L’immaginazione associata alla memoria non ha limiti.
In un paese dove la fame ha fatto da protagonista per generazioni, i termini che identificano il cibo devono per forza essere poetici, qualche volta si poteva solo sognare di mangiare , ed è così a Grado, dove la terminologia gastronomica messa di seguito sembra sia poesia.
Carussi e bussolai, bone grassie (ciambelle della cresima),
pan co l'ua, pan de fighi, pan consao o co l'ogio, pinse e fugasse,
frisse (ciccioli di maiale fritti) sigari de bon-bon,
perussoli, mestroculi e stiopetini, legno dolse,
carobe, sucoro de Gurissia (liquirizia),
crustuli e fritole, panadela e patacheo,
mesta (la sbobba del casoner- olio, pepe, farina e fagioli qualche frissa e sardele salae),
risi co l'ogio, bisi sichi col pesto, zuf (farina di granturco bollita con acqua e latte)
perseghi, nespuli e sorbuli co la polenta,
pesse salao soto fraco, sarduni e renghe, bacalao,
datuli e fighi,
peverasse, caparossuli, sgarsenei e cape de vale,
scanavesse e giarissi, e buriti de duti i coluri.
Questi, in parte e alla rinfusa, i termini della tradizione culinaria da non dimenticare.
Vi aggiungo una ricettina sfiziosa e semplice di Mauro Mec:
POLPETTINE DI ALICI
500 gr di alici
1 spicchio d'aglio
prezzemolo
2 acciughe salate
10 capperi
1 uovo
2 cucchiai di pane
1 cucchiaio d'olio
1 bicchiere di vino bianco
grattugiato
1 di farina
profumo di buccia di limone grattugiata
poco sale e pepe
vino bianco
... gr di pomodorini
Deliscare le alici e tagliarle a piccoli pezzi.
Unirle alla farina, pane, uovo, prezzemolo, aglio, sale e farne un composto.
Formare delle polpettine un po' schiacciate, metterle in una casseruola unta d'olio, metterle in forno a 200 gradi per 7 minuti circa.
Aggiungere il vino, i pomodorini e la buccia di limone e far finire la cottura per 6 minuti circa.
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