La testa mi si affolla di pensieri la mattina davanti allo schermo del computer diventato ormai una mia finestra sul mondo, sono momenti in cui sono solo e allora valuti e dai peso al valore del silenzio.
Perché oggi è così che funziona: chi ascolta non capisce chi parla e chi parla vede dalle espressioni dei suoi interlocutori che questi non capiscono più.
Non ci si capisce, probabilmente siamo diventati sordomuti.
Deve essere tutto questo parlare, tutto questo ascoltare, questa continua fuga dal silenzio.
La gente però è programmata a sfuggire il silenzio, a farsi tribù, quando ce n'è, perché è più facile sopravvivere.
D'un tratto però, ognuno è con se stesso, di fronte al proprio silenzio.
Per vedere se ci si piace o se hai bisogno del continuo sguardo degli altri addosso, per prendersi la responsabilità dei propri pensieri, della propria unica visione del mondo.
Poi un flash e, nel silenzio indotto in cui mi ero immerso attorniato da un mondo di rumore, immagino due bambini sulla spiaggia, lui a dire con gli occhi a lei, che ha ancora un dito nella sabbia,
"grazie, mi hai disegnato un'onda."
Allora ti riconcili con il mondo.
Si dice che ogni persona è un'isola,
e non è vero,
ogni persona è un silenzio,
questo sì,
un silenzio,
ciascuna con il proprio silenzio,
ciascuna con il silenzio che è.
Josè Saramago
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