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06 maggio, 2023

IL PULINDRON


Domenico Marchesini (Menego Picolo) nasce a Grado nel 1850 e vi muore nel 1924, figlio della Grado storica, poco conosciuto perchè purista del dialetto antico, attraverso i suoi scritti (sono pochi) riusciamo a conoscere l'arcaismo dialettale del vero proto veneto graisan che evita con grande attenzione le contaminazioni del giuliano triestino, proponendo con forza la vigoria del dialetto autentico graisan.


Più che "rappresentarlo" Domenico Marchesini ci "presenta" il microcosmo gradese: un nucleo la cui struttura sociale si esaurisce in pochi elementi:

 i pescatori di mare e di laguna, gli artigiani e i renaioli. 

E gli artigiani allora si chiamavano "artisti", ed erano artisti che per poter vivere in quella società costruita su un'economia  del tipo più primitivo, erano spesso costretti per sopravvivere ad esercitare più "arti" contemporaneamente. 


E il Marchesini di questa angustia è cosciente, e con insistenza le pone di fronte, quasi a contrappeso spirituale, l'emblema di San Marco e il riflesso splendore della Serenissima, per cui i pescatori .comandauri del palù ricevono una patente di nobiltà d'antica data e diventano cortesani e, pur nelle loro misere capanne, i custodi eletti di un'eredità gloriosa e glorificante. 


Si direbbe quasi che  Menego Picolo voglia per rassicurare noi e se stesso che ci sono veramente, perché questo mondo non sfugga alla nostra attenzione, e per renderlo, se possibile, più ampio in latitudine e longitudine, e rendere la laguna più vasta, e perciò più ricca di pesce.

 Questa laguna, la pesca, era d'altra parte la vita stessa del paese.


 Una vita durissima, la pesca che impedisce di morire di fame e gli strumenti di essa sono sempre presenti, e trapassano nel linguaggio sotto forma di modi di dire ed espressioni metaforiche:

Al Cason,  al pulindron , la mota, le cane, pegia ; 

i pesci con la loro qualità più o meno pregiata rappresentano i ceti sociali, da bransini a cepe , dall'alto verso il basso. 

Tutte espressioni che si possono intendere ma non tradurre, perché traducendole si distruggono, aderenti come sono alla sostanza isolana.


La elementare durezza di questa vita di mare e di laguna spiega i desideri sognati dai casoneri:

 lo sta de bando , il contare denaro - è segno quanto mai rivelatore - e nelle pochissime feste, religiose o meno, si tramutano sempre in tumultuose  sagre popolari.


E la sfilata continua: la storia passa davanti ai nostri occhi con il più immediato e palpabile simbolo del potere, il denaro: marculini, fliche, fiurini. 

con le sue parole assistiamo al documentario della flora e fauna, e  scopriamo che nelle lagune di Domenico Marchesini crescono soltanto erbe utilitarie, buone soltanto per farne fascine e scope, che il cielo è popolato soprattutto da volatili commestibili  e di quelli che commestibili non sono-  il corcal - fungono da sinonimo per "stupido" o peggio . 


Ci sono si a nostro conforto le ordole a canta più liegre, e le silise che fanno il nido.

A Grado anticamente si conviveva con i morti.


Il cimitero era situato accanto alla "Ciesa granda" sino alla Canonica, era di forma triangolare e in uso sino al 1906, chiamato 20Era simile, nella forma, alla vela triangolare "Pulindron" situata sul "spontier" del trabacolo


La tavola su cui si mangiava ogni giorno poteva divenire, per necessità, cassa da morto per qualche familiare.


Si può capire così lo stato di catatonica superstione in cui vivessero i nostri antenati e il prendere corpo nell' immaginario collettivo di esseri terrificanti con poteri soprannaturali che impaurivano con il loro apparire improvviso quando l'oscurità era più intensa o magari accompagnata da una leggera nebbiolina.


Ovviamente erano tutte mutazioni del Diavolo che con le sue arti tentava il credente per portarlo alla perdizione.


Domenico Marchesini-"Menego Picolo"- intriso di grande religiosità, cultore dei riti e delle costumanze gradesi che nel riconoscere la presenza del maligno riaffermavano e rafforzavano la fede del popolo- descrisse così quelle che sono le più note tra le streghe. Le Varvuole:

"Ze strighe de spirito maligno destinae de 'ndà vagabondando pe'l mondo"


Gli adulti per calmare i piccoli più vivaci le usavano come deterrente per calmarli e non farli allontanare troppo da casa.


Ovviamente il rimedio contro tutte le immagini diaboliche era la devozione, il buon comportamento e la preghiera, guai a mancare una messa della domenica.


Proprio come oggi!

IMMAGINE DI DINO FACCHINETTI.


 


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