Cerca nel blog
29 aprile, 2015
Avvoltoi che girano in tondo
Un post tutto leggere di Enzo Tirelli : http://lagunadigrado.blogspot.it/2015/04/la-stampella-non-basta-piu.html
Dritto al nocciolo e senza sconti come al solito Enzo, io però frenerei con le paure, seguendo un consiglio che un saggio pescatore mi diede un tempo:
non creare tu situazioni intelligenti al tuo avversario, non pensare che sia meglio di quello che realmente è.
Dovremmo accettare che la giunta e la maggioranza ragionano a livelli molto raffinati di strategia politica, che richiedono intelligenza e pianificazione e grande prontezza di riflessi nell' approfittare delle occasioni.
Mah! in questi quattro anni non mi pare sia successo mai, non staremmo qui a contestare ad arrabbiarci se fosse stato così, oppure hanno avuto l' illuminazione sulla via di Damasco.
La situazione politica di Grado è estremamente fluida e per certi versi stracciata, con un' unica eccezione, la Lista Liber@.
Gli incontri tra pseudo notabili si fanno via via più frenetici e si sa che gira uno strano consigliori del PD che ha ancora più strane frequentazioni trasversali, ma da là ad arrivare ad un piano raffinato come lo descrive ottimamente Enzo ce ne corre.
Io vorrei consigliare calma e gesso, di non dare troppo ascolto alle teorie commissariali, per non cadere in depressione da impotenza e perchè in fondo siamo sicuri di essere nel giusto, la gente alla fine saprà far giustizia.
Una cosa è certa stiamo sulle palle ad un sacco di gente importante, il che è confortante, indica che la strada è quella giusta.
Sciacalli ed avvoltoi si possono respingere.
28 aprile, 2015
La Serenata in Mare
Mio Nonno Pietro Zuliani, con una storia personale (vicende di guerra) molto ricca e capofamiglia di uno stuolo di figli (quindici), medaglia d'oro del fascio per l'apporto di braccia alla patria, nella sua lunga carriera in mare ebbe la ventura di lavorare parecchi anni a bordo di un'autentica innovazione per il trasporto turistico locale la motobarca "Esperia" che dal maggio 1952 venne impiegata in servizio escursionistico nella laguna di Grado con linea fissa Grado-Lignano.
L' uscita serale -la serenata- con le luci (lampade cinesi) accese e l' orchestrina a bordo era particolarmente ambita dai turisti, che assistevano a meravigliosi tramonti sul mare e potevano, subito dopo, lustrarsi gli occhi con il firmamento intero.
Un sospirone.... altri tempi, altra gente, diversi i modi di aver cura del turista.
L' Esperia terminò il suo servizio nel 1971, Gli illuminati proprietari erano Matteo e Bruno Marocco di Grado.
Imprenditori graisani "cò le bale" e innovativi.
La Serenata in Mare
27 aprile, 2015
Le tre B: La B..atela
Una breve analisi sull' importanza della seconda B (La B atela) dell' immaginario "Graisan":
La Barca e il remo sono per i graisani strumenti di vita.
Così Biagio Marin con le parole faceva un affresco dello strumento principe usato dai suoi compaesani.
La batela in effetti è stata per secoli lo strumento più semplice e più efficace dell'economia graisana.
E' tipica della laguna Graisana, derivata sicuramente dall'imbarcazione a due punte in uso nel Mare Adriatico di cui l'esempio più noto è la gondola veneziana, adattata alle esigenze dei bassi fondali lagunari e da un moto ondoso poco pronunciato proponendo il fondo piatto senza chiglia.
Si presta anche alla vela al terzo, qualche volta con un fiocco e timone maggiorato che serve anche da deriva.
Barche piccole e apparentemente insignificanti che sono sopravvissute ai mutamenti imposti dal progresso senza attirare l’attenzione pur meritandone non poca.
Attenzione che bisognerebbe manifestare proponendo un risveglio generale in materia di archeologia e etnografia nautica da parte di studiosi qualificati con incontri che si potrebbero tenere a Grado sede ben qualificata per accoglierli.
.
Le Batele si suddividono in vari tipi pensate per situazioni diverse:
Batela levagia: a fondo più covesso, fa meno attrito nel movimento e favorisce il disincagliamento dal fango;
Batela calagia: a fondo dritto, usata per lo più per la vela e quindi più usata in mare;
Batela de stiopeton: usata per la caccia, alta al massimo 30 cm. per bassissimi fondali,
si usava un palo per la spinta (pontando) oppure un remo corto detto "penola";
Batela de cana o de serà: barca grande anche 9 metri usata per le canere e le cane de seragia;
Batela de siuri: barca grande molto colorata e con le vele al terzo, provvista di sedili messi sul cavo de banda per turisti.
Teti Dovier colora con le parole le "Femene delle Capelonghe" in batela.
Che pelassa che le veva
quele femene in batela,
le veghevo vogà de fuga
stando sora la scogera.
Le dotore e pititele,
queste quà le più famose,
le saveva vogà in coppia
e se sole a rimi in crose. Teti Dovier
quele femene in batela,
le veghevo vogà de fuga
stando sora la scogera.
Le dotore e pititele,
queste quà le più famose,
le saveva vogà in coppia
e se sole a rimi in crose. Teti Dovier
Le tre B: La B..atela
26 aprile, 2015
Una vita de B(iceri)
Una della tante banalizzazioni che si usano per connotare noi gradesi è il detto:
Graisan: B icer, B oreto, B atela.
Non sto qua a confutare queste cose che in fondo fanno humus, è una specie di marchio, un "native advertisement" e consiste nello spacciare per notizie le inserzioni pubblicitarie che aiutano questo paese piccolo a non farsi ancora più piccolo.
Conunque, per visualizzare la prima B (al bicer) di noi graisani, ho rispolverato una mia vecchia poesia sul "travagio" della vita vissuta e sul supporto che si crede di trovare nel "bicer" per "desmentegà" invece di affrontarla e basta.
Bicer de Vita
'ncora un sorso, per desmentegà,
ma de novo la note
no la finisse de filà gropi
e ogni volta ze un colpo!
la vita se incrosa 'ncora,
de novo sentense
de novo ansie
de novo paure.
ah! se vesso più testa
per coverse le robe
e conviseme che la vita ha senso
che no ze solo comedia.
ma l'anema me scampa sola
da ogni fuga che la cata
e la me inpinisse ogni
bicer de vita che la veghe.
Una vita de B(iceri)
25 aprile, 2015
Come eravamo
Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.
Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.
"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni.
In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti:
La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana.
I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare:
"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).
In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita.
Nel 1872 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nel 1873 i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo.
Nel 1880 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile.
Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive.
L'impulso anche finanziario dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo.
Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.
Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.
Sapevatelo!
GLI ANNI DELLO SVILUPPO
Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.
"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni.
(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)
In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti:
"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;/
dopo zornade a bordo sití e calmi,/
dopo notade in mar fra rimi e scalmi,/
i se riduse a strasse".
(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)
La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana.
I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare:
"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).
In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita.
Nel 1872 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nel 1873 i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo.
Nel 1880 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile.
Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive.
L'impulso anche finanziario dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo.
Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.
Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.
Sapevatelo!
Come eravamo
24 aprile, 2015
Lavoro questo sconosciuto
Il tema del lavoro è di un' attualità sconvolgente.
Non ci sono più certezze, il posto fisso a vita è diventato una chimera, l' operaio in generale è considerato merce usa e getta in un mondo dove tutto è uniforme e velocissimo, dove però trovare un artigiano è più difficile che trovare un chirurgo plastico, ritornare agli antichi mestieri ( a Grado gli artigiani erano detti "artisti") può tornare utile a tanti.
Ricordare può essere utile, non si sa mai sia necessario riesumarli.
Ovviamente, avendo il mio piccolo mondo, ricorderò solo i mistieri in uso un tempo a Grado:
anciughera: lavoratrice in conservificio
bander: lattoniere
barbier: barbiere
batelante: traghettatore
becher. macellaio
boter: bottaio
calafao: calafatore
calegher: calzolaio
cargador: scaricatore di porto
cogo: cuoco
Comare: levatrice
cordarol: cordaio
fante: messo comunale
fravo: fabbro
gua: arrotino
marangon: falegname
mariner: marinaio
murador: muratore
ombreler: ombrellaio
pec: fornaio
pesser: pescivendolo
pessoter: straccivendolo
pignater. riparatore di pentole
pissaferai: lampionaio
sabionante: cavatore di sabbia
s'ciopeter: cacciatore
spessier: farmacista
squerarol: costruttore di barche
stagnador: stagnino
strasser: straccivendolo
venderigolo: venditore ambulante
Ci sono poi le varie specializzazioni dei pescatori ma questa è un'altra storia.
Questo post è dedicato all' amico Mega Direttore Lele Lisco che dice sempre:
"pensà de lavorà me fa vignì le bole su duto al corpo"
eppure si da un gran da fare per arricchire il suo sito di notizie aggiornate e in controtendenza con un intensità tale da poterlo considerare un vero lavoro, anche se non retribuito.Sconta al varà l' orticaria!
Lavoro questo sconosciuto
22 aprile, 2015
Sono sul TIME
Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.” - A.Warhol
Sono finito sul TIME.
La mia teoria dell' uso del "ME" è stata adottata dall' universo mondo al punto da divenire "virale" e farne una narcissist generation. Urca!
Questa la teoria:
Al Gnanche pel cul graisan, qui non si transige, non c'è nessun altro al di fuori di ME, se cominci a fare discorsi filosofici o etici di coinvolgimento generale, di socialità a un Graisan, sei fuori.
Me son al megio de duti, caschi male perché infrangi la regola del Me che impedisce ad ogni vero graisan di considerare qualcun altro un Me, allora sei fuori.
Potremmo sicuramente cambiare, con calma perché questo, in fondo, è un Paese meraviglioso dove si sta bene e la velocità di trasformazione la si lascia volentieri ai foresti che vivono come pazzi nelle loro città dove tutto si consuma in fretta compresa la vita.
In aggiunta a questa regola del vivere, c'è lo scrivere in "Graisan" dove non esiste una regola precisa se non quella personale del "ME".
Per ME è sempre stato, non difficile, impossibile farlo, perchè il nostro dialetto oltre al solito legittimo adattamento ai tempi che cambiano, all' influsso più o meno violento della lingua o dei dialetti limitrofi ha sempre subito l' influenza caratteriale tipica gradese del "ME"
La teoria del "Me" vuole che non ci sia altro ME all' infuori di ME, pertanto i modi di scrivere il dialetto sono sempre stati abbastanza diversi a seconda di chi fosse l' autore.
Non sono esenti i padri nobili dello scrivere graisan i precursori della cultura gradese: i Biagio Marin, Sebastiano Scaramuzza o Menego Picolo Marchesini che da bravi graisani proponevano ognuno la propria formula vincente. Quella del "ME".
Facciamoci un "Selfie collettivo".
Sono sul TIME
21 aprile, 2015
Discorsi da Politico Moderno in Campagna Elettorale
Concittadini, l’Italia è a un bivio.
Dobbiamo scegliere se affidarci ancora a una classe politica fatta di corrotti, inetti e incapaci, o se sostituirla con facce nuove di cittadini corrotti, inetti e incapaci.
Dobbiamo prendere una decisione importante e dobbiamo prenderla ora.
A noi la finanza non interessa, la finanza ci disgusta ma soprattutto la finanza non la capiamo.
Cosa vuol dire che oggi il dollaro vale 90 centesimi e domani 97?
Da cosa dipende, dal prezzo della carta?
A noi non interessano i mercati, le banche, gli affaristi.
A noi interessa solo una cosa: i voti.
È per questo che in cambio del vostro voto vi promettiamo il nostro voto.
Volete l’autorizzazione del vostro condominio per costruirvi un altro balcone?
Noi parteciperemo all’assemblea e voteremo per voi.
Il vostro desiderio è diventare capoclasse?
Noi voteremo per voi.
Noi voteremo per voi.
Siete concorrenti dell’Isola dei Famosi?
Noi voteremo per voi.
Avete due buchi del culo?
Potreste diventare il nostro ministro del Tesoro.
Tutto quello che vi chiediamo in cambio è un altro voto.
Do ut des e altri monosillabi a caso.
E se non vi sembra una ragione sufficiente per concederci la vostra fiducia sappiate questo:
a noi non interessa prendere il potere, a noi interessa solo mantenerlo.
Il nostro slogan è:
“Tu votaci. Non ti anticipo niente ma non te ne pentirai”
Discorsi da Politico Moderno in Campagna Elettorale
20 aprile, 2015
Praterie ...di alghe
Quando prima o dopo andrete al mare o in laguna, vi troverete davanti a organismi vegetali importanti e diffusissimi come le Alghe, vediamo di conoscerle alla graisana:
Le alghe sono semplici organismi vegetali di origine antichissima.
Il loro habitat è costituito dalle acque di mari, fiumi e laghi, a condizione che siano sufficientemente esposte alla luce solare: nelle cellule delle alghe avviene la fotosintesi che, utilizzando la clorofilla, permette la produzione di molecole organiche a partire dall’anidride carbonica con liberazione di ossigeno.
In realtà, nel loro insieme, le alghe sono le maggiori produttrici di ossigeno del pianeta.
Le alghe sono semplici organismi vegetali di origine antichissima.
Il loro habitat è costituito dalle acque di mari, fiumi e laghi, a condizione che siano sufficientemente esposte alla luce solare: nelle cellule delle alghe avviene la fotosintesi che, utilizzando la clorofilla, permette la produzione di molecole organiche a partire dall’anidride carbonica con liberazione di ossigeno.
In realtà, nel loro insieme, le alghe sono le maggiori produttrici di ossigeno del pianeta.
L' utilità di una per tutte:
La presenza di Posidonia, una vera e propria pianta marina, negli ecosistemi costieri è importantissima tanto da essere specie localmente protetta.
Difatti la Posidonia, grazie alle proprie foglie, libera in media 14 litri di ossigeno al giorno per ogni mq. di prateria, produce ed esporta biomassa sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità creando fonti di nutrimento e fornisce un riparo per molte specie marine, a partire dai piccoli organismi che vivono attaccati alle sue foglie fino alle specie ittiche più comuni tra pesci e molluschi e grazie alle sue radici ha la capacità di fissare e compattare i fondali impedendo l’asporto dei depositi sabbiosi.
Liquidata la parte diciamo didattica della presentazione è bene sapere che i pescatori gradesi dividevano e indicavano le alghe non con la denominazione scientifica ma a seconda dell'impatto ambientale e al loro aspetto.
Vediamole allora con i termini dialettali in uso:
"al baro" l'alga comune, quella scivolosa delle pietre della scogliera, l'origine del termine gradese sembra abbia una derivazione gallica -"barros"- che significava erba;
"la felpa" l'alga simile a stoppa di color rossiccio che molte volte tappa le reti e rende difficile la pesca e richiede un duro lavoro a terra per la pulizia delle reti;
"la pavarina" alghe corte ramificate che coprivano per lo più il territorio lagunare, creando rifugio per il pesce più piccolo e garantiva l'inizio della catena alimentare dei pesci in Palù;
"al gramagio" fondale di alga corta;
"la molera" alga lunga ondeggiante sul fondale da qui il termine, da molle;
"al raso" indica una superficie marina dove emergono con la bassa marea schiene di molere compatte tanto da sembrare un prato;
"al bimbano" le famose e brutte mucillaggini che in condizioni di particolare caldo sorgono dal mare creando uno strato gelatinoso sulla superficie.
"la volaiga" termine gradese antico che indica genericamente l'alga.
La presenza di Posidonia, una vera e propria pianta marina, negli ecosistemi costieri è importantissima tanto da essere specie localmente protetta.
Difatti la Posidonia, grazie alle proprie foglie, libera in media 14 litri di ossigeno al giorno per ogni mq. di prateria, produce ed esporta biomassa sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità creando fonti di nutrimento e fornisce un riparo per molte specie marine, a partire dai piccoli organismi che vivono attaccati alle sue foglie fino alle specie ittiche più comuni tra pesci e molluschi e grazie alle sue radici ha la capacità di fissare e compattare i fondali impedendo l’asporto dei depositi sabbiosi.
Liquidata la parte diciamo didattica della presentazione è bene sapere che i pescatori gradesi dividevano e indicavano le alghe non con la denominazione scientifica ma a seconda dell'impatto ambientale e al loro aspetto.
Vediamole allora con i termini dialettali in uso:
"al baro" l'alga comune, quella scivolosa delle pietre della scogliera, l'origine del termine gradese sembra abbia una derivazione gallica -"barros"- che significava erba;
"la felpa" l'alga simile a stoppa di color rossiccio che molte volte tappa le reti e rende difficile la pesca e richiede un duro lavoro a terra per la pulizia delle reti;
"la pavarina" alghe corte ramificate che coprivano per lo più il territorio lagunare, creando rifugio per il pesce più piccolo e garantiva l'inizio della catena alimentare dei pesci in Palù;
"al gramagio" fondale di alga corta;
"la molera" alga lunga ondeggiante sul fondale da qui il termine, da molle;
"al raso" indica una superficie marina dove emergono con la bassa marea schiene di molere compatte tanto da sembrare un prato;
"al bimbano" le famose e brutte mucillaggini che in condizioni di particolare caldo sorgono dal mare creando uno strato gelatinoso sulla superficie.
"la volaiga" termine gradese antico che indica genericamente l'alga.
Praterie ...di alghe
19 aprile, 2015
Grassie!
La giornata non è finita, ma ormai siete davvero in tanti ad essermi stati vicino in questa giornata che per me è festa doppia, il compleanno (dopo i 55 no he contao più, no se quanti ne he sul serio) e la mia nipotina che ha fatto la prima comunione.
Aver vicino tutti i miei e saper di essere circondato da una comunità amica è davvero gratificante e non ha prezzo, comincio a pensare che in fondo qualcosa di positivo ho lasciato per la via.
Un grande abbraccio collettivo a tutti voi che per un momento siete stati con me.
Dal mio Osservatorio GRASSIE:
Aver vicino tutti i miei e saper di essere circondato da una comunità amica è davvero gratificante e non ha prezzo, comincio a pensare che in fondo qualcosa di positivo ho lasciato per la via.
Un grande abbraccio collettivo a tutti voi che per un momento siete stati con me.
Dal mio Osservatorio GRASSIE:
Grassie per i coluri del vostro cuor
per la dolsessa ‘vua in regalo
per le sintile de vita
comò luse del sentier,
per le riade, i silensi
che me ve fato fà.
Grassie per esse stai cò me
perchè de garghe parte sarè.
Grassie!
18 aprile, 2015
Pensione
Non ci credevo ma è capitato sono in pensione.
Una cosa da non credere, all’improvviso il lavoro finisce e sei in pensione.
Non ci sono più gli orari, non ci sono le scadenze, non ci sono le cose da fare in tempo facendo salti mortali, le carte da compilare, gli impegni scanditi come un percorso da soldatini: il lavoro, puff, è sparito.
Inizialmente c’è attorno a te quel meraviglioso senso di nulla, che è il vuoto delle infinite possibilità, ma come sempre il vuoto spaventa, perché il vuoto è una perdita di senso e il senso della nostra vita è anche un po’ lì, nelle cose che facciamo e in quelle che siamo costretti a fare, e quando ci mancano, all’improvviso, ci sentiamo spiazzati.
Il tempo. poi, è un mare vigliacco e oscuro, nel quale si crede di poter tranquillamente navigare, ma che è sempre pronto a sommergerti.
Un mare dove la bonaccia è il pericolo maggiore.
La pensione per uno che è abituato al lavoro, ai ritmi ordinati dell' impegno giornaliero è una brutta bestia, ci ho provato a trovare qualcosa da fare, ma in un paio di mesi quel che ho fatto meglio è stato rimandare quel che dovevo fare e allora mi sono scosso e ci sono ritornato al lavoro che per fortuna mi ha aspettato in banchina.
Si! Sono tornato a lavorare dopo ben 2 mesi di pensione, mi fan male le ossa ma passerà, la testa è tornata chiara.
Il tempo. poi, è un mare vigliacco e oscuro, nel quale si crede di poter tranquillamente navigare, ma che è sempre pronto a sommergerti.
Un mare dove la bonaccia è il pericolo maggiore.
La pensione per uno che è abituato al lavoro, ai ritmi ordinati dell' impegno giornaliero è una brutta bestia, ci ho provato a trovare qualcosa da fare, ma in un paio di mesi quel che ho fatto meglio è stato rimandare quel che dovevo fare e allora mi sono scosso e ci sono ritornato al lavoro che per fortuna mi ha aspettato in banchina.
Si! Sono tornato a lavorare dopo ben 2 mesi di pensione, mi fan male le ossa ma passerà, la testa è tornata chiara.
Pensione
17 aprile, 2015
16 aprile, 2015
Osservatorio del cibo
L’immaginazione associata alla memoria non ha limiti.
In un paese dove la fame ha fatto da protagonista per generazioni, i termini che identificano il cibo devono per forza essere poetici, qualche volta si poteva solo sognare di mangiare , ed è così a Grado, dove la terminologia gastronomica messa di seguito sembra sia poesia.
Carussi e bussolai, bone grassie (ciambelle della cresima),
pan co l'ua, pan de fighi, pan consao o co l'ogio, pinse e fugasse,
frisse (ciccioli di maiale fritti) sigari de bon-bon,
perussoli, mestroculi e stiopetini, legno dolse,
carobe, sucoro de Gurissia (liquirizia),
crustuli e fritole, panadela e patacheo,
mesta (la sbobba del casoner- olio, pepe, farina e fagioli qualche frissa e sardele salae),
risi co l'ogio, bisi sichi col pesto, zuf (farina di granturco bollita con acqua e latte)
perseghi, nespuli e sorbuli co la polenta,
pesse salao soto fraco, sarduni e renghe, bacalao,
datuli e fighi,
peverasse, caparossuli, sgarsenei e cape de vale,
scanavesse e giarissi, e buriti de duti i coluri.
Questi, in parte e alla rinfusa, i termini della tradizione culinaria da non dimenticare.
Vi aggiungo una ricettina sfiziosa e semplice di Mauro Mec:
POLPETTINE DI ALICI
500 gr di alici
1 spicchio d'aglio
prezzemolo
2 acciughe salate
10 capperi
1 uovo
2 cucchiai di pane
1 cucchiaio d'olio
1 bicchiere di vino bianco
grattugiato
1 di farina
profumo di buccia di limone grattugiata
poco sale e pepe
vino bianco
... gr di pomodorini
Deliscare le alici e tagliarle a piccoli pezzi.
Unirle alla farina, pane, uovo, prezzemolo, aglio, sale e farne un composto.
Formare delle polpettine un po' schiacciate, metterle in una casseruola unta d'olio, metterle in forno a 200 gradi per 7 minuti circa.
Aggiungere il vino, i pomodorini e la buccia di limone e far finire la cottura per 6 minuti circa.
Osservatorio del cibo
15 aprile, 2015
Sogni di una vita
Io ci ho passato la vita tra le conchiglie, megio e più lirico in graisan le "scusse".
Le conchiglie.
La natura in tutta la sua bellezza.
E' quasi musicale osservare le linee incredibili, i ghirigori che mano umana non riesce ad immaginare e che ad ogni sguardo sorprendono perchè cambiano colori a secondo dell'angolo da cui le guardi.
Ostriche, vongole e cozze furono introdotte nell’alimentazione umana fin dall’età della pietra.
Nell’antica Grecia le ostriche erano un cibo comune, come rivela l’istituzione dell’ostracismo, ossia la pratica di votare l’esilio di un cittadino scrivendone il nome sulla conchiglia.
Il latino Varrone ne descrive la tecnica d’allevamento e nella gastronomia romana le ostriche, lavate nell’aceto e conservate in vasi sigillati con la pece, erano un cibo pregiato.
Dunque cibo, alimentazione proteine nobili, niente grassi molti sali minerali, ma non basta c'è ben altro su "le Scusse".
I molluschi sono degli afrodisiaci naturali straordinari, la loro efficacia è testimoniata, anche questa volta fin dall' antichità, leggete questa descrizione dell' atto del mangiare un' ostrica:
Si sorbiscono dalla conchiglia con un leggero risucchio - un bacio di Giuda - prima di posarle al centro della lingua. Si spinge il frutto verso il palato indugiando un attimo per consentire alla differenza di temperatura di far sciogliere la parte cristallina e far scendere sulle papille il succo apprezzandone sapidità, acidità. Poi si fa scivolare il mollusco tra i molari leggermente aperti. Si indugia ancora un istante e solo ora si possono serrare i denti, lentamente, delicatamente, goduriosamente. Un istante di riflessione e un colpo ancora. Basteranno cinque o sei spinte dei molari prima di inghiottire per assaporarne la sodezza delle carni ed il retrogusto. Che ci sia della crudeltà in tutto questo è probabile, è inevitabile.
Assolutamente sexy!
Scussesogni masenai,
da onde quiete
de risaca.
Una magia del mare, la spiaggia offre in quantità questi pezzi di vita che ho colto in foto.
Mi pare abbastanza per giustificare l' impegno di una vita.
Sogni di una vita
14 aprile, 2015
Divieti in Banco d' Orio e zone limitrofe
Visto che il tempo finalmente volge al bello, vale la pena far presente che da Sabato 11 aprile 2015, l'Autorità regionale ha posizionato dei cartelli nel bacino della Laguna di Grado.
Come avviene annualmente il Banco d'Orio e alcune zone lagunari circostanti sono interessate dalla nidificazione dell'avifauna.
Le zone saranno limitate parzialmente all'uso e ciò permetterà l'approdo con una fruizione minima delle aree a responsabilità dei singoli diportisti.
Le zone saranno limitate parzialmente all'uso e ciò permetterà l'approdo con una fruizione minima delle aree a responsabilità dei singoli diportisti.
A breve sarà fatta una riunione informativa tra Autorità competente e interessati per spiegare le novità del piano di tutela dell'avifauna e delle azioni adottate in laguna al riguardo!
Le zone interessate sono nell’area compresa tra Lignano e Grado, in particolare le spiagge e i cordoni sabbiosi litoranei dell’Isola di Martignano, di San Andrea, del Banco Anfora, del Banco d’Orio fino alla zona terminale cosidetta dei Tratauri, è ritenuta di fondamentale importanza, per la riproduzione di alcune specie rare di interesse comunitario tra cui in particolare la Beccaccia di Mare (Haematopus ostralegus), il Corriere piccolo (Charadrius dubius), il Fratino (Charadrius alexandrinus), il Fraticello (Sternula albifrons), nonché per la presenza di sistemi dunali di interesse comunitario elencati nell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”.
Le Misure di conservazione trasversali di cui alla deliberazione giuntale n. 546 del 28 marzo 2013 prevedono che per particolari ragioni di tutela e conservazione naturalistica, l’ente gestore del Sito Natura 2000 possa limitare, interdire o stabilire condizioni particolari per la navigazione, l’accesso o la fruizione in aree particolarmente sensibili.
Con il Decreto n. STPB/B 2454 del 10 giugno 2014, allegato, lo Scrivente, quale ente gestore del Sito, ha ritenuto di individuare alcune aree particolarmente sensibili del cordone litoraneo dove sia vietato l’accesso e la fruizione nel corso del periodo di riproduzione dell’avifauna acquatica di interesse comunitario, che decorre dal 1° maggio al 31 luglio, e di apporre, in corrispondenza del perimetro di tale aree, appositi cartelli recanti il suddetto divieto.
Dunque attenzione quando andate al bagno in Banco d' Orio i cartelli di divieto saranno posti in maniera evidente e visibile, rispettateli le conseguenze possono essere gravi.
Divieti in Banco d' Orio e zone limitrofe
Iscriviti a:
Post (Atom)