Oggi giornata uggiosa e lenta, per movimentarla val la pena tentare di dare inizio ad una polemica confrontando, con mooolta leggerezza, la storia della lingua friulana, il nostro dialetto e il diritto di primogenitura.
È stato troppo spesso detto che il friulano odierno sia il diretto continuatore del latino regionale parlato ad Aquileia.
La cosa potrebbe in effetti darsi per scontata senza l'esistenza di Grado con il suo dialetto, sbocciato come un fiore di laguna, mantenutosi incontaminato sino al recente avvento del turismo di massa e che manifesta ancor oggi, integri ed eternati dal nostro poeta Biagio Marin, i caratteri di un arcaismo ignoto altrove.
A Grado, grazie alla sua perifericità ma soprattutto alla secolare decadenza, l'apporto della lingua veneta è stato del tutto trascurabile, si può parlare con ragione di un dialetto senza contaminazioni.
All'epoca del suo splendore, Aquileia fu indubbiamente la mediatrice della latinità non solo nell'odierno Friuli e nell'Istria, ma in buona parte dell'intera Gallia cisalpina.
L'attrazione culturale da lei esercitata era enorme e valicava i confini delle Alpi raggiungendo il Norico e la Pannonia.
Se vi è però un dialetto che possa più degli altri vantarsi diretto erede della latinità aquileiese, questo non può essere che il gradese e ciò per fin troppo ovvie ragioni storiche ed etniche.
"Ma nell'Aquileia di oggi si parla friulano.
Anche qui è la storia a chiarire l'apparente contrasto.
Anzitutto il confine linguistico corrisponde al confine politico che per tanti secoli tenne separata la laguna dal suo retroterra.
Di qua Bisanzio e di là i Longobardi ì quali non vogliono dipendere da un Patriarca suddito dì Bisanzio e insistono perché si ripristini quello di Aquileia.
Il papato, nell'intento di accontentare tutti, lascia al suo posto il patriarca di Grado per i territori soggetti a Bisanzio (da Venezia all'lstria) e crea un doppione per il territorio longobardo.
Ma Aquileia non è che un cumulo di rovine.
I Longobardi hanno una nuova capitale, Cividale, ed è lì che, dopo una breve dimora a Cormons, risiede il novello patriarca che pur si fregia del titolo di Aquileia.
La dominanza del parlato tedesco su quello latino è definitiva con l' avvento dei duchi tedeschi.
Le strade delle due lingue sono divise definitivamente!"
Tratto da "Giuseppe Brancale & Lauro Decarli, Istria, Dialetti e preistoria"
Capito? Siamo noi gli eredi della latinità Aquileiese non i friulani?
Anche se ora il dialetto è in completa defaillance (termine derivato dagli occupanti francesi) e parlato interlacciato con termini in lingua o addirittura inglesi (a ricordo del rogo del Comun) e destinato a corrompersi sempre più visto che le mamme pretendono la parlata in lingua dai loro pargoletti.
Anche se noi abbiamo inventato un nuovo tipo di linguaggio, usato soprattutto nei socialnetwork, il "Graisanglobal" uno strano dialetto maccheronico con un mix di parole dove si rinuncia ad ogni tipo di sintassi pur di comunicare qualche cosa.
Le origini sono nobilissime e uniche!
Sapevatelo e non vergognatevelo!
2 commenti:
Avrei qualche dubbio sulla "non influenza Veneta"........avrei qualche dubbio sulle mamme......io i bimbi alla scuola materna, alle scuole, li sento parlare in graisan puro....quelli che non lo parlano o lo parlano male, sono "foresti" o sono meticci :-)
....chi non ha dialetto non ha Patria!!!!
Beh! come ho detto in premessa la mia vuol essere una semplice speculazione ideale, aperta a mille interpretazioni e a mille convincimenti.
Immagino che un friulano non sia d'accordo su quello che affermo.
Bello " ...chi non ha dialetto non ha patria"
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