Paese mio,
picolo nìo e covo de corcali,
pusào lisiero sora un dosso biondo.
Il dosso, banco di sabbia affiorante dal mare con la bassa marea (anche dorso o schiena di sabbia) è ricorrente nella storia di Grado.
Biagio Marin con i suoi versi gli fa fare la pavimentazione su cui poggia il Piccolo Castrum Gradensis, il senso del primordiale della nascita in un unico verso.
Ma i dossi sono anche vita perchè usati dai pescatori nel passato prima dell' avvento del motore come base per la pesca in specie delle Tratte (sciabica in lingua) vedi il Banco o Dosso dei Tratauri (primo dei Dossi componenti il Banco d' Orio).
Generazioni di donne (madri nonne) gradesi hanno contribuito al sostentamento della famiglia come capelonghere e peverassere
Quando l'acqua la cresseva,
gera l'ora de tornà,
lasando sapegae
su quel povero sabion
E ancora i dossi del Beco i componenti della vecchia foce dell' Isonzo davanti a punta Sdobba.
I dossi del Oro, una corona di banchi di sabbia che coronano la Laguna verso sud e vanno dall' inizio della foce di Grado (Canale di S.Pietro d' Orio) fino alla sbocco del Canale di Morgo.
La denominazione del gruppo di dossi riconduce al significato di "Orlo" cioè orlo della Laguna verso il mare, subito dopo Morgo i Dossi che portano ai Dossi de Anfora sono denominati "Uri del Pian".
Zona pescosissima in passato e utilizzata per le "serage".
Il dosso dunque fa da corona al nostro Paese ed è realtà che si può trasformare in immaginario.
Nessun commento:
Posta un commento