- La situazione della pesca attuale è in profonda trasformazione, con leggi sempre più severe che spingono i pescatori a smettere almeno con le tecniche più moderne, considerate troppo invasive di un sistema fragile e finito come quello marino.
A voler ricercare nel passato il punto d'inizio e l'impatto avuto dall' arrivo di queste nuove tecniche di pesca su un ambiente digiuno di tecnologia come quello gradese, che pur avendo gente espertissima di mare, non era molto pronto ad accogliere novità.
Furono gli altri a portare le novità e la gente locale vi si dovette adattare.
La pesca a Grado nel dopoguerra della Seconda Guerra Mondiale ripartì dai bragozzi a vela e da qualche rara imbarcazione con motore di camion militare adattato, ma con l'attrezzatura di pesca obsoleta, qualche barca arrivò dall'Istria con tecniche e mentalità di pesca nuove (i mussoleri) ma nella sostanza l'ambiente era ancora legato alla tradizione.
Nel 1950 una famiglia di industriali lombardi i Ciocca (produttori di filati e calze) si stabilì a Grado e decise di investire nel settore peschereccio creando una lacerazione tra mondi la pesca lenta tradizionale e quella frenetica moderna.
Da Genova arrivarono due imbarcazioni completamente diverse per come erano strutturate, armate e per i mezzi di pesca.
L' Eleganza e Rinomanza seguite poi da un bragozzo Speranza formarono la flotta dei Ciocca, dipinte di giallo vennero chiamate le "barche zale" erano dotate di motori semilenti Ansaldo da 120 Hp (una mostruosità per l'epoca) di ghiacciaia e di gabinetto a bordo.
Una rivoluzione.
Le reti erano in nailon acquistate nel Nord Europa e prime in assoluto da queste parti dove ci si tormentava con il cotone e con le cure cui necessitava.
Imbarcarono 7/8 uomini di equipaggio ciascuna e guidate con mano ferma dall'amministratore della famiglia Vasco Bosio operarono in Golfo di Trieste per oltre 15 anni.
Dopo vemo imparao noltri e cò la fiaca ze finia la pesca.....La situazione della pesca attuale è in profonda trasformazione, con leggi sempre più severe che spingono i pescatori a smettere almeno con le tecniche più moderne, considerate troppo invasive di un sistema fragile e finito come quello marino.
A voler ricercare nel passato il punto d'inizio e l'impatto avuto dall' arrivo di queste nuove tecniche di pesca su un ambiente digiuno di tecnologia come quello gradese, che pur avendo gente espertissima di mare, non era molto pronto ad accogliere novità.
Furono gli altri a portare le novità e la gente locale vi si dovette adattare.
La pesca a Grado nel dopoguerra della Seconda Guerra Mondiale ripartì dai bragozzi a vela e da qualche rara imbarcazione con motore di camion militare adattato, ma con l'attrezzatura di pesca obsoleta, qualche barca arrivò dall'Istria con tecniche e mentalità di pesca nuove (i mussoleri) ma nella sostanza l'ambiente era ancora legato alla tradizione.
Nel 1950 una famiglia di industriali lombardi i Ciocca (produttori di filati e calze) si stabilì a Grado e decise di investire nel settore peschereccio creando una lacerazione tra mondi la pesca lenta tradizionale e quella frenetica moderna.
Da Genova arrivarono due imbarcazioni completamente diverse per come erano strutturate, armate e per i mezzi di pesca.
L' Eleganza e Rinomanza seguite poi da un bragozzo Speranza formarono la flotta dei Ciocca, dipinte di giallo vennero chiamate le "barche zale" erano dotate di motori semilenti Ansaldo da 120 Hp (una mostruosità per l'epoca) di ghiacciaia e di gabinetto a bordo.
Una rivoluzione.
Le reti erano in nailon acquistate nel Nord Europa e prime in assoluto da queste parti dove ci si tormentava con il cotone e con le cure cui necessitava.
Imbarcarono 7/8 uomini di equipaggio ciascuna e guidate con mano ferma dall'amministratore della famiglia Vasco Bosio operarono in Golfo di Trieste per oltre 15 anni.
Dopo vemo imparao noltri e cò la fiaca ze finia la pesca.....
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10 febbraio, 2023
LE. BARCHE. ZALE.
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