburta 
e la piova le rimescola denovo col mar.
Torna su la riva l'onda 
e libera le nostre mile storie in spuma fina.

E 'l mar danovo al sospira pian 
rasegnao:

...'ncora, 'ncora, 'ncora!

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18 aprile, 2014

Water Front



Vista l'attualità  ed il fatto che ormai tutti mettono becco su quello che dovrebbe essere lo sviluppo turistico di Grado leggiamo l' opinione di un gradese ingegnere capace  e conosciuto nel mondo delle grandi opere (lavora in tutto il mondo con l' Impregilo): 

 Luciano Cicogna


"Uso il termine inglese waterfront perché é un termine piú conciso di fronte sull’acqua e la ricerca su Internet dá risultati appropriati.

Negli ultimi anni é sorto un grande dibattito sul rapporto fra le cittá e l’acqua, sono stati fatti importanti interventi urbanistici a cui hanno contribuito grandi architetti; se ne sono occupati convegni internazionali come la Biennale di Architettura a Rotterdam, il WaterfrontExpo 2005 a Riga, l’Expo 2005 ad Aichi in Giappone, in cui si è dibattuto sul rapporto individui-natura, sulla tutela dell’ambiente e sullo sviluppo sostenibile dei centri urbani in rapporto alla risorsa acqua. 
C’é un’altro bel termine che accomuna Grado ad altri insediamenti simili, oltre alla solita Venezia anche a Chioggia e Caorle per dirne qualcuno ed é quello di cittá sull’acqua.
Si é quindi ultimamente accentuata la sensibilitá a questo tema e compreso che, come ogni risorsa vitale, il fronte sull’ acqua deve essere oggetto di un’attenzione particolare e dedicata.
A tale fine, in vari paesi (riporto due esempi: Kingston , Canada e Wellington , Nuova Zelanda) sono stati istituiti dei comitati che per prima cosa hanno enunciato dei principi generali:

· il fronte mare dev’essere prevalentemente un’area pubblica;

· il beneficio del pubblico deve essere massimizzato (accesso, visibilitá, passaggio garantito attraverso edifici);

· gli interventi devono tenere conto dell’impatto ambientale e salvaguardare il patrimonio storico, sociale e culturale;

· gli interventi devono essere preceduti da consultazione pubblica.


Sembrerebbe tutto ovvio vero? Eppure non credo che a Grado questi principi siano presenti in un documento di programmazione territoriale.
Non sono solo belle parole, la loro sottoscrizione implica una serie di vincoli mica da ridere. 
Negli esempi citati dai principi si scende al dettaglio come la specificazione di aree pavimentate, verdi ed ombreggiate, destinazioni d’uso: ricreazionali, culturali e civiche, vincoli per gli edifici privati come diritto pubblico di calpestio del piano terra, limitazione dell’impatto visuale, ecc.

Ripercorro il nostro fronte d’acqua e non ritrovo, lo sapevo, l’applicazione di questi principi: il pugno sullo stomaco del porto di San Vito, l’incombenza degli edifici dell’ex Safica e di nuovo il fronte sparisce con l’Associazione nautica ed ancora lo riperdo con altre darsene e piú avanti é di nuovo privato ancora lungo la laguna orientale, come ci arrivo a quegli argini lontani se voglio fotografare un bagiante
E l’accesso pubblico massimizzato e la passeggiata panoramica ? Ed ancora dappertutto la limitazione e l’oltraggio dei parcheggi, ancora loro !


Sogno per Grado un comitato che studi ed enunci questi principi e che vengano applicati, é troppo?"

Ecco la domanda è : è troppo chiedere rispetto per la popolazione locale?

Sapevatelo
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17 aprile, 2014

La casa con la stella rossa




Questa foto è stata scattata nel Fossalon di Grado in un casolare abbandonato.

E' curiosa la stella rossa dipinta a fianco della porta d'accesso.

Qualcuno riconosce la casa e mi sa dire il perchè o il significato di quella stella rossa? 


Un anonimo mi aveva scritto un commento su una mia fotografia di tempo fa che calza perfettamente con il soggetto, non conosco l' autore perchè non si è firmato anche se mi pare di ricoscere lo stile, la poesia è comunque bella ed intensa:


Morto ‘l fassismo,

Sognevemo zustissia e libertà,
Pre quisti ideali tanti conpagni 
Gera restai pre senpre lassù in montagna.
I novi capi no’ ne deva fidansia,
Stele rosse, color de ‘l nostro sangue,
Fiuriva su i parii de le case.
Vemo serao la vecia casa
E semo partii
Cantando bandiera rossa trionferà
Pre ‘l mondo novo da costruì.
Quante ilusion morte su ‘l nasse,
Semo tornai pestai, de là e puo de qua. 
E la vecia casa la ze restagia 
Seragia pre senpre, co ‘l nostro dolor.

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16 aprile, 2014

Dai! ..Attila!

Originale invocazione del nostro Giovanni "Stiata" Marchesan perchè Attila ci invada  per salvarci.
Dai Attila!

Attila.
Ti domandiamo aiuto!
Attila
Non essere cocciuto
qualcosa fa per noi che siam qua
Qualcosa fa per noi!
Su abbi compassione
vien deciso perso il mar
dai...passa il Fossalone
che noi ti aspettiam!

Attila
Su cerca di capire
Attila
Deciditi di venire
a liberarci da schiavitù
a liberare noi
ci stanno li Romani
d' Aquileja e di più giù
son qua da troppi anni
non se ne vanno più.

Attila
Ti domandiamo aiuto!
Attila
sarai il benvenuto
nella Palude fatti veder
e tu ci vieni a liberar!

Le ragazze, le ragazze d' Ambriabella
cantan tutte con ardore
Re degli Unni del mio cuore
or sù ci vieni a ..liberar!


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15 aprile, 2014

Annunciazion, annunciazion...

A raccolta Popolo in Piassa soto la Campana!! gridava per le calli Zef del tamburo:



“ MAGNIFICA  COMUNITA'  DI  GRADO “

Grado,  mercoledì  16  aprile  ore  18,30
Auditorium “Biagio Marin”  (sala piccola)


   D  I  B  A  T  T  I  T  O :

- parcheggio  sui  giardini  retrostanti  Piazza  Carpaccio

                                - lottizzazione  immobiliare                                                                                                                                   
         Spiaggia e Parco delle Rose


strategie di salvaguardia





Relatore :  Giovanni  Mattiussi
segretario “MAGNIFICA COMUNITA'  DI  GRADO “




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14 aprile, 2014

Lavoro in una Multinazionale



Io da bambino, avevo una grande immaginazione, sognavo di fare il prete, perchè a me piaceva leggere e fantasticare e facendo il  "zago"  vedevo il Parroco che consultava sempre quei suoi libroni e speravo di poter fare come lui, poi la vita ha disposto altrimenti ma il sogno è rimasto. anche se lo ho rielaborato ed ora mi vedo -in sogno eh- come proiezione di un prete moderno che lavora per una grande Società, anzi la più grande al mondo:

Noi, si lavora per una multinazionale potentissima che vanta duemila anni di attività.

Io sto al marketing, dove s'è fatto il vero capolavoro: a livello di prodotto, noi vendiamo vita eterna e il Cliente è comunque estremamente fidelizzato. 

Cioè, sì, noi vendiamo effettivamente qualcosa che nessuno può verificare, ma la gente ci crede e segue l'azienda e non abbiamo praticamente nessuna chiamata di reclamo da Clienti che poi, magari, la vita eterna, non se la son trovata.

In realtà il brand porta con sè un paniere di significati e attribuzioni fantastici: siamo riusciti con la pubblicità a convincere il Cliente che chi non è Cliente o dubita si deve sentire in colpa, che non capisce, che non c'è ancora arrivato.

Ecco, noi come prodotto vendiamo sollievo dal senso di colpa e vita eterna. 
Non bastasse, la cura del Cliente, post-vendita, è veramente ottimizzata e forniamo precise istruzioni su come comportarsi e cosa pensare. 

Cure per la paura preconfezionate, insomma, potremmo dire. 


Addirittura noi in azienda ci siamo inventati che il futuro Cliente nasce già in condizione di colpa, e che però con la nostra acquetta magica, quando ancora il Cliente è piccolo piccolo, lo rimettiamo in piano: praticamente li intercettiamo che non possono dire niente e dal gavettone aziendale neonatale in poi ce li abbiamo nel database Clienti e trucchiamo i report dicendo che sì, insomma, in una qualche maniera li rappresentiamo e che questi ci seguono, anche se magari non è così. 

Poi visto che robe del genere prendevano piede, ne abbiamo buttate su altre usando sempre elementi basilari che però il Cliente si beve voglian dire delle gran robe, tipo facciamo numeri anche col pane, con l'olio, col vino. 

L'acquetta magica però va sempre per la maggiore, e lì si vede il genio del primo Amministratore Delegato

All'inizio in azienda erano lui, che aveva avuto l'idea dal padre, e altri 12, ma poi ancora l'azienda non era importante allora ha sbattuto nella politica ed è morto un pochino, e han scelto un nuovo Amministratore Delegato tra quelli che c'erano. 
E via così. 

Adesso che l'azienda è una multinazionale potentissima, l'Amministratore Delegato non solo non ha problemi con la politica, ma è la politica che se lo viene a cercare. 

A livello di rete di vendita, facciamo da matti. 
E' capillare e siamo riusciti anche a convincere i Clienti che dovrebbero far diventare Clienti tutti quanti e è ospitata in posti belli, grandi, con la musica. 

Certi negozi ce li siamo fatti affrescare e riempire di roba artistica dai più grandi, che noi s'è sempre speso soprattutto per le sedi di rappresentanza dall'azienda. 

C'abbiam certi negozioni che ci son voluti secoli per buttarli su. 

Guardate a Roma dove c'è la sede centrale dell'azienda. 

Gli impiegati bravi li facciamo stimare che neanche a Ikea, mettiamo le loro immagini in giro e facciam le figurine e i Clienti si possono pure rivolgere a loro, così, se si son trovati bene o si son affezionati. 

Tipo c'era uno strano, Francesco dell'agenzia di Assisi, che era tornato un po' rintronato dalla guerra e in piena sindrome da stress post-traumatico dice che parlava con la fauna, però era bravissimo e ancora i Clienti se lo ricordano. 
Dai, son anche cose che fan piacere.

Come promozione, abbiamo scelto le presentazioni e promozioni dirette, che facciamo di solito una volta alla settimana, ma anche più spesso, e ovunque arriviamo, come rete distributiva. 

Praticamente il Cliente conosce a memoria i nostri slogan, e li ripete aiutato da un collega che si deve vestire strano per essere riconoscibile. 

E poi noi ai nostri Clienti diamo un sacco di gadget, tipo l'immagine del primo Amministratore Delegato mentre moriva; siamo riusciti a vendere che moriva per favorire il Cliente, così, si sa mai gli venisse in testa di smettere di sentirsi in colpa.

Come prezzo, ci fidiamo della gente e del loro buon cuore e l' offerta è libera e abbondante.

Insomma noi si sta bene e il futuro non presenta sorprese.


Sapevatelo, ma è un sogno eh!
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