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23 agosto, 2014

Esse Graisani

La foto è una straordinaria immagine di Nico Gaddi

In questa Valle di lacrime che è Grado, periodicamente e con varie motivazioni viene tirata in ballo "la graisanità".

Il nostro carattere"graisan" orgoglioso, intollerante alle critiche e con una visione del mondo diciamo circoscritta non ci procura molte simpatie,  senza entrare nel merito se sia meglio essere così o cosà voglio fare un' analisi, strettamente personale, delle componenti che considero indispensabili per essere  considerati "viri graisani".

A seconda dei punti di vista "la graisanità" è considerata un pregio o uno svantaggio, a me interessa solamente fare uno screening chirurgico di quelle caratteristiche comportamentali che la compongono semplicemente per poter dire sei fuori o dentro.



De cu tu son figio  è la domanda del test iniziale per l' accettazione dei locali, se il pedigree non è perfetto, con mamme e nonni al punto giusto, sei fuori.

Al Dito se non hai un soprannome locale che possa ricostruire e collocare in un preciso contesto temporale e locale la tua famiglia, sei fuori.

Al Dialeto deve essere puro e duro, senza doppie che storpierebbero la parlata, dunque se sei istruito quel tanto da aver preso la cattiva abitudine di una parlata in lingua corretta, sei fuori.

Al Gnanche pel cul, qui non si transige, non c'è nessun altro al di fuori di ME, se cominci a fare discorsi filosofici o etici di coinvolgimento generale, di socialità a un Graisan, sei fuori.

La visione del futuro ristretta, il campo ha bisogno di spiegazioni:
è necessario, per gente che è sempre stata  dalla parte del torto, solo perchè i posti dalla parte della ragione erano già tutti occupati dai cosiddetti foresti con le loro verità inattaccabili, chiudersi a riccio a guardare con diffidenza le novità.
Potremmo sicuramente cambiare, con calma perché questo, in fondo, è un Paese meraviglioso dove si sta bene e la velocità di trasformazione la si lascia volentieri ai foresti che vivono come pazzi nelle loro città dove tutto si consuma in fretta compresa la vita, in ogni caso se cominci a far proclami sul tipo:
Me son al megio de duti, caschi male perché infrangi la regola del Me che impedisce ad ogni vero graisan di considerare qualcun altro un Me, allora sei fuori.

Eravamo poverissimi, carne da cannone per tutti, ed è vero siamo anarco-cattolici, ribelli e malparlanti, ma è la nostra indole, gli orizzonti sono sempre stati limitati e a nessuno conveniva che noi, in quanto gente, ci si migliorasse intellettualmente, ci hanno sempre manipolato, ma siamo sopravvissuti, siamo sempre rimasti qui e abbiamo un cuore grande, per noltri.

Sono molte ancora le ragioni per non considerare Graisan un residente che non sia completatamente e indissolubilmente autoctono, non bastano gli anni di residenza:

W la graisanità, che in fondo per noi non è una malattia. 

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3 commenti:

Enzo Tirelli ha detto...

Enio, tà desmentegao una, "la veritae in scarsela". Perchè garghe mona de quii che lese podarave pensà che sia duto vero qul che xe scrito.

Alien ha detto...

vedi link ==>
https://www.youtube.com/watch?v=-lAsa_PHk2Y&list=UUvqFWrcYfdTEH8_6SdFuHtA&index=27

Ennio Pasta ha detto...

Sempre moderato e simpatico il nostro Enzo, sono opinioni personali le mie non occorre siano il verbo assoluto per tutti, piccole tracce per il mio personalissimo diario di bordo.
Si possono usare per mille cose, tra cui sorridere e via.